
La circolazione dei contanti sta effettivamente diminuendo? Per provare a rispondere a questa domanda con un riscontro nei dati il vice presidente del dipartimento di ricerca della Fed di St. Lous, Christian Zimmermann, ha messo in relazione l’incremento annuo della moneta fisica circolante con il tasso di crescita del Pil nominale statunitense.
La scoperta, contraria a quella che sarebbe stato legittimo aspettarsi in un’epoca sempre più caratterizzata dai pagamenti elettronici, è che tasso d’incremento delle banconote è stato superiore al tasso di crescita dell’economia – soprattutto dal 2008 in poi. Le bande grigie verticali nel grafico mostrano le fasi di recessione: è facile notare come in concomitanza di queste ultime corrisponda una decisa iniezione di nuova liquidità (linea blu), o almeno, è stata questa la risposta di politica monetaria nelle ultime tre recessioni (1991, 2001, 2008).
“Si parla molto di come gli Stati Uniti si stiano muovendo verso un’economia senza contanti … almeno nel senso che le persone usano sempre più “plastica” (carte di credito e di debito) per le transazioni e di come le criptovalute stiano diventando più popolari. Una controprova di questa teoria si ottiene osservando la valuta in circolazione”, ha scritto Zimmermann.
“Se questo indicatore non aumenta mentre l’economia sta crescendo, ciò suggerirebbe che altre forme di denaro sono diventate più importanti e funzionano come sostituti della valuta”, ha proseguito lo studioso prima di precisare che “il grafico qui sopra racconta una storia diversa: la valuta in circolazione cresce costantemente di più rispetto all’economia”.