Economia

Draghi all’Ue: “Agire come un unico stato, basta con i no. Fate qualcosa”

Dopo l’editoriale del Financial Times, Mario Draghi torna a strigliare l’Europa, sottolineando l’importanza dell’unità e del coordinamento per garantire la competitività, la sicurezza e la sovranità dell’UE di fronte ai cambiamenti economici e politici globali. Lo ha fatto durante nel suo intervento al Parlamento Europeo, durante l’European Parliamentary Week, che riunisce esponenti dei parlamenti nazionali da tutta Europa, illustrando il senso e gli obiettivi del suo Rapporto sulla Competitività.

Debito comune

Intervenendo in qualità di autore del Rapporto sulla Competitività Europea, Draghi ha prima di tutto sottolineato la necessità per l’UE di operare come fosse un unico Stato in modo da rispondere efficacemente ai cambiamenti economici e politici globali. Ricorrendo, quindi, anche agli eurobond. Draghi ha ribadito la sua convinzione che l‘emissione di debito comune sarebbe necessaria per incrementare la competitività dell’UE, aggiungendo che, sebbene alcuni paesi abbiano un margine di manovra di bilancio, questo è insufficiente per raggiungere gli obiettivi, e anche i paesi più grandi non dispongono di sufficiente spazio di bilancio. Draghi ha quindi suggerito che le riforme per rafforzare il mercato unico potrebbero ridurre la necessità di finanziamenti.

“La complessità della risposta politica che coinvolge ricerca, industria, commercio e finanza richiederà un livello di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo. Questa risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte, con l’economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce. La risposta deve essere commisurata alla portata delle sfide. E deve essere focalizzata sui settori che guideranno un’ulteriore crescita. Velocità, scala e intensità saranno essenziali”.

L’economia

A volte, ha spiegato Draghi, ritornando su un concetto già espresso qualche giorno fa dalle colonne del Financial Times, “l’Ue è il principale nemico di se stessa”. Ma ora non può più esserlo. L’ex premier ha evidenziato diverse aree chiave in cui l’UE deve migliorare. A partire dalla competitività, visto che l’economia europea è in ritardo rispetto a gran parte del mondo. Per dare una scossa su questo fronte Draghi mette in evidenza la necessità di eliminare le barriere interne, standardizzare le normative e promuovere un mercato dei capitali più orientato all’equità.

Una sfida diventata ancora più urgente alla luce delle potenziali tariffe dalla nuova amministrazione statunitense, che potrebbero ostacolare l’accesso al suo più grande mercato di esportazione. Tutto questo mentre non è escluso che gli Stati Uniti implementino politiche per attrarre aziende europee con tasse più basse, energia più economica e deregolamentazione.

“Dobbiamo creare le condizioni affinché le aziende innovative crescano in Europa piuttosto che rimanere piccole o trasferirsi negli Stati Uniti. Ciò significa abbattere le barriere interne, standardizzare, armonizzare e semplificare le normative nazionali e spingere per un mercato dei capitali più basato sul capitale azionario. Spesso siamo noi stessi i nostri peggiori nemici in questo senso”, ammette Darghi. “Abbiamo un mercato interno di dimensioni simili a quello degli Stati Uniti. Abbiamo il potenziale per agire su larga scala. Ma il Fmi stima che le nostre barriere interne equivalgano a una tariffa di circa il 45% per la produzione e del 110% per i servizi. E abbiamo scelto un approccio normativo che ha dato priorità alla precauzione rispetto all’innovazione, soprattutto nel settore digitale. Ad esempio, si stima che il Gdpr abbia aumentato i costi dei dati del 20% per le aziende dell’Ue”, ha aggiunto.

La difesa

Un altro punto cruciale sollevato da Draghi riguarda la difesa. Riconoscendo la vulnerabilità dell’UE a causa della frammentazione delle sue capacità di difesa, ha invocato una maggiore integrazione e standardizzazione dei sistemi di difesa. Questo perché il mondo “confortevole” di qualche tempo fa non c’è più.  Le dichiarazioni che arrivano dagli Stati Uniti fanno lasciano intravedere che presto l’Ue “dovrà garantire da sola la sicurezza dell’Ucraina e della stessa Europa” ha spiegato Draghi.

L’ex premier ha fatto notare che, nonostante sia il terzo maggiore spenditore in difesa a livello globale, la frammentata capacità industriale dell’UE ostacola la sua capacità di soddisfare le maggiori esigenze di spesa per la difesa, con sistemi di difesa nazionali che mancano di interoperabilità e standardizzazione.

“L’Ue è stata creata per garantire pace, indipendenza, sicurezza, sovranità e poi sostenibilità, prosperità, democrazia, la giustizia e l’illusione, tanta roba.  Siamo riusciti a garantire tutto questo. Ora il mondo confortevole è finito, e dobbiamo chiederci se vogliamo difendere questi valori fondamentali o vogliamo mollare la presa”. Aggiunge poi Mario Draghi nella replica nell’aula dell’europarlamento, osservando che “non si può dire no a tutto, altrimenti bisogna ammettere che non siamo in grado di mantenere i valori fondamentali dell’Ue. Quindi quando mi chiedete cosa è meglio fare ora dico boh, ma fate qualcosa”, conclude.