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Fini al centro della politica italiana. Da adesso in poi scricchiola il governo Berlusconi

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Dopo la cacciata di Gianfranco Fini dal Pdl e la nascita del nuovo raggruppamento finiano “Futuro e libertà per l’Italia” (con 33 deputati e una decina di senatori) è l’ora delle accuse tra il presidente della Camera e il premier Silvio Berlusconi. A Palazzo Grazioli in serata nuovo vertice del Pdl.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha incontrato i vertici del Pd, a quanto si apprende, intanto ha messo in evidenza come ritenga doveroso restare estraneo al merito di discussioni e decisioni interne ai partiti. Napolitano ha poi richiamato «la necessità di salvaguardare la continuità della vita istituzionale, nell’interesse generale del paese».

«Berlusconi illiberale, la logica del premier è aziendale e non istituzionale», ha detto in sostanza Fini, ribadendo che non intende lasciare la presidenza della Camera, come chiesto a gran voce dal premier, e chiarendo che al governo darà un appoggio condizionato in base alle scelte.

«Fini e quei deputati che l’hanno seguito, hanno dimostrato di essere lontanissimi dalla nostra cultura liberale (…) hanno iniettato nel nostro movimento il virus della disgregazione», ha detto il presidente del Consiglio in un messaggio ai promotori della libertà.

«Per due anni, mentre il Governo affrontava con successo sfide difficilissime (…) altri all’interno della nostra formazione politica remavano contro», ha continuato Berlusconi. «È accaduto infatti che alcuni eletti dal Popolo della Libertà, sempre sostenuti purtroppo dall’onorevole Fini hanno lavorato in modo sistematico per svuotare, rallentare, bloccare il nostro lavoro. Peggio, hanno offerto una sponda ai nostri nemici: all’opposizione, ai settori politicizzati della magistratura, a certa stampa, ai peggiori giustizialisti, accreditando in questo modo un’immagine falsa e diffamatoria del Popolo della Libertà».

«Abbiamo i numeri per andare avanti, così come abbiamo ben chiaro il programma da completare e,
grazie a questa scelta sofferta ma necessaria, siamo nelle condizioni di governare più sereni e nella chiarezza», ha detto ancora Berlusconi, negando che con l’uscita dei finiani la maggioranza ora sia a rischio. «Grazie a questa scelta sofferta ma necessaria, siamo nelle condizioni di governare più sereni e nella chiarezza. Abbiamo davanti tre anni nei quali, superate le emergenze e accantonate le polemiche inutili, ci dedicheremo con determinazione alle riforme».

Il presidente della Camera dovrebbe dimettersi, ha poi ribadito il presidente del Consiglio, citando l’esempio di Sandro Pertini: «I finiani hanno risposto “Nessun presidente della Camera ha dato mai le
dimissioni”. E anche qui non hanno detto il vero. Nel luglio del 1969, verificatosi una situazione di divisione analoga nel Partito Socialista con la sinistra socialista, il presidente Pertini, che era un grand’uomo e che aveva aderito alla sinistra, ritenne doveroso dimettersi. Spero che Pertini possa insegnare a qualcuno il modo in cui ci si debba comportare».

L’opposizione intanto incalza, parlando di vera e propria crisi di governo e chiedendo tra l’altro al premier di venire in Aula. Il Pdl risponde affermando che la maggioranza è salda, non c’è alcuna crisi né alcun motivo perché Berlusconi debba presentarsi in Parlamento.

Nasce il gruppo di Fini: “Futuro e libertà per l’Italia”. Dopo che ieri i deputati finiani avevano firmato le dimissioni dal gruppo del Pdl della Camera, il gruppo parlamentare dei finiani è nato e si chiama “Futuro e libertà per l’Italia”.

Fini: gruppo di uomini e donne liberi. «Il gruppo che nascerà dai deputati e senatori che hanno lasciato il Pdl – ha detto Fini – è formato di uomini e donne liberi che sosterranno lealmente il governo ogni qual volta saranno prese scelte nel solco del programma elettorale e lo contrasteranno se le scelte saranno ingiustamente lesive dell’interesse generale».

Fini: brutta pagina per la democrazia. «Ieri è stata scritta – ha detto Fini – una brutta pagina per il centrodestra e più in generale per la politica italiana. Ciò tuttavia non ci impedirà di preservare i valori autenticamente liberali e riformisti del Pdl e di continuare a costruire un Futuro di Libertà. Per l’Italia».

«Ovviamente non darò le dimissioni – ha detto Fini- perché a tutti è noto che il presidente deve garantire il rispetto del Regolamento e la imparziale conduzione dell’attività della Camera, non deve certo garantire la sola maggioranza che lo ha eletto. Sostenerlo dimostra una logica aziendale modello amministratoredelegato-consiglio d’amministrazione, che di certo non ha nulla a che vedere con le nostre istituzioni».

