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È il giorno della Fed: verso rialzo choc da 75 punti base?

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Per tentare di porre un freno all’inflazione record, la FED potrebbe decidere un rialzo da 75 punti base (invece di 50 punti base come deciso a maggio).
Si stanno orientando verso questa ipotesi diversi analisti delle grandi banche d’affari, in vista della riunione odierna della banca centrale americana.
D’altronde gli ultimi dati sull‘inflazione, quelli riferiti a maggio, lasciano poco spazio all’ottimismo: i prezzi al consumo hanno registrato un incremento all’8,6%, superiore al +8,3% del mese precedente e al +8,3% atteso dal mercato. Si tratta del record da dicembre 1981.

Se non sarà deciso stavolta un ritocco di forte portata, potrebbe essere preparato il terreno ad una mossa simile per la prossima riunione, calendarizzata a fine luglio. In ogni caso, il responso arriverà alle 20.00 italiane, quando si conoscerà la decisione sui tassi, mentre alle 20.30 il banchiere Powell terrà la conferenza stampa esplicativa. E, contestualmente alle decisioni, verranno pubblicate le nuove previsioni economiche aggiornate.

Gli analisti di Pimco hanno fatto notare che “la nostra previsione di base è che la Fed aumenti i tassi di 50 pb questa settimana e cerchi di preparare il terreno per la possibilità di un rialzo di 75 pb a luglio; ma, se il mercato prezza un rischio maggiore di 75 pb nei prossimi giorni, pensiamo che questo darà alla Fed l’opportunità di essere più aggressiva. Ci aspettiamo che il presidente Powell sfrutti la conferenza stampa per lasciare intendere che rialzi più consistenti sono di nuovo sul tavolo e che non rallenteranno a settembre. In prospettiva, un’inflazione più vischiosa si sta traducendo in un front loading della politica della Fed ancora più aggressivo che crea un serio rischio di eccessivo irrigidimento e, in ultima analisi, un maggiore rischio di ribasso per le nostre prospettive di crescita che sono già in fase di stallo”.

Più concreto il rischio di stagflazione

In un contesto di revisione al rialzo delle aspettative sulla Fed, e deludenti dati macro, il rischio stagflazione diventa sempre più concreto e si è tradotto in una temporanea inversione della curva statunitense sul tratto 2-10 anni.

Come fanno notare gli analisti di Mps Capital Services, con l’aumento delle aspettative sulla Fed, sono salite anche quelle sulla BCE con gli OIS che ora prezzano un aumento complessivo entro fine anno di circa 175 pb.

“Il movimento di flattening è evidente anche in Area euro sebbene in maniera meno accentuata degli USA. Lo spread 2-10 anni Germania, è infatti sceso in prossimità di 40 pb, livelli che non si vedevano da dicembre 2021. Sebbene il rialzo dei tassi di rendimento sia generalizzato, a soffrire maggiormente sono i titoli periferici e tra questi soprattutto quelli italiani che pagano il mancato annuncio dello strumento “anti-spread della BCE”. Il tasso di rendimento BTP decennale è così balzato fin sopra il 4% per la prima volta dal 2014 con lo spread vs la Germania che ha superato i 240 pb per la prima volta da oltre due anni. Da evidenziare ieri anche il forte rialzo dei tassi reali europei”.