
Nel 2025 il PIL dell’Italia si avvia verso una crescita dello 0,7%, superiore a quella di Francia e Germania, sostenuta dai consumi e dalla stabilità del mercato del lavoro. Il PNRR guiderà gli investimenti, mentre la finanza pubblica dovrà garantire disciplina fiscale. Tuttavia, rischi geopolitici, inflazione e tensioni commerciali restano elementi chiave da monitorare. Ad evidenziare i buoni segnali lanciati dall’economia del Bel Paese è Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING, in occasione della presentazione dell’Outlook per l’Italia nel 2025 tenutasi oggi a Milano.
La ripresa dell’Italia
In particolare, dopo un biennio caratterizzato da incertezze economiche e geopolitiche, l’Italia si avvia verso una ripresa graduale nel 2025: il PIL italiano, dopo una crescita dello 0,8% nel 2023, è previsto in aumento dello 0,5% nel 2024 e dello 0,7% nel 2025. “Dopo un rapido rimbalzo nel periodo post-Covid, l’economia italiana si sta sincronizzando nuovamente con la media dell’eurozona. Il 2024 si chiuderà probabilmente all’insegna della stagnazione e il 2025 inizierà con una crescita molto debole. Ci aspettiamo una ripresa graduale nella seconda parte dell’anno, verosimilmente grazie ai consumi”, ha sottolineato l’esperto di ING.
La spinta di servizi e consumi
Secondo Pizzoli, il peso della crescita graverà in gran misura sulle spalle dei servizi, trainati molto anche dal turismo, e dal lato della domanda, i consumi sono destinati a essere uno dei principali motori della crescita economica nel 2025: “Nonostante la pressione esercitata dall’inflazione negli ultimi anni, la tenuta del mercato del lavoro e il graduale aumento dei salari reali dovrebbero favorire un progressivo recupero del potere d’acquisto. Un’ulteriore riduzione del tasso di risparmio verso i livelli pre-covid creerebbe spazio per la spesa dellenfamiglie. Il settore dei servizi, in particolare il turismo, potrebbe beneficiare di questa dinamica, contribuendo alla crescita complessiva. Sul fronte degli investimenti è invece in atto una fase di trasformazione, dove il ruolo del PNRR sarà cruciale nel favorire nuovi investimenti infrastrutturali e tecnologici”.
La debolezza di Francia e Germania
Il saldo delle partite correnti è tornato in attivo, grazie al deciso miglioramento del saldo dei beni. Le esportazioni italiane hanno mostrato un andamento relativamente solido, sostenuto dalla specializzazione settoriale e dalla presenza di filiere produttive più corte e alla capacità di diversificazione. Permangono però dei rischi significativi. “Oltre alle tensioni geopolitiche, la relativa debolezza dell’economia in mercati chiave come Francia e Germania e l’eventualità di nuovi dazi dagli Stati Uniti rappresentano minacce concrete per il commercio estero. L’Italia vanta un avanzo commerciale molto rilevante nei confronti degli Stati Uniti, e questo la espone a un rischio significativo di subire misure protezionistiche. Nel medio termine, la capacità delle imprese italiane di migliorare la propria competitività e di espandere i mercati di sbocco sarà determinante per sostenere la crescita”, ha precisato Pizzoli.
Il ruolo della finanza pubblica
In Italia, la manovra approvata dal Governo per il 2025 prevede misure per 28 miliardi di euro, con un focus sulla riduzione del cuneo fiscale e sul sostegno ai redditi più bassi. La disciplina fiscale rimane un punto chiave per la sostenibilità del debito pubblico, con un obiettivo di riduzione del rapporto debito/PIL di almeno l’1% annuo nel periodo di aggiustamento. “Per il momento la finanza pubblica poco può fare direttamente per stimolare la crescita visto il percorso di consolidamento intrapreso. Tuttavia, un percorso di aggiustamento credibile porta con sé maggior fiducia dei mercati e uno spread sotto controllo, elementi che comunque possono indirettamente aiutare la crescita”, ha evidenziato Pizzoli.
Insomma, il quadro economico per il nostro Paese nel 2025 indica una ripresa moderata nella seconda parte dell’anno. Tuttavia, permangono elementi di incertezza, tra cui i rischi legati alla domanda estera, alle tensioni geopolitiche e all’evoluzione della politica monetaria. Un’attenta gestione della politica fiscale e dei fondi del PNRR saranno quindi fondamentali per garantire una crescita sostenibile nel medio e lungo termine.