Società

Fiat 500, terribile flop. Marchionne in bilico

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Alcune notizie riguardanti il gruppo Fiat/Chrysler vanno valutate in termini oggettivi, in questo scorcio di fine anno, a partire dal fatto che quasi tutte le news riguardanti Torino sono censurate in Italia dalla grande stampa, e Wall Street Italia ritiene invece doveroso pubblicarle. La verita’ e’ che il ceo del gruppo Fiat/Chrysler, Sergio Marchionne, appare sempre piu’ un giocatore di poker, aggressivo e cinico, il cui bluff potrebbe essere presto scoperto. Parliamo di fallacia di una strategia industriale da parte del leader di una grande azienda automobilistica, non ci sogneremmo mai di esaminare la questione dal solo “angolo” sindacale o da quello puramente finanziario (takeover di Fiat fino al 100% di Chrysler entro il 2012). Qui in ogni caso si parla di mercato Usa e non di Italia o Europa.

La Fiat di Marchionne resta comunque un pianeta in parte misterioso, infatti se molti analisti pensano che il ceo sia stato geniale a salvare il Lingotto dal crack qualche anno fa, molti altri esperti del settore auto ritengono che non siano piu’ tempi di ambizione unita alla sola finanza, e’ proprio l’industria – cioe’ l’auto, i prodotti, i modelli che piacciono al mercato – che qui langue. Marchionne e’ riuscito a investire una bazzecola, meno di $2 miliardi di dollari in cash, consolidando in bilancio la piu’ piccola delle tre Big di Detroit, Chrysler, che ne valeva 8,3 sulla base dei conteggi dell’amministrazione Obama ai tempi del salvataggio (fine 2008) ma con un patrimonio netto tangibile negativo per 9,2 miliardi di dollari.

Secondo alcune fonti (tra cui un articolo del Corriere della Sera, di cui Fiat e’ azionista, intitolato Fiat-Chrysler, il Peso dei Debiti sull’Ascesa di Marchionne), l’indebitamento complessivo del gruppo Fiat/Chrysler ammonta a 40,5 miliardi di euro e potrebbe arrivare presto a circa 45 miliardi, sommando ai debiti consolidati (26 miliardi, che si stanno avvicinando a 30) i 14,5 miliardi di Fga Capital, la joint venture con il Crédit Agricole avviata per finanziare gli acquisti della clientela.

Leggere: Bilanci e risultati Fiat primo semestre 2011.

Nel 2010 il gruppo automobilistico controllato della famiglia Agnelli aveva quasi 31 miliardi di euro di indebitamento finanziario totale, pari al 255% del capitale netto ma con una posizione finanziaria netta inferiore (-43%) di 17,4 miliardi dovuta a 13,4 miliardi di liquidità.

Ma veniamo alle news dell’ ultimo mese e mezzo non circolate in Italia. Sono le seguenti:

1) Laura Soave, 39 anni, responsabile del brand e marketing di Fiat 500 in Nord America, e’ stata silurata dopo appena 20 mesi dalla nomina; al suo posto e’ stato chiamato l’11 novembre scorso Timothy Kuniskis, 44 anni, veterano Chrysler con 19 anni di carriera a Detroit.

2) Le vendite della Fiat 500 negli Stati Uniti sono a fine anno meno della meta’ rispetto alle stime previste nel budget 2011. Un clamoroso, terribile flop, che non ha nulla a che fare con il mercato o la recessione ma solo con il lancio di un modello sbagliato e non adatto al mercato americano.

3) Decine di dealer Usa che hanno firmato un contratto di esclusiva con Fiat sono oggi sull’orlo della bancarotta, per impegni finanziari divenuti insostenibili: le vendite della 500 hanno gia’ toccato un picco e sono stimate in ulteriore calo, stando agli ultimi report della stampa specializzata.

4) La National Highway Traffic Safety Administration Usa il 9 dicembre ha affibbiato alla Fiat 500 un rating sulla sicurezza di 3 stelle, il peggiore in assoluto assegnato finora negli Stati Uniti a un nuovo modello auto. Questa e’ la notizia piu’ recente ed e’ destinata a incidere pesantemente sulle vendite gia’ insoddisfacenti della 500 in America.