«Berlusconi non ha concezione liberale della democrazia». «Quella di Silvio Berlusconi è una concezione non proprio liberale della democrazia e viene dimostrato dall’invito a dimettermi dalla presidenza di Montecitorio perché è venuta meno la fiducia del Pdl – ha affermato ancora Fini -. Ieri sera, in due ore e senza poter esprimere le mie ragioni, sono stato di fatto espulso dal partito che ho contribuito a fondare. Sono stato ritenuto colpevole di stillicidio di distinguo o contrarietà nei confronti del governò, “critica demolitoria alle decisioni del partito”, “attacco sistematico al ruolo e alla figura del premier”. Inoltre avrei “costantemente formulato orientamenti” e persino, pensate che misfatto, “proposte di legge che confliggono col programma elettorale”».

Voto anticipato? Bossi alza il dito medio. L’ipotesi del voto anticipato non viene presa in considerazione dalla Lega: Umberto Bossi, ai cronisti che gli chiedevano se si andrà alle elezioni anticipate dopo un vertice con Berlusconi ha risposto soltanto mostrando il dito medio.

«È sempre difficile dire quanto possa durare la respirazione artificiale ma il governo non c’è più. Le cose dette fin qui dalla maggioranza, nelle sue varie anime, dimostrano che bisogna guardare la realtà. Non si può sperare di galleggiare con falle così evidenti nella barca», ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani che rilancia «una fase di transizione per poi andare al voto in una logica bipolare».

«Ora Berlusconi e Fini dicano agli italiani che hanno sbagliato», ha affermato in una conferenza stampa alla Camera Pier Ferdinando Casini, che ricorda come a suo tempo bocciò la nascita del Pdl. Casini ha espresso «preoccupazione per uno scontro istituzionale che non ha precedenti nella storia della Repubblica, visto che non si è mai visto che un presidente del Consiglio chiedesse le dimissioni del Presidente della Camera; e questo non va minimizzato». A suo giudizio la crisi «va ricondotta in parlamento», con il premier Berlusconi che dovrebbe «venire a riferire» alle Camere.

Mura (Idv): da ieri il premier guida governo balneare agonizzante. Da ieri Silvio Berlusconi è alla guida di un governo balneare che al ritorno dalle vacanze estive e alla ripresa dei lavori parlamentari finirà di agonizzare – dice Silvana Mura deputata di Idv – Questa è la realtà evidente a tutti e che il premier avrebbe il dovere di venire a formalizzare ufficialmente in Parlamento».

***Segui la diretta in basso***

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Il Pdl non c’è più. O almeno, non c’è più per come lo abbiamo conosciuto finora. E’ durato meno di un’ora l’ufficio di presidenza per decidere l’isolamento e, di fatto, l’espulsione dei dissidenti.

Intanto si apprende che il nuovo gruppo parlamentare che sarà lanciato questo pomeriggio da Gianfranco Fini ha già cambiato nome in poche ore: non si chiamerà ‘Nazione e libertà’, ma ‘Azione nazionale’. Ieri qualcuno aveva proposto di chiamarlo ‘Area nazionale’, poi si era deciso di puntare sul riferimento alla Nazione. Infine la decisione definitiva: Azione nazionale. An, insomma.

In ogni caso, la verità si conoscerà alle ore 15, presso l’Hotel Minerva (p.za della Minerva, Roma), quando Fini farà una dichiarazione alla stampa. Lo ha reso noto una nota di Fabrizio Alfano, portavoce del Presidente della Camera.

Le parole pronunciate da Silvio Berlusconi nella serata di ieri non hanno lasciato spazio a equivoci: “Facciano pure i gruppi autonomi tanto sono fuori”. Non solo. Dal Cavaliere è arrivato un attacco durissimo alla terza carica dello Stato: “Allo stato viene meno la fiducia nei confronti del ruolo di garanzia del presidente della Camera indicato dalla maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni”. E alla domanda se il cofondatore debba lasciare il suo incarico il capo del governo ha risposto: “Riteniamo che siano i membri del Parlamento a dover assumere un’iniziativa al riguardo”. La replica dell’ex leader di An sul punto è secca: “La presidenza della Camera non è nelle disponibilità del presidente del Consiglio…”

Commentando il testo uscito dall’ufficio di presidenza, nel quale si dice che “le posizioni dell’onorevole Fini sono assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Libertà”, Berlusconi ha ostentato sicurezza: “Non c’è problema per il governo, la maggioranza non è a rischio e i nostri elettori non tollerano più che nei confronti del governo ci sia un atteggiamento di opposizione permanente. Non sono più disposto ad accettare il dissenso, un vero partito nel partito. Vogliono fare il gruppo? Facciano quello che vogliono, tanto sono fuori”.

Per quanto riguarda i ministri vicini al presidente della Camera, il Cavaliere ha detto di “non avere difficoltà a continuare una collaborazione con validi ministri”.

