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Ecco il funzionario: “Guadagno 128 mila euro: meritati. Se arrivano i tagli faccio ricorso”

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(WSI) – Lui non ha problemi. «Guardi, ecco imiei cedolini dello stipendio». Quattromila euro netti e spiccioli la media mensile. Ma ogni quattro mesi arriva quasi a diecimila, grazie alle funzioni extra che svolge, più — se c’è — la cosiddetta “retribuzione di risultato” e, insomma, siamo a 128 mila euro lordi l’anno. Poi, ci aggiungi lo stipendio della moglie, dirigente dello Stato: «Non ho problemi, la mia famiglia non risentirà dei tagli. Ma se a pagare saranno sempre i soliti, cioè noi, gli statali, quelli che vengono chiamati la “Cassa”, quelli che basta qualche riga in un decreto e devono farsi carico dei problemi del Paese… Ebbene, se mi ci portano non posso escludere un ricorso, nel nome dell’uguaglianza di tutti i cittadini. Dipende se alla fine la manovra sarà socialmente etica, oppure no».

Pompeo Savarino, 42 anni, è un uomo contento. Fa il Segretario generale al Comune di Anzio, 50 chilometri da Roma, 52 mila abitanti tutto l’anno e 200 mila in piena estate. Laureato in Legge, cominciò a provare concorsi pubblici, finché nel 1994 vinse questo, segretario generale nei Comuni: 5000 domande e 100 posti soltanto.

«Ci sono arrivato per caso, ma ora mi piace molto». Il segretario generale controlla le delibere, si occupa del personale, tiene i rapporti con la giunta, svolge le funzioni di notaio nei rapporti fra Comune e cittadini (e questa è la funzione che raddoppia lo stipendio, tre volte l’anno): «Non è un lavoro da burocrate, se una città funziona meglio puoi pensare di aver dato il tuo contributo». Savarino è stato in due piccoli Comuni dell’Astigiano, poi a Capena, a Civitavecchia e infine sul mare di Anzio. Con quei suoi 128 mila euro l’anno, secondo l’ultimo testo del governo, dovrebbe subire la decurtazione del 5 per cento della cifra che supera i 90 mila euro. Un taglio da 1900 euro lordi l’anno. Se però Savarino superasse i 130 mila il “sacrificio” diventerebbe del 10 per cento, sempre della parte che supera quella soglia.

«Va bene, sono d’accordo, affrontiamo la crisi. Non voglio che l’Italia crolli, come una seconda Grecia. Penso al futuro dei figli, che hanno 3 e 2 anni. Se si tratta di solidarietà nazionale, ci sto. Ma se si tratta di un puro e netto taglio, no. È come se lo Stato dicesse ai suoi uomini: non servite, qui abbasso gli stipendi perché tanto non cambia nulla». Savarino è seduto sul divano della sua casa in zona Eur, la stessa dove è nato, la piccola Chiara gli gioca attorno. Dice: «Quanto risparmierà lo Stato con i tagli ai dirigenti? Cinquanta milioni di euro? È un provvedimento più che altro utile a segnalare agli impiegati che veniamo toccati anche noi. Prima, taglierei altre cose…».

Esempi? «Certi enti. Noi dipendevamo dalle Prefetture, ma da qualche anno siamo gestiti da una Agenzia nazionale, 170 consiglieri d’amministrazione per 4000 segretari comunali, con un bilancio da 120 milioni di euro: posti per ex parlamentari, ex sottosegretari, segretari regionali di partito… Poi ci sarebbero da abolire le Province, trasferendo il personale a Regioni e Comuni, con un risparmio di qualche miliardo. Poi, la famosa lotta all’evasione fiscale: leggo che solo il due per mille degli italiani dichiara più di 200 mila euro l’anno, solo l’uno per cento fra 100 e 200 mila. Eppure…».

Eppure? «Noi, ad Anzio, stiamo costruendo il nuovo porto turistico, mille posti, 120 mila euro l’uno, e abbiamo già duemila potenziali acquirenti. Gli impiegati statali non devono arrabbiarsi quando vedono in giro tutti questi Suv, queste Porsche, mentre l’80 per cento del gettito fiscale proviene dai lavoratori dipendenti?».

Savarino insiste: contribuire va bene, ma devono partecipare tutti: «Siamo sicuri che gli stessi tagli toccheranno ai magistrati, all’Avvocatura dello Stato, ai diplomatici? Perché l’Italia è il Paese delle categorie privilegiate e di quelle sempre tartassate. Esempio: i funzionari delle Authority guadagnano più dei funzionari pubblici dello stesso livello. All’Inail guadagnano più che nei ministeri, nei Comuni, nelle Regioni». Savarino presiede l’Associazione dei giovani dirigenti pubblici e assieme alla Scuola superiore della pubblica amministrazione sta preparando un dossier: dati sui tagli, proposte alternative: «Siamo stanchi di fare la “Cassa” di ogni governo».

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