Economia

FCA: oggi cda Intesa su maxi-prestito. Scoppia polemica: Codacons fa ricorso al Tar del Lazio

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Giornata chiave per FCA. È atteso per oggi il cda di Intesa Sanpaolo chiamato a deliberare sul maxi prestito da 6,3 miliardi al gruppo automobilistico.

Nei prossimi giorni è poi prevista la conclusione dell’iter per ottenere la garanzia statale di Sace sull’80% del prestito, che successivamente verrà suggellato da un decreto del Ministero dell’Economia come previsto dal Decreto Liquidità poiché Fca viene considerata una grande azienda.

“Non si rilevano grosse novità  sul dibattito politico relativo a potenziali condizioni aggiuntive che alcuni vorrebbero imporre a Fca per ottenere la garanzia statale” osservano gli analisti di Equita, aggiungendo che “anche qualora venissero imposte condizioni particolarmente restrittive (soprattutto con riferimento a dividendi che vanno oltre il 2020) riteniamo per Fca esista la possibilità di finanziarsi in maniera alternativa anche se pagando tassi di interesse superiori”.

In mattinata il titolo FCA si è mosso in territorio positivo: intorno alle 13 guadagna oltre il 3%.

Codacons fa ricorso al Tar del Lazio

Non mancano polemiche sulla decisione di concedere il prestito a FCA Italia con garanzia dello stato. Come quelle sollevate dal Codacons, che oggi ha fatto ricorso al Tar del Lazio.

L’Associazione ha impugnato la parte del Decreto n. 23 del 2020 che non esclude dalla possibilità di ottenere finanziamenti le imprese facenti parte di un gruppo la cui controllante ha sede all’estero e, più in particolare, “le imprese sottoposte a Direzione e coordinamento, ex art. 2497 c.c., da parte di capogruppo avente sede all’estero”.

“Occorre da subito rilevare come la Fca Italy S.p.A., nonostante abbia sede in Italia, sia controllata dalla società madre Fiat Chrysler Automobiles N.V. , società olandese con sede legale a Londra, che detiene il 100 % del pacchetto azionario – spiega il Codacons nel ricorso –. L’intera operazione di cui alla richiesta di finanziamento con garanzia Sace prevista dall’art. 1 del Decreto Liquidità assume quindi contorni di illegittimità, e appaiono destituite di fondamento le dichiarazioni che avrebbe rilasciato proprio Fca Italy S.p.a. a giustificazione della richiesta, secondo cui i finanziamenti sarebbero destinati alle attività italiane del Gruppo FCA e al sostegno della filiera dell’automotive in Italia”.

Nel ricorso il Codacons cita le notizie pubblicate dalla stampa, secondo le quali Fca avesse previsto prima dell’emergenza sanitaria di provvedere alla distribuzione di un maxi dividendo da 5,5 miliardi ai soci, prima della fusione con Peugeot prevista per il 2020.

“Sembrerebbe altresì – sottolinea l’Associazione – che Fca, in seguito all’emergenza Coronavirus, si trovi ora in difficoltà rispetto al maxi-dividendo, affidandosi, dunque, al tesoretto italiano: proprio quei 6,3 miliardi di finanziamento che, come si legge sulla stampa specializzata, servono per tenere in piedi Exor, confermando l’extra dividendo milionario che è alla base dell’operazione con i francesi”.

CIDA: “prestito non è un favore ai proprietari”

Di tutt’altra opinione, il presidente della CIDA (Confederazione Italiana Dirigenti d’Azienda), Mario Mantovani, che in una intervista a “Reputation Rewiew” spiega che il prestito non va visto “come un favore ai proprietari, ma come un modo di salvaguardare il nostro sistema produttivo, anche perché l’azienda paga le tasse e versa gli stipendi in Italia. Forse si potrebbe studiare, per questi casi, una forma di garanzia finanziaria di livello europeo, coinvolgendo la BCE, ma la politica deve smetterla di interpretare queste operazioni finanziarie come elargizioni pro bono“.