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Gestione del patrimonio: i vantaggi di una visione unitaria

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a cura di Aipb

Possedere un ricco patrimonio finanziario è una condizione invidiabile ma gestirlo non è semplice. Distribuirlo tra più istituti bancari risponde al requisito della diversificazione dei rischi ma rende difficile averne una visione complessiva e può essere fiscalmente poco efficiente. Lo dimostra il caso analizzato per Wall Street Italia da Andrea Lippi, docente di economia degli intermediari finanziari all’università Cattolica.

Nella simulazione dell’Aipb una coppia di coniugi abita in una villa immersa nel verde di un grande giardino nell’hinterland milanese. Antonietta ha sessantacinque anni, è in pensione e percepisce un vitalizio di 1.200 euro al mese. Giambattista ha sessantasette anni, è un ex dirigente di una nota industria petrolifera e percepisce una pensione di 6.500 euro al mese. I coniugi hanno un figlio, Michelangelo, ricercatore universitario, autonomo da anni e sempre all’estero. Le spese vive per la gestione della dimora sono quantificabili in circa 3.000 euro al mese. I due non possiedono altri immobili.

Patrimonio finanziario frammentato

Il patrimonio finanziario dei due coniugi è affidato a tre diversi istituti di credito.

Nella banca α ci sono: obbligazioni non quotate dello stesso istituto α, con valore nominale (vn) di 200.000 euro e tasso di rendimento del 3% annuo; un conto deposito da 500.000 euro; azioni della società zz Italia per un controvalore di 50.000 euro con una plusvalenza di 5.000 euro; azioni della società assicurativa xy per un controvalore di 60.000 euro e in plusvalenza di 2.500 euro; il conto corrente mostra una giacenza di 20.000 euro.

Nella nanca β i coniugi hanno un conto deposito da 525.000 euro; una Sicav obbligazionaria area euro del controvalore di 27.000 euro a fronte di 30.000 euro investiti e un conto corrente con giacenza di 30.000 euro.

Infine nella banca γ il conto corrente ha una giacenza di 120.000 euro per la recente scadenza di un pronti contro termine; sono presenti una Sicav bilanciata internazionale del controvalore di 50.000 euro a fronte di 45.000 euro investiti e una Sicav obbligazionaria internazionale del controvalore 140.000 euro su 135.000 euro investiti.

I coniugi giustificano la frammentazione del patrimonio finanziario su più istituti con la volontà di diversificare il rischio e col fatto che, al momento dell’apertura, i conti deposito offrivano condizioni interessanti. Il loro obiettivo primario è quello di non pesare in alcun modo sul figlio e, per la costruzione di un piano personalizzato, decidono di affidarsi al banker della banca γ.

Per quanto riguarda l’analisi dello stock patrimoniale, ai valori depositati nei tre diversi istituti si aggiunge una stima del valore della casa di proprietà pari a 2 milioni di euro. Il totale dello stock di patrimonio della coppia ammonta quindi, complessivamente, a 3.752.000 euro.

L’analisi per flussi

Per ciò che concerne invece l’analisi dei flussi annui è emerso che le offerte promozionali che hanno spinto i coniugi all’apertura dei conti deposito sono scadute. Le remunerazioni che ne ottengono sono quindi troppo esigue e pari all’1% dalla banca α e all’1,25% per la banca β per un flusso annuale pari rispettivamente a 5.000 e 6.250 euro. Il risparmio annuo della coppia ammonta a circa 27.350 euro (entrate-uscite). Rapportato a un patrimonio in stock di 1.752.000 euro (escludendo la casa di proprietà in quanto bene d’uso) si attesta a circa l’1,56% all’anno: un valore piuttosto esiguo. Probabilmente la segmentazione del loro portafoglio fra diversi intermediari li ha portati a perdere di vista la sua globalità e soprattutto a smarrire il loro intento primario.

Disporre di una visione globale del portafoglio

Disporre di una visione globale del portafoglio è una priorità e in tale direzione si muove la soluzione prospettata dagli esperti di Aipb. Sono due le opzioni disponibili. La prima prevede il mantenimento dei portafogli presso le tre banche affidando al professionista della Banca γ la supervisione del tutto; la seconda propone l’accentramento dei portafogli presso la banca γ.

La seconda soluzione consentirebbe anche un’ottimizzazione fiscale: si notano infatti investimenti in titoli con plusvalenze e altri, in titoli e in Sicav, in minusvalenza. Liquidare gli investimenti per riprogettare daccapo il portafoglio, mantenendo i dossier titoli presso diversi istituti, non permetterebbe la compensazione tra minusvalenze e plusvalenze, oltre a rendere necessario far emergere prima la minusvalenza e solo dopo la plusvalenza. Accentrando invece l’intero patrimonio presso un solo intermediario l’effetto compensativo sarebbe decisamente più facile e rapido da gestire.

Il secondo aspetto sul quale focalizzare l’attenzione dei coniugi sono le obbligazioni non quotate della Banca α che potrebbero incorrere in problemi di liquidabilità: non esistendo un mercato trasparente, la vendita dipenderebbe dalla volontà e dalle condizioni proposte dall’emittente medesimo. Pertanto, una volta trasferito tutto il patrimonio presso la stessa banca, si potrebbe ragionare su quali asset liquidare e quali tenere.

La strategia consigliata

La strategia consigliata riprogetta l’asset allocation, vendendo dapprima i titoli e le Sicav in minusvalenza. Prima verrebbero liquidate le obbligazioni non quotate incassando un controvalore leggermente inferiore al previsto. Dopo le liquidazioni, il pagamento delle imposte e un bonifico a favore del figlio per il suo compleanno, rimarrebbero circa 1,4 milioni di euro di liquidità oltre alla casa di proprietà. Su quest’ultima si potrebbero fare ragionamenti che al momento sono prematuri e richiederebbero un colloquio con il figlio al fine di comprendere se sia ipotizzabile un suo rientro in Italia, nel qual caso la villa sarebbe la sua residenza.

Al momento la priorità è sistemare la parte finanziaria del patrimonio ma sarebbe comunque opportuno approfondire la conoscenza del figlio Michelangelo per introdurre il tema del passaggio generazionale. Inoltre, l’età dei coniugi non consente più la stipulazione di polizze sanitarie che avrebbero potuto fare comodo per andare incontro al desiderio di non pesare sul figlio.
Si potrebbe quindi sottoscrivere una gestione patrimoniale in fondi/Sicav, profilo prudente, con distribuzione periodica di dividendi/cedole per 500.000 euro, in modo da demandare a un gestore professionista le scelte di allocazione. Inoltre, si potrebbero sottoscrivere due polizze di capitalizzazione, una per ciascun coniuge, con rendimento minimo garantito e possibilità di conversione in rendita vitalizia, con premio unico di 450.000 euro. Rimarrebbero infine i circa 27.000 euro di risparmio annuo coi quali si potrebbe sottoscrivere un piano di accumulo (pac) su un fondo bilanciato prudente, nella consapevolezza di attingervi in caso di necessità ovvero di accantonare un capitale nel tempo.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di giugno del mensile Wall Street Italia