Intanto, sul piano formale, il verdetto dell’Ufficio di Presidenza prevede anche una sanzione diretta contro tre tra i deputati più vicini al Presidente della Camera. Bocchino, Granata e Briguglio sono stati deferiti ai probiviri. Anche se a questo punto pare difficile che il meccanismo innescato non porti ad una scissione che renderebbe di fatto inutile la decisione.

Il documento. Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio saranno deferiti al collegio dei probiviri. Ma è il vero bersaglio del documento è il presidente della Camera. Le sue posizioni sono ritenute “incompatibili con i principi ispiratori del Pdl. E si pone il problema della presidenza della Camera” perché viene meno “anche la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni”.

IL DOCUMENTO DELL’UFFICIO POLITICO PDL

Nel testo uscito da Palazzo Grazioli si fa riferimento alla “volontà degli elettori” e si attacca duramente “l’uso politico della giustizia” e “il ruolo politico assunto da Fini”. Che in sostanza viene accusato di essersi ritagliato un profilo di opposizione all’esecutivo, con uno “stillicidio continuo” e sistematico, attraverso una “critica demolitoria alle decisioni prese dal partito”.

I finiani pronti all’addio. Dopo l’attacco durissimo della maggioranza Pdl i deputati finiani hanno firmato una lettera di dimissioni dal gruppo parlamentare della Camera. Le lettere sono ora nelle mani del presidente che, spiegano alcuni dei firmatari, le userà domani “a seconda di quello che accadrà”. Sarebbero almeno 34 i componenti di un nuovo gruppo a Montecitorio. Per quanto riguarda la possibilità di formare un gruppo di finiani anche a Palazzo Madama sarebbero pronti ad entrare nelle ‘file’ di Fini anche i senatori Adriana Poli Bortone e Giovanni Pistorio.

I numeri in Parlamento. Attualmente la maggioranza di governo nei due rami del Parlamento è di 342 deputati e 174 senatori, a fronte di una maggioranza necessaria, rispettivamente, di 316 a Montecitorio e 162 a Palazzo Madama. A Montecitorio basterebbero quindi 27 voti in meno per portare il Governo a 315, sotto la soglia minima di sopravvivenza. E stando ai numeri di queste ore potrebbero essere addirittura 34 i deputati finiani a sfilarsi. A Palazzo Madama, invece, per perdere la maggioranza degli aventi diritto, dovrebbero essere 16 i senatori ad abbandonare il Pdl.

Le reazioni. A ufficio politico del Pdl concluso, Bersani ha detto che è “un singolare tribunale che processa gli innocenti”. Bersani ha salutato i deputati del Pd alla Camera, prima della pausa estiva, brindando: “A un nuovo governo”. Poi ha chiesto al Cavaliere di andare in Parlamento, “perché questa è una vera crisi”. Domani mattina alle 9 assemblea del Pd per discutere della situazione.

Sul webmagazine di Farefuturo si parla di “Operazione Baygon”, vale a dire di “disinfestazione del pluralismo, il Pdl sta adottando metodi, linguaggi e liturgie che tradiscono l’essenza stessa del suo progetto. Quel progetto che doveva regalare all’Italia il tanto atteso partito liberale di massa, maggioritario e plurale. Ma a furia di disinfestare, si rischia l’avvelenamento”.

La giornata. Le ore della resa dei conti nella maggioranza si era aperta con il rifiuto dell’ultima mediazione. “L’offerta di tregua di Gianfranco Fini è arrivata troppo tardi, fuori tempo massimo”. Così, nel vertice notturno di palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi e gli altri partecipanti alla riunione (compreso Giuliano Ferrara) avevano declinato l’invito del Presidente della Camera a “resettare tutto senza risentimenti”.

La stesura del documento. Tutta la giornata si era consumata nell’attesa dell’ufficio di presidenza. E sulla formula dell’eventuale “scomunica” a Gianfranco Fini e ai finiani. Non “più politicamente vicini al partito”, questo il passaggio chiave al centro del documento alla cui stesura aevav lavorato per tutto il pomeriggio lo stato maggiore del Pdl, riunitosi a Palazzo Grazioli.

Le mosse dei finiani. Mentre diventava chiaro che le due anime del Pdl erano sempre più lontane anche i finiani si mettevano in moto. Già dalla mattina si intensificavano i contatti tra il Presidente della Camera e i suoi fedelissimi. Già il tam tam del pomeriggio parlava di 34 deputati vicini all’ex An pronti a firmare la richiesta di costituzione di un nuovo gruppo parlamentare alla Camera.

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La resa dei conti nel Pdl ha avuto il momento clou nel vertice di stasera a Palazzo Grazioli. L’ufficio di presidenza del Pdl ha infatti votato il documento in cui sono contenute accuse sull’atteggiamento tenuto dal presidente della Camera, Gianfranco FIni, e il deferimento ai probiviri di tre deputati: Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Fabio Granata. A votare contro il documento sono stati Andrea Ronchi, Adolfo Urso e Pasquale Viepsoli, i tre componenti dell’ufficio di presidenza vicini a Fini. Nel documento si dice che «viene meno anche la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di presidente della Camera».