Partendo da quest’ultima news, ci si chiede con quale superficialita’ il vertice del Lingotto (Marchionne con i manager del team tecnico) possa aver pianificato il lancio di un’auto nuova negli Stati Uniti senza aver prima dato per acquisito l’ottenimento dei requisiti anche tecnici necessari al successo, in un mercato come quello Usa particolarmente competitivo e affollato dei migliori competitor mondiali.

Il giudizio dell’ente federale Usa sulla sicurezza e’ netto. La National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) ha assegnato 4 stelle sulla sicurezza della Fiat 500 in un incidente frontale e negli incidenti in cui si verifica un capottamento ma ha affibiato 2 stelle negli incidenti con impatto laterale.

L’agenzia federale americana lo ha annunciato sul suo website safercar.gov. Il rating e’ peggiore di altre auto piccole della stessa categoria e soprattutto peggiore della grande maggioranza dei veicoli di ogni categoria venduti in America. Per adesso solo altre due auto – la Dodge Caliber (Chrysler) e il SUV Ford Escape hanno ricevuto 3 stelle per la sicurezza da parte della NHTSA (durata video: 6:16).

L’agenzia federale Usa segnala (vedere link sopra) che un maschio di media corporatura alla guida riceve 5 stelle in termini di protezione, ma una donna di media corporatura al posto del passeggero (sedile di destra) ha 2 stelle in termini di protezione. Secondo la NHTSA un passeggero sul sedile posteriore soffre ferite alle costole peggiori dell’usuale.

Ma torniamo al management responsabile del lancio di Fiat 500 negli Usa. Per quanto riguarda Kuniskis, il nuovo manager che ha sostituito Laura Soave, “eredita una rete di concessionari che non ha avuto un attimo di tregua e che ha investito pesantemente in saloni di vendita per i quali il fatturato e’ molto meno di quanto il ceo di Chrysler-Fiat Sergio Marchionne avesse progettato dal franchise di un modello singolo, la piccola Fiat 500”, scrive l’autorevole Automotive News di Detroit.

Marchionne aveva predetto che la Fiat 500 avrebbe venduto 50.000 auto all’anno in Nord America. Dal lancio lo scorso marzo le vendite negli Stati Uniti, Canada e Messico sono state di 21.380 auto fino a ottobre, ha detto il portavoce di Chrysler Ariel Gavilan. Secondo l’azienda 130 concessionari vendono la Fiat 500 (dati di ottobre) “ma solo 101 hanno per ora effettuato vendite”. Da notare che la BMW ha venduto quest’anno sul mercato Usa 47.050 Mini fino a ottobre, si tratta del modello diretto concorrente della 500, reperibile in 90 concessionari e per il cui marketing i tedeschi hanno un budget limitato. Fino a tutto novembre Chrysler ha venduto 17.444 Fiat 500 negli Stati Uniti, con 11.200 unita’ ferme all’1 dicembre, un magazzino di 173 giorni. Chrysler Group riporta vendite di appena 1.618 Fiat 500 a novembre, il terzo mese consecutivo di vendite in calo rispetto al mese precedente.

Le vendite di Fiat 500 vanno cosi’ male che Chrysler Group ha sospeso la produzione a dicembre del motore da 1.4 litri FIRE con cui e’ equipaggiata l’auto, ha detto uno dei responsabiili sindacali della UAW (United Auto Worker) di Detroit.

Questa situazione “ha cominciato a preoccupare i concessionari – scrive Automotive News – alcuni dei quali hanno investito fino a $3 milioni in negozi con un franchise unico obbligatorio dove puo’ essere venduto un solo prodotto. Alcuni di questi dealers dicono che stanno perdendo decine di migliaia di dollari ogni mese”.

