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Facebook rischia di perdere fino a $2 miliardi per datagate

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Circa il 3% delle entrate pubblicitarie annuali di Facebook potrebbero essere a rischio a causa dello scandalo Cambridge Analytica. Sono le stime di Daniel Ives, noto analista nel settore hi-tech, nonchè Chief Strategy Officer di GBH Insights. Per Ives il noto gigante dei social media vedere cosí sfumare un giro d’affaro tra $ 1 a $ 2 miliardi.

Ieri intanto Mark Zuckerberg, nel secondo giorno consecutivo di testimonianza al Congresso degli Stati Uniti, interrogato dai parlamentari dopo lo scandalo legato a Cambridge Analytica, ha confermato che anche i suoi dati sono fra quelli violati dal gruppo britannico.

Nel frattempo, sempre ieri, l’amministratore delegato di Cambridge Analytica, Alexander Tayler, è stato rimosso dal suo incarico e ritorna alla sua precedente posizione.  Tayler riprenderà il suo posto a capo della divisione dati “per focalizzarsi sulle varie inchieste e indagini”, ha sottolineato il consiglio della società in una nota, secondo quanto riporta Bloomberg.

Ma tornaniamo a Zuckerberg. Durante l’audizione di ieri, le domande si sono fatte incalzanti, le richieste di garanzie più pressanti. Regole e privacy sono le preoccupazioni del Congresso.

“Credo che sia inevitabile la necessità di alcune regole, ma bisogna fare attenzione” ha detto il fondatore di Facebook.  Il suo appello è all’equilibrio, e alla necessità di evitare regole che finiscano per soffocare le startup tarpando le ali a sviluppo e novita’.

E poi Zuckerberg ha insistito sulla libertà di scelta degli utenti circa il livello di privacy nella condivisione di informazioni e contenuti, pur ammettendo che la gran parte non utilizza i controlli messi a disposizione dalla piattaforma per scegliere il livello di protezione del proprio profilo.

Ma la domanda rivelatrice è diretta: “I suoi dati personali erano inclusi fra quelli violati da parti terze?” e la risposta non ha lasciato spazio a dubbi: “Si'”.

Zuckerberg è stato quindi chiamato a spiegare in dettaglio come funziona la raccolta di dati. E su Cambridge Analytica è restato irremovibile, puntando il dito contro quella ‘parte terza’ che ha agito a insaputa. E allora è tornato a rassicurare e ha confermato che è partito questa settimana il servizio di notifica per gli utenti i cui dati sono interessati dal caso.