«I coordinatori hanno svolto una relazione – ha detto il premier – e hanno deciso di deferire ai probiviri gli onorevoli Briguglio, Granata e Bocchino, con la condivisione dell’ufficio di presidenza».

I deputati finiani hanno firmato una lettera di dimissioni dal gruppo parlamentare del Pdl della Camera. Queste lettere sono ora nelle mani del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che, spiegano alcuni dei firmatari, le userà domani «a seconda di quello che accadrà». Per quanto riguarda la possibilità di formare un gruppo di finiani a Palazzo Madama, sarebbero pronti ad entrare nelle “file” di Fini anche i senatori Adriana Poli Bortone e Giovanni Pistorio. Alla Camera invece nessun problema: il gruppo sarebbe formato da «almeno 34 persone». L’orientamento prevalente dei finiani, riuniti dal presidente della Camera per valutare il documento del Pdl, è la costituzione di gruppi autonomi.

Fini: non mi dimetto. «La presidenza della Camera non è nella disponibilità del presidente del Consiglio, io non mi dimetto»: così Gianfranco Fini, parlando con i suoi, ha commentato le pressioni che vengono dal Pdl e dal premier per sue dimissioni. Ai cronisti che lo incalzavano, però, Fini non ha rilasciato dichiarazioni, neanche quando ha lasciato Montecitorio. Il presidente della Camera terrà venerdì una conferenza stampa in un orario da definirsi.

«Questa è una crisi. Berlusconi venga in Parlamento» ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.

Berlusconi: nessun rischio per il governo. «Riteniamo che non ci sia nessun rischio per il governo. Abbiamo la maggioranza nel paese e il presidente del Consiglio gode di un consenso di oltre il 63%» ha detto il premier rispondendo a chi gli chiedeva che l’eventuale nascita di gruppi finiani metta a rischio la tenuta del governo. «C’è stata un’altalena di numeri, ma non si poteva più restare in questa situazione» dice Berlusconi rispondendo ai giornalisti che gli chiedono indicazioni sul numero dei parlamentari finiani.

«Litigi erano un prezzo troppo alto». «Abbiamo tutti ritenuto che il Pdl non potesse pagare il prezzo troppo alto di mostrarsi un partito diviso – ha detto il premier – I tifosi si distaccano da una squadra se la vedono litigiosa, tanto più se i litigi avvengono in campo aperto.Trentatré su trentasei membri dell’ufficio di presidenza hanno ritenuto che non si potesse più continuare in questa situazione».

«Ministri finiani? Nessun problema a collaborare con ministri validi». «Questa decisione sarà assunta nella sede del governo ma per quanto mi riguarda non ho nessuna difficoltà a continuare una collaborazione con validi ministri» dice Berlusconi, a chi gli chiede se dopo la rottura con Fini dovranno lasciare l’esecutivo i componenti vicini al presidente della Camera.

Nella bozza del documento si legge che l’Ufficio di presidenza del Pdl, a fronte dei «comportamenti incompatibili» di Fini con i principi ispiratori del Pdl, con gli impegni assunti con gli elettori e con l’attività politica del Popolo della libertà…» sostiene che «di conseguenza viene meno anche la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni».

«Il presidente del Consiglio non dispone della presidenza della Camera – dice Dario Franceschini, presidente dei deputati Pd – come fosse una sua proprietà. Un’altra volta si tratta di rispettare la Costituzione: noi non abbiamo votato Fini ma dal momento in cui è stato eletto è il presidente di tutta la Camera, anche dell’opposizione».

«L’atteggiamento di opposizione sistematica al nostro partito – si legge nel documento del Pdl – e nei confronti del governo che nulla ha a che vedere con un dissenso che legittimamente può essere esercitato all’interno del partito, ha già creato gravi conseguenze sull’orientamento dell’opinione pubblica e soprattutto dei nostri elettori, sempre più sconcertati per un atteggiamento che mina alla base gli sforzi positivi messi in atto per amalgamare le diverse tradizioni politiche che si riconoscono nel Pdl e per costruire un nuovo movimento politico unitario di tutti coloro che non si riconoscono in questa sinistra».

Fuori chi da dentro gioca al massacro. «La condivisione di principi comuni – prosegue il documento – e il vincolo di solidarietà con i propri compagni di partito sono fondamenti imprescindibili dell’appartenenza a una forza politica. Partecipare attivamente e pubblicamente a quel gioco al massacro che vorrebbe consegnare alle Procure della Repubblica, agli organi di stampa e ai nostri avversari politici i tempi, i modi e perfino i contenuti della definizione degli organigrammi di partito e la composizione degli organi istituzionali, è incompatibile con la storia dei moderati e dei liberali italiani che si riconoscono nel Popolo della libertà. Si milita nello stesso partito quando si avverte il vincolo della comune appartenenza e della solidarietà fra i consociati. Si sta nel Popolo della libertà quando ci si riconosce nei principi del popolarismo europeo che al primo posto mettono la persona e la sua dignità. Assecondare qualsiasi tentativo di uso politico della giustizia; porre in contraddizione la legalità e il garantismo; mostrarsi esitanti nel respingere i teoremi che vorrebbero fondare la storia degli ultimi sedici anni su un “patto criminale” con quella mafia che mai come in questi due anni è stata contrastata con tanta durezza e con tanta efficacia, significherebbe contraddire la nostra storia e la nostra identità».

