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Giustizia, ultimatum di un mese dell’Ue alla Polonia

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L’Unione Europea rischia di spaccarsi su un procedimento legislativo di riforma della Giustizia di uno dei suoi stati membri. La Polonia è accusata di deriva autoritaria e di violazione delle leggi anti discriminatorie europee. Le leggi contro l’indipendenza della magistratura messe a punto nel paese rischiano di creare un pericoloso precedente nel blocco dell’Europa unita.

Le tensioni diplomatiche si sono intensificate dopo che il vice presidente della Commissione Ue, l’organo esecutivo europeo, Frans Timmermans, ha annunciato che l’UE avvierà una procedura di infrazione contro la Polonia, dando al governo di Varsavia un mese per rivedere la riforma del sistema giudiziario polacco approvata di recente,.

Raccogliendo in parte l’appello della società civile, il presidente della Polonia Andrzej Duda ha posto il suo veto sue due delle quattro riforme controverse del sistema di Giustizia del paese, rifiutandosi di firmarle nonostante l’approvazione del Parlamento in data 22 luglio.

Al centro delle proteste delle autorità Ue c’è in particolare una legge con la quale vengono introdotte età pensionabili diverse per i giudici a seconda del loro genere sessuale. Secondo la Commissione la norma legislativa viola le leggi europee contro le discriminazioni.

Riforma giustizia in Polonia, ultimatum Ue: inaccettabile

I giudici donna andranno in pensione a 60 anni mentre gli uomini a 65. Timmermans ha dato al governo polacco tempo un mese per modificare il testo di legge. Se così non fosse potrebbe decidere di inasprire la procedura di infrazione.

Se vengono dimostrate gravi violazioni dei valori fondanti dell’Europa Unita, l’Ue in teoria può procedere alla sospensione di alcuni dei diritti dello Stato membro ritenuto colpevole, come stabilisce l’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea. La punizione più severa in questo caso sarebbe lo stop al diritto di voto dello Stato in seno al Consiglio europeo, l’altro organo legislativo europeo insieme all’Europarlamento.

L’approvazione delle misure rimanenti, giudicate intolleranti dalla Commissione, metterebbe a repentaglio l’indipendenza dei giudici polacchi e questo andrebbe contro le normative europee vigenti. Con la riforma della Giustizia appena varata il Guardasigilli polacco è diventato l’unico responsabile per la nomina dei presidenti dei tribunali regionali e delle corti d’appello.

Tollerare una simile deriva autoritaria da parte del governo nazionalista di destra in Polonia è un rischio che l’Ue non è disposta in nessun modo a correre. Quando sembrava che tutte e quattro le leggi proposte potessero essere firmate, le autorità europee avevano anche ventilato la minaccia delle sanzioni. Perché tali sanzioni punitive vengano adottate, tuttavia, serve l’approvazione unanime di tutti gli Stati membri, che è molto difficile da ottenere.