Editoriali

Il bel Paese, l’editoriale del magazine di luglio

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Vi siete mai chiesti perché l’Italia sia stata sempre definita «Il Bel Paese»? In realtà questo appellativo deriva dall’omonimo titolo di un libro scritto nel 1876 dall’abate Antonio Stoppani, studioso, naturalista, geologo e uomo di religione.

L’Italia di allora era poco nota a sé stessa, poco nota agli stessi italiani. L’unità della nazione era stata dichiarata solo quindici anni prima, ma una dichiarazione non poteva bastare perché una reale unione fosse davvero realizzata.

Così il libro di Stoppani si trasformò in una sorta di mastice che mise assieme tasselli ancora lontani tra loro: territori a vocazione diversa, con caratteristiche differenti, dialetti incomprensibili e distanti. Il minimo comune denominatore di tutto aveva un nome, “Italia”, e un attributo, “bella”.

Stoppani per raccontarla, creò un uditorio fatto di bambini. Ogni giovedì sera si immaginava seduto davanti al fuoco a raccontare ai propri nipotini – tra quelli c’era anche Maria Montessori – ciò che aveva visto attraversando il Paese: un Paese fantastico, un territorio unito a prescindere dalla politica, dai comuni, dai campanili, dai dialetti.

Anche allora, come oggi, l’Italia era un Bel Paese, ed era necessario che qualcuno lo raccontasse agli italiani perché ne fossero consapevoli.
E oggi? E se noi, a distanza di tanti anni, avessimo perso la capacità di guardare con gli occhi «giusti» il mondo che ci circonda, questa splendida terra in cui abbiamo avuto la fortuna
di nascere? Abbiamo bisogno che un altro Stoppani ce lo racconti di nuovo?

Oggi è giunto il momento di riscoprirla, oggi è il tempo in cui ognuno di noi si riappropri di consapevolezze che abbiamo smarrito nel tempo…

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