Fini super partes solo quando ha negato l’appoggio ai candidati Pdl. «Le cronache giornalistiche degli ultimi mesi – recita il documento approvato – testimoniano meglio di ogni esempio la distanza crescente tra le posizioni del Pdl, quelle dell’on. Fini e dei suoi sostenitori, sebbene tra questi non siano mancati coloro che hanno seriamente lavorato per riportare il tutto nell’alveo di una corretta e fisiologica dialettica politica. Tutto ciò è tanto più grave considerando il ruolo istituzionale ricoperto dall’on. Fini: un ruolo che è sempre stato ispirato nella storia della nostra Repubblica ad equilibrio e moderazione nei pronunciamenti di carattere politico, pur senza rinunciare alla propria appartenenza politica. Mai prima d’ora è avvenuto che il presidente della Camera assumesse un ruolo politico così pronunciato perfino nella polemica di partito e nell’attualità contingente, rinunciando ad un tempo alla propria imparzialità istituzionale e ad un minimo di ragionevoli rapporti di solidarietà con il proprio partito e con la maggioranza che lo ha designato alla carica che ricopre. L’unico breve periodo in cui Fini ha “rivendicato” nei fatti un ruolo superpartes è stato durante la campagna elettorale per le regionali al fine di giustificare l’assenza di un suo sostegno ai candidati del Pdl».

«Sta arrivando una perturbazione…» aveva detto in giornata il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa.

«Gli elettori del Pdl, e non solo loro, sono in assoluta sintonia con Silvio Berlusconi. Il tempo per ricomporre le questioni interne è ormai scaduto», ha aggiunto Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, confermando che ormai il divorzio sembra sempre più inevitabile.

Fini: fedeli al governo anche se ci sarà lo strappo. Lealtà e fedeltà al governo, anche se ci dovessere essere strappi all’interno del Pdl: era stata questa, prima ancora che si conoscesse l’esito del vertice Pdl, la posizione di Gianfranco Fini, raccontata da chi lo aveva incontrato in queste ore. Nessun cambio di linea, avrebbe detto il presidente della Camera ai parlamentari a lui vicini, sottolineando che mai verrà tradito il programma presentato agli elettori. Per Fini se dovesse scattare la “censura politica” nei confronti di alcuni finiani e nascesse un eventuale gruppo parlamentare autonomo questa nuova formazione non farebbe mai venir meno il suo leale sostegno all’esecutivo.

«La separazione – dice Osvaldo Napoli, vice presidente del Pdl alla Camera e fedelissimo di Berlusconi – è la soluzione alta e nobile, la via d’uscita lineare e limpida che consente a tutti una nuova ripartenza, lasciandoci alle spalle un anno di paralisi politica e un fiume di equivoci e malintesi. Sono convinto che sarebbe apprezzata dagli elettori, disgustati dal temuto teatrino della politica che rischia altrimenti di impadronirsi del Pdl».

Ieri il presidente Fini aveva lanciato a Berlusconi un inaspettato ramoscello d’ulivo, auspicando di poter confermare insieme al Cavaliere l’impegno con gli elettori, senza inutili «mattanze. Qui sto e qui resto», ha detto l’ex leader di An, parlando del Pdl.

Ma Berlusconi ormai è pronto al divorzio. Dal vertice del Pdl convocato ieri nella tarda serata dal premier e terminato a notte fonda era già arrivata la conferma della volontà del Cavaliere di tirare dritto, ritenendo tardivo, fuori tempo massimo, il riposizionamento del cofondatore. Da qui il documento di censura che sarà discusso stasera alle 19 nel corso di una riunione dell’ufficio politico. Fra le ipotesi quella dell’espulsione dei finiani Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata.

Un codice etico per il Pdl. Nell’intervista al Foglio di oggi in cui Fini ha teso la mano al premier, c’è anche una parte in cui il presidente della Camera rilancia il tema della questione morale. «Penso che dovremmo discutere seriamente un codice etico – ha spiegato Fini – riflettere su quanto detto dal presidente della Corte dei conti, del disegno di legge contro la corruzione, e penso che tutto ciò sia nell’interesse comune di un’impresa comune, quindi anche nell’interesse di Berlusconi».

