Investimenti

Banca Etruria, primo processo al bail-in. Barricate risparmiatori

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AREZZO (WSI) – Nel giorno della richiesta di fallimento di Banca Etruria in tribunale, i risparmiatori hanno colto l’occasione per protestare e dare sfogo alla propria rabbia. Il Sit-in è iniziato nelle prime ore della mattina dinanzi al tribunale di Arezzo. Se l’insolvenza, chiesta dalla procura, verrà riconosciuta si aprirà un procedimento per bancarotta fraudolenta a carico degli ultimi amministratori della banca, tra i quali l’ex vicepreisdente esecutivo Pierluigi Boschi, padre del ministro delle Riforme Maria Elena.

Per ora i giudici si sono riservati sulla dichiarazione di insolvenza chiesta dal commissario di Banca Etruria Santoni e sull’eccezione di incostituzionalità del bail-in avanzata dai legali dell’ultimo presidente Lorenzo Rosi, gli avvocati De Sario e Giunta. La decisione definitva dovrebbe arrivare nel giro di qualche giorno. In quel momento se le carte non verranno passate alla Corte Costituzionale – non si sa ancora se verrà chiamata in causa – il dibattito si sposterà alla Corte d’appello di Firenze.

Decine e decine di risparmiatori stanno protestando con grida e cartelli, mentre nella sezione fallimentare aveva luogo la prima udienza sull’istanza di fallimento avanzata dal commissario liquidatore Giuseppe Santoni.

“Non siamo stati ancora chiamati dalla nuova banca Etruria” hanno detto i risparmiatori, tra cui Patrizia Benvenuti che ha perso “molte decine di migliaia di euro”. “La nuova dirigenza ha fatto promesse ben precise, ma finora né noi né altri che conosciamo siamo stati chiamati per poter avviare i ricorsi (…) finora ho ottenuto solo dei fogli dove non è indicato chi abbia fatto sottoscrive a mia madre, novantenne peraltro, le obbligazioni”.

I manifestanti presenti hanno attaccato cartelli contro il governo Renzi, contro Consob e Bankitalia, chiedendo soprattutto che vengano ‘restituiti a noi tutti i nostri soldi’.

“Mi raccomando la prossima volta non votate Pd”- scandisce da un piccolo megafono Domenico Salvadori, un altro obbligazionista subordinato che ha perso i suoi risparmi nel crac delle banche. E sui tempi della giustizia? Si prospettano lunghi, come dice Simone Calori un altro risparmiatore.”Purtroppo, con ogni probabilità oggi il giudice accoglierà la questione di incostituzionalità sollevata dai legali dell’ex presidente Rosi e questo allungherà l’attesa per la dichiarazione di fallimento del vecchio istituto”.

In aula intanto, dove va in scena quello che si può definire il primo processo alla nuova normativa europea sui piani di bail-in in caso di fallimenti bancari, che l’Italia ha sperimentato per prima, l’avvocato difensore dell’ultimo presidente di Banca Etruria, l’avvocato Michele Desario, ha ribadito che la banca poteva essere salvata.

“Ci chiediamo per quale motivo la Banca d’Italia si sia opposta alla decisione del Cda che voleva procedere ad un aumento di capitale che avrebbe raddrizzato la banca – ha detto al termine dell’udienza – Qui ad Arezzo c’è una discussione tecnica ma in realtà questa vicenda rimanda a livelli molto molto elevati che chiamano in causa il Governo e l’Unione europea. Il mio modestissimo parere è che c’erano gli estremi perché la crisi di Banca Etruria potesse essere gestita come altre crisi bancarie. Si è invece agitato lo spettro degli aiuti di Stato, l’Unione europea ha voluto che si agisse in un certo modo: lì bisognava puntare i piedi. I paesi non possono subire passivamente i diktat della Ue”.

I legami con la Cina

L’istituto di credito popolare avrebbe investito diversi soldi dei risparmiatori in affari che di popolare e territoriale avevano ben poco a che fare, come gli investimenti in Cina con il re degli outlet. Come racconta Il Fatto Quotidiano il promotore dell’iniziativa per creare centri commerciali di lusso – tramite la joint venture nata del 2013 da Zhongke Outlets Business Administration e da Europ Invest – è stato, tra gli altri, Giuseppe Fornasari, all’epoca presidente della Popolare dell’Etruria e su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio per ostacolo alla vigilanza.