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Dollaro forte fiacca Wall Street, Morgan Stanley: “e non è finita qui”

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Non accenna ad arrestarsi l’ondata di vendite sul mercato azionario americano. Questo nonostante la stagione delle trimestrali in corso stia mostrando risultati superiori alle attese: su 240 società su 500 dell’S&P 500 che hanno alzato il velo sui conti per il periodo luglio-settembre, l’82% hanno battuto le stime degli analisti (a fronte di un 17% di sorprese negative).

Un risultato positivo, dunque, ma che non ha impedito il sell off di venerdì scorso, seduta in cui lo S&P 500 è entrato ufficialmente in fase di correzione.

Ma quali sono le vere ragioni dietro questa ondata di pessimo?

Stando alle dichiarazioni dei manager della corporate america, la vera preoccupazione riguarda il dollaro forte, che rende il commercio estero più costoso per le aziende americane. Nell’ultimo mese, i guadagni del Dollar Index, indice che misura la forza del biglietto verde contro un paniere delle principali valute, ha segnato un altro 2%.

Un problema che, secondo molti analisti, non accennerà a migliorare nel breve termine.  E che porterà a nuove correzioni.

Per  Michael Wilson, strategist di Morgan Stanley, la fase di rimbalzo dei mercati americani è gravemente danneggiata e gli indici sono pertanto destinati a sprofondare ulteriormente.

Wilson descrive le condizioni attuali come un “mercato e ha previsto che l’indice S&P 500 potrebbe arrivare nel giro di poco meno di un mese fino 2.450 –  2.500 punti. Ciò rappresenta un calo dall’8% al 10% circa dagli attuali livelli di riferimento del mercato generale.