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L’evasometro cambia volto e diventa più mirato. Lo strumento di controllo dei furbetti del fisco, introdotto per la prima volta nel 2029, potrebbe presto cambiare diventando più preciso e raffinato.
A sostenerlo la Guardia di Finanza che ha presentato in Senato l’evasometro 2,0. Non sarà utilizzato su larga scala, ma in modo preciso con l’obiettivo di colpire chi, pur avendo grandi disponibilità economiche, accumula debiti fiscali senza versare quanto dovuto.
Evasometro: che cos’è e come cambierà
Durante l’audizione alla commissione Finanze, il Generale Luigi Vinciguerra ha illustrato la nuova strategia di controllo che si basa su alcune importanti direttrici: analisi automatizzate, incrocio di dati e aggiornamenti mensili permetteranno di concentrare l’azione su soggetti ad alto rischio fiscale.
Introdotto per la prima volta nel 2019, l’evasometro è oggi più preciso grazie all’integrazione tra diverse fonti informative. Il Fisco sarà in grado di valutare meglio quei contribuenti che, pur risultando indebitati con l’Erario, possiedono beni e fondi rilevanti, spesso non dichiarati e situati all’estero.
Chi sono i soggetti sotto controllo del Fisco
Ma chi sono i possibili controllati? Secondo i dati disponibili, gli italiani detengono circa 3,45 milioni di conti correnti presso banche estere, per una giacenza complessiva di quasi 200 miliardi di dollari. Una parte è dichiarata correttamente, da chi lavora all’estero o teme una patrimoniale. Ma una quota significativa è nascosta in giurisdizioni opache come le Isole Cayman o le British Virgin Islands.
Questi capitali, rimanendo fuori dal sistema bancario italiano, non sono disponibili per prestiti o investimenti interni, riducendo la capacità del sistema economico di sostenere imprese e famiglie.
Come funziona il nuovo evasometro
Il nuovo evasometro. secondo quanto illustrato dalle Fiamme Gialle, si basa sullo scambio automatico di informazioni fiscali internazionali (Common Reporting Standard), sull’analisi delle segnalazioni finanziarie degli intermediari e sui dati dell’archivio dei rapporti finanziari.
Questi elementi permetteranno al Fisco di attribuire a ciascun contribuente un punteggio di rischio fiscale, su cui basare controlli selettivi. La Guardia di Finanza ha inoltre richiesto che i dati siano aggiornati ogni mese, così da garantire un monitoraggio continuo e tempestivo.
In parallelo, si torna a parlare di possibili incentivi per favorire il rientro dei capitali detenuti all’estero. Tra le ipotesi, quella di legare i benefici fiscali a investimenti mirati in titoli di Stato italiani o in fondi per lo sviluppo economico. Una strategia che punta non solo a recuperare risorse, ma anche a rafforzare il tessuto produttivo nazionale.