Diversificare il proprio portafoglio non è solo una strategia prudente, ma la chiave per sfruttare appieno le opportunità di crescita offerte dai mercati finanziari. Tra le opzioni disponibili, i certificati di investimento si distinguono per la loro capacità di combinare protezione, flessibilità e rendimento
La diversificazione è un concetto cardine negli investimenti: puntare su più asset, settori e aree geografiche