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Istat, prezzi al palo. E’ allarme deflazione

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NEW YORK (WSI) – I prezzi in Italia continuano a non crescere e l’inflazione fa registrare la terza frenata consecutiva. Un dato che ormai sappiamo non essere positivo, in quanto indica una pericolosa debolezza della domanda di beni e servizi. E così, secondo i dati dell’Istat, già dieci grandi città italiane si trovano in deflazione, tra esse Roma, Torino, Firenze, Bari.

A livello numerico il dato per luglio parla di inflazione allo 0,1% , dallo 0,3% di giugno, scendendo così al livello più basso dall’agosto del 2009. Lo rileva l’Istat, confermando le stime. Si tratta della terza frenata consecutiva. Su base mensile i prezzi al consumo diminuiscono dello 0,1%. Il tasso è quindi ai minimi da cinque anni, o meglio dall’estate del 2009, quando a luglio l’indice precipitò, con l’inflazione azzerata, mentre agosto vide l’asticella risollevarsi appena di un decimo (+0,1%).

Dalle serie storiche dell’Istat emerge inoltre che l’inflazione annua viaggia sotto la soglia dell’1% da quasi un anno, precisamente da 11 mesi: da settembre 2013 a luglio 2014. Una sequenza così lunga di ‘zero virgola’ non si verificava dal 1958-1959, più di mezzo secolo fa. Allora la striscia di ‘bassa inflazione’, che precipitò anche in deflazione, durò proprio 11 mesi. Per ora quindi si tratta di un pareggio, ma agosto potrebbe decretare il superamento.

Insorgono le associazioni dei consumatori che parlano di grido di allarme delle famiglie che non riescono più a fare acquisti e quindi a creare domanda. ”Siamo in pieno allarme deflazione – denuncia il Codacons -, e l’economia italiana sta rischiando un vero e proprio infarto. Il tasso di crescita dei prezzi oramai azzerato sotto lo zero in alcune città è lo specchio dello stato disastroso in cui versano le famiglie: il potere d’acquisto è in picchiata libera, l’occupazione ancora a livelli altissimi, la poverà relativa in continuo aumento specie nel sud Italia. Tutti fattori che impediscono ai cittadini di comprare e creano un crollo della domandà’.

All’attacco anche Federconsumatori e Adusbef, secondo le quali ”i dati diffusi oggi dall’Istat sulla contrazione della spesa delle famiglie nel 2013 non fanno altro che confermare una situazione gravissima, che denunciamo da tempo. Una fortissima contrazione dei consumi dovuti ad un potere di acquisto delle famiglie ridotto ai minimi termini e una situazione occupazionale gravissimà’. Preoccupazione anche dai produttori.

Per la Coldiretti, è la frutta fresca a far segnare il maggior crollo dei prezzi con un calo del 10,1% che spinge l’intero settore alimentare verso la deflazione con una riduzione dello 0,6% rispetto allo scorso anno. ”Il calo dei prezzi degli alimentari – sottolinea la Coldiretti – è il risultato di una spirale recessiva tra deflazione e consumi che ha costretto due famiglie su tre (65%) a tagliare la qualità o la quantità di almeno uno dei generi alimentari acquistati e sale al 14,4% la quota di famiglie che sceglie l’hard discount per l’acquisto di generi alimentari. Pur di non acquistare più di otto italiani su dieci (81%) sono arrivati – precisa la Coldiretti – a non buttare il cibo scaduto ma a mangiarlo, con una percentuale che è aumentata del 18% dall’inizio del 2014, secondo l’ultimo rapporto di Waste watcher knowledge for Expò’.