Stamani un nutrito drappello di deputati finiani si è incontrato con il vice capogruppo Italo Bocchino. Poi il presidente della Camera ha riunito nel suo ufficio alcuni fedelissimi come lo stesso Bocchino e Silvano Moffa. «Il clima è di sconcerto – ha detto Angela Napoli al termine della riunione – perché è incredibile che si pensi ad espellere persone come Granata, Briguglio, lo stesso Bocchino, se non addirittura Fini. Staremo a vedere quello che deciderà l’ufficio di presidenza. Comunque, i numeri della minoranza interna son ben superiori a quello che pensa Silvio Berlusconi», ha concluso.

Alla Camera gruppo autonomo con 30 deputati. Nel caso in cui l’ufficio di presidenza dovesse procedere all’espulsione di alcuni deputati vicini a Fini, la componente finiana ha già pronta la soluzione: costituire gruppi autonomi alla Camera e al Senato. A Montecitorio sarebbero una trentina i deputati pronti a rimanere con Fini anche in caso di rottura definitiva. La macchina organizzativa dei finiani è già in azione anche a palazzo Madama. «Per la cronaca, i finiani al Senato, almeno sulla carta, sono 14. Ma non tutti evidentemente sono pronti a lasciare il partito», ha detto il senatore Andrea Augello, sottosegretario alla Funzione pubblica. «È evidente che né‚ io né‚ Fini abbiamo in programma di lasciare il partito. Stiamo a vedere che cosa decide stasera il vertice del Pdl. Domani è il giorno giusto per commentare».

«Io continuo a sperare che nelle prossime ore avvenga il miracolo. La situazione è molto critica, mi auguro che in queste ore che ci dividono dall’ufficio di presidenza avvenga qualcosa in grado di sbloccare la situazione» aveva detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

«Noi siamo pronti a tutto, ma la palla sta nel senso di responsabilità del governo». Pier Luigi Bersani ribadisce la sua opinione sulla situazione nel Pdl e sul futuro del governo: «C’è una prova di forza, mi auguro che la maggioranza voglia ragionare su una fase nuova», spiega il segretario del Pd ai cronisti in Transatlantico. A chi gli ha chiesto dell’ipotesi di elezioni anticipate, Bersani ha risposto: «Non è un cosa nelle nostre disponibilità o nelle nostre intenzioni, la maggioranza è di fronte a un percorso nuovo, cosa fanno: galleggiano? Fanno uno strappo?». Su un Pd che vota con “finiani”, Bersani dice: «Se si parla di ristabilire la democrazia, di legalità, di temi fondanti, non abbiamo pregiudiziali».

«Si arrangeranno loro. Io c’ho già le beghe mie»: ha risposto Umberto Bossi, a chi gli chiedeva un pronostico sull’evolversi della situazione all’interno del Pdl.

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La diretta (da Repubblica.it)

Fini “Berlusconi illiberale, non lascio.
Contrasteremo scelte ingiuste del governo”
L’ex leader di An parla alla stampa: “Cacciato dal Pdl senza potermi difendendere, ma non mi dimetto da Montecitorio. Lui ha logica aziendale, ma io non sono un ad”. Poi annuncia appoggio “condizionato” all’esecutivo: “Lo sosterremo in base alle scelte. Difenderò legalità, garantismo non è impunità”. Nasce la nuova formazione parlamentare “Futuro e libertà per l’Italia”: dentro 34 deputati e 10 senatori. Elezioni anticipate? Bossi fa il dito medio. Bersani: “Governo non c’è più, noi pronti a transizione”

17:27
Maroni: “Il governo non cambia” 58 –
“Il Governo rimane così com’è”. Così il ministro dell’Interno Roberto Maroni

17:22
Pdl, stasera nuovo vertice con Berlusconi a Palazzo Grazioli 57 –
Nuovo vertice questa sera a palazzo Grazioli. Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha infatti convocato verso le 19 lo stato maggiore del Pdl per discutere della situazione politica alla luce della costituzione del gruppo parlamentare ‘Futuro e Libertà’ di Gianfranco Fini. E’ quanto si apprende in ambienti di maggioranza.

17:00
Bonelli: “Subito riunione di tutte le forze d’opposizione” 56 –
“Tutte le opposizioni costruiscano immediatamente un’alternativa di programma e di progetto di governo che possa chiudere definitivamente l’era del berlusconismo. Di fronte alla fortissima crisi della maggioranza che sostiene il governo Berlusconi è necessario che le forze d’opposizione non si facciano trovare impreparate come oggi”. Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che propone “un’immediata riunione delle forze d’opposizione in Parlamento e fuori dal Parlamento”.

16:58
Pdl, Menia: “Processo staliniano di ieri un errore clamoroso” 55 –
“Oggi nascono i nuovi gruppi. E nascono sulla base di quello che e’ successo ieri, un processo staliniano, un decreto ‘bulgaro’ in cui di fatto si è cacciato il cofondatore del Pdl”. ‘Futuro e liberta’ per l’Italià diverrà un partito? Allo stato sono gruppi parlamentari, noi ci siamo dimessi dal gruppo Pdl, non dal partito, e siamo un gruppo di maggioranza”. Lo dice Roberto Menia, sottosegretario all’Ambiente, dopo la conferenza stampa di Gianfranco Fini, commentando quello che torna a bollare, più che come un divorzio tardivo, un “matrimonio affrettato e di convenienza” quello di due anni fa tra An e Fi.