Tenendo conto che Timothy Kuniskis ha rilanciato una massiccia campagna pubblicitaria in tv, in onda in questi giorni negli Usa, con J-Lo (Jennifer Lopez) come testimonial (cio’ potrebbe pero’ alienare i potenziali acquirenti maschi) sentiamo cosa dicono gli analisti americani del settore auto. Joe Langley, senior analyst di LMC Automotive, dichiara: “Lo stile iconico e grazioso della 500 la portera’ solo fino ad un certo punto del mercato, passata la fase di chi compra sull’onda dell’ultima moda. Senza prevedere un messaggio di marketing piu’ preciso per il brand, la Fiat avra’ difficolta’ a strappare clienti da altri marchi che sono invece ben conosciuti e stabilizzati in America”.

Alan Baum di Baum and Associates dice che “la Fiat 500 non e’ stata disegnata per il mercato degli Stati Uniti, ma invece semplicemnte piazzata li'”. Secondo Baum i problemi sperimentati con il lancio della Fiat – dopo 27 anni di assenza dal mercato – “hanno reso la vita difficile ai concessionari, ai quali e’ stato chiesto di investire sostanziali somme di denaro per le nuove showrooms”. “Cio’ continuera’ ad avere un impatto, e sta gia’ pesando sul rilancio dell’Alfa Romeo sul mercato Usa”, ha spiegato Baum all’Agence France Press. Secondo Langley le vendite della Fiat 500 hanno toccato gia’ il picco massimo, e nonostante gli sforzi e gli investimenti massicci del gruppo nella campagna di spot in Tv a livello nazionale (Usa) per i prossimi mesi i numeri cominceranno a calare.

L’opinione generale e’ comunque quella dettata dal buon senso. E’ difficile vendere la Fiat 500 negli Stati Uniti perche’ e’ un’auto piccola che costa molto cara (15.500 dollari il modello di partenza, vedi Edmunds.com). Ecco alcuni commenti postati sul sito di Automotive News da esperti del settore che esprimono il loro sentiment sulla piccola auto “made in Italy” (con carrozzeria fabbricata in Messico):

M_WEISS.

“Il volume di vendita iniziale previsto in 50.000 Fiat 500 era semplicemente stupido in un paese che ama le automobili grandi e dove i veicoli che vendono di piu’ sono da decenni i pickup e i SUV”.

SunBird325

“Sergio Marchionne ed altri ben pagati manager Fiat/Chrysler devono uscire ogni tanto dalla loro torre d’avorio e avvicinarsi alla gente comune. Poche persone che hanno come caratteristica la praticita’, che vanno al lavoro tutti i giorni, che forse hanno un figlio o due, e hanno bisogno di una macchina sicura, affidabile ed economica, sono disposte a pagare un prezzo cosi’ alto per una Fiat 500. Questa e’ un’auto giocattolo con il prezzo di una grande auto. Il risultato, e’ che le vendite sono patetiche, come di fatto lo sono. Sul lato americano – Chrysler era in rianimazione quasi morta, e forse avrebbe dovuto essere sacrificata per lasciare spazio ad aziende piu’ competenti. Sul lato italiano – loro hanno chiaramente e severamente misinterpretato il mercato auto americano”.

THOMAS_CONLEY

“Ma Marchionne quando capira’ che la 500 e’ un’auto che non raggiungera’ gli obiettivi, sovrastimata, prezzata troppo alta, troppo sbandierata e sovra-esposta, in questo mercato? Per $16.000 dollari chiunque potrebbe comprare una vera auto. Questo e’ il terzo tentativo di ingresso della Fiat negli Stati Uniti da quando io ho cominciato a lavorare in questo settore nel ’61. Gli italiani certamente apprendono con lentezza”.

GimmiSol

“Io penso, signor Conley, che il problema e’ sempre stato l’incompatibilita’ tra un business familiare in Italia e il consumismo americano del nercato di massa. L’istinto di base di praticamente tutti gli imprenditori italiani e’ di vendere la lora benamata madre piuttosto che mollare sul fronte dei profitti. Ed e’ proprio cio’ che ha portato la FIAT a cercare una presentazione stile boutique ad un prezzo molto alto per la 500. Gli italiani odiano competere sul prezzo. Ma qui in America e’ un desiderio di morte/suicidio per ogni uomo d’affari”