16:53
Pdl, Alemanno: “Sto con Berlusconi” 54 –
“Sono schierato dalla parte di Berlusconi con chiarezza. Mi dispiace profondamente per quello che e’ accaduto, però sto nel Pdl con convinzione”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in visita all’Aquila per partecipare ad un’inziativa per la ricostruzione della città.

16:50
Finocchiario: “Non si può fare finta di niente. E’ crisi istituzionale” 53 –
“Ci troviamo di fronte al fallimento del progetto politico del PDL e di fronte ad una seria crisi istituzionale”, lo dichiara Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd. “Berlusconi ne prenda atto e venga in Parlamento al piu’ presto. Camera e Senato devono poter discutere di quello che sta avvenendo. Non e’ possibile fare finta di niente”.

16:46
Pdl: verso espulsione componenti gruppo autonomo finiani 52 –
I finiani hanno dato le dimissioni dal gruppo ma non dal Pdl. Per questo motivo è in corso una riflessione, da parte dei dirigenti di Via dell’Umiltà, su come comportarsi per sancire concretamente il ‘divorzio’ con gli esponenti vicini al presidente della Camera. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari il collegio dei probiviri, in calendario il 4 agosto, oltre ad occuparsi del deferimento di Bocchino, Granata e Briguglio, dovrebbe aprire un procedimento e decretare l’espulsione di chi ha deciso di costituirsi in un gruppo autonomo. Nel partito c’è chi pensa che, in realtà, l’espulsione è decretata d’ufficio nel momento in cui i deputati finiani hanno dato il via all’iniziativa alla Camera.

16:40
Landolfi: “Anche chi non ha lasciato Pdl è uomo libero” 51 –
Mario Landolfi ha difeso la “libertà” anche dei deputati del Pdl che non sono passati nel nuovo gruppo finiano. “So che veramente coloro che hanno fatto quella scelta sono donne e uomini liberi e so che a loro questa scelta è costata loro molto”, ha detto il deputato citando le parole di Gianfranco Fini. “Allo stesso modo mi piacerebbe che il presidente della Camera riconoscesse che anche chi ha fatto una scelta diversa è e resta un uomo o una donna liberi”, ha aggiunto intervenendo in aula alla Camera.

16:38
Bondi: “Fini prenda atto impossibilità esercitare ruolo garanzia” 50 –
“Questa mattina gli uffici del Presidente della Camera hanno finito per assomigliare alla sede di una corrente politica”. Lo afferma Sandro Bondi in una nota. “Con il tempo anche l’onorevole Fini”, aggiunge Bondi, “non potrà non prendere atto di come sia impossibile, oltre chè inopportuno, esercitare un ruolo di garanzia, come quello attribuito al Presidente della Camera, e nello stesso tempo quello di ispiratore di un gruppo parlamentare”.

16:27
Camera: formalizzato ufficialmente gruppo finiani 49 –
Nasce ufficialmente alla Camera il gruppo dei finiani con il nome di “Futuro e libertà'” per l’italia. Lo ha comunicato all’assemblea il vicepresidente di turno dell’assemblea Maurizio Lupi, leggendo i nomi dei deputati che hanno lasciato il gruppo del Pdl. Lupi ha reso noto che fino alla prima riunione del nuovo gruppo parlamentare per l’elezione del proprio presidente, il gruppo sarà coordinato dal deputato Giorgio Conte.

16:08
Cicchitto: “Rottura per logica politica e non aziendale” 48 –
“Nella conferenza stampa l’On. Fini ha rimosso i mesi di polemica martellante da lui condotta e da alcuni parlamentari a lui legati, che hanno provocato la crisi del Pdl e una situazione di incompatibilità politica. Non per una logica aziendale ma per una logica politica è derivata la rottura e anche l’affermazione contenuta nel documento del Pdl sulla caduta del rapporto di fiducia che ha portato il Pdl ad eleggerlo a Presidente della Camera certamente per divenire espressione delle istituzioni ma nel quadro di un rapporto di solidarietà politica con il centro-destra. Quello che è certo è che c’è stato un netto chiarimento a livello politico e del partito. Ciò pone al PdL l’esigenza di un forte rilancio politico e organizzativo”. Lo afferma Fabrizio Cicchitto, Presidente dei deputati Pdl.

16:05
Giro: “Difficile coabitare ancora con Fini al Governo” 47 –
“Considero difficile la coabitazione con chi definisce illiberale il Presidente del Consiglio e accusa il suo governo di scarso profilo istituzionale. Due accuse molto gravi e prive di fondamento”. Lo afferma il sottosegretario ai Beni e alle attività culturali, Francesco Maria Giro, che aggiunge: “Per poter vivere il governo ha bisogno senz’altro della maggioranza dei voti alla Camera ma questo non significa vendersi a tutti i costi l’anima. Ad un governo debole teleguidato da chi detesta Berlusconi, preferisco un governo forte scelto da un nuovo voto degli italiani che ammirano Berlusconi”.

16:00
Parlamentari finiani in massa a conferenza leader 46 –
I numeri ufficiali dei gruppi parlamentari dei finiani non sono ancor noti, ma intanto i senatori e i deputati che hanno aderito all’iniziativa del Presidente della Camera hanno voluto mostrarsi alla stampa all’hotel Minerva. La sala è stata riempita pochi minuti prima dell’inizio della dichiarazione di Fini, dai suoi parlamentari. Tra i numerosi deputati e senatori assiepati c’erano, in prima fila, Carmelo Briguglio, Italo Bocchino e Fabio Granata, deferiti ieri dall’ufficio di presidenza del Pdl. Accanto a loro Benedetto della Vedova, Adolfo Urso, Roberto Menia, Ida Germontani, Maria Grazia Siliquini, Flavia Perina, Silvano Moffa, e altri ancora nelle seconde e terze file. Non si sono visti alcuni parlamentari considerati in dubbio come Mario Baldassarre, Andrea Augello e Pasquale Viespoli.

15:50
Bersani: “Il governo non c’è più” 45 –
”È sempre difficile dire quanto possa durare la respirazione artificiale ma il governo non c’e’ più. Le cose dette fin qui dalla maggioranza, nelle sue varie anime, dimostrano che bisogna guardare la realtà. Non si può sperare di galleggiare con falle così evidenti nella barca”. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani rilancia ”una fase di transizione per poi andare al voto in una logica bipolare” dopo le parole del presidente della Camera Gianfranco Fini.

15:41
Storace: “Legalità in contrastro con case a Montecarlo” 44 –
”Legalità e case a Montecarlo sono principi in netto contrasto”. Lo ha detto Francesco Storace, segretario nazionale de ”La Destra”, commentando le dichiarazioni stampa di Gianfranco Fini.

15:33
“Non darò le dimissioni” 43 –
”Ovviamente non darò le dimissioni perché -ha detto Fini- é a tutti noto che il presidente deve garantire il rispetto del regolamento e la imparziale conduzione dell’attività della Camera: non deve certo garantire la maggioranza che lo ha eletto. Sostenerlo dimostra una logica aziendale, modello amministratore delegato e consiglio di amministrazione, che di certo non ha nulla a che vedere con le nostre istituzioni democratiche”.

15:31
“Preserveremo valori liberali e riformisti del Pdl” 42 –
“Continueremo – ha detto Fini – a preservare i valori autenticamente liberali e riformisti del Pdl e a costruire un futuro di libertà per l’italia”

15:26
“Battaglia per la legalità è patto con elettori” 41 –
Gianfranco Fini intende continuare la sua battaglia per la legalità: “È un impegno che avverto per onorare il patto con i nostri milioni di elettori onesti, grati alla magistratura e alle forze dell’ordine, che non capiscono perché nel nostro partito il garantismo significhi troppo spesso pretesa di immunità”.

15:17
“Berlusconi ha logica aziendale, non istituzionale” 40 –
“Sostenere che devo lasciare la Presidenza della Camera dimostra una logica aziendale modello amministratore delegato di un consiglio di amministrazione che non ha nulla a che vedere con le istituzioni democratiche”, ha aggiuntro Fini. “Ringrazio i tantissimi cittadini che mi hanno mostrato solidarietà e invitato a continuare per amore di patria, per la coesione nazionale, la legalità e la giustizia sociale”, sottolinea.

15:14
“Sostegno al governo, ma contrasteremo scelte ingiuste” 39 –
Il gruppo che nascerà dai deputati e senatori che hanno lasciato il Pdl ”è formato di uomini e donne liberi che sosterranno lealmente il governo ogni qual volta saranno prese scelte nel solco del programma elettorale e lo contrasteranno se le scelte saranno ingiustamente lesive dell’interesse generale”, ha detto il presidente della Camera.

15:08
Fini: “Esplulso dal partito senza potermi difendere 38 –
“Ieri sera in due ore senza possibilità di difendermi sono stato espulso dal partito”, ha detto il presidente della Camera che ha sottolineato come Berlusconi abbia dimostrato ancora una volta un’ “idea illiberale di democrazia”. Ieri, ha aggiunto Fini – “è stata scritta una brutta pagina del Centrodestra”.

15:03
Inizia la conferenza di Fini 37 –
Con un applauso inizia la conferenza di Fini

15:00
Anche al Senato i numeri per costituire il gruppo finiano ‘Futuro e Libertà’. 36 –
Anche al Senato ci sono i numeri per costituire il gruppo finiano ‘Futuro e Libertà’. A Palazzo Madama è stata infatti toccata la soglia dei 10 senatori necessaria per costituire un gruppo autonomo, mentre alla Camera è già stato depositato il nome del gruppo dei deputati, al quale hanno già aderito 34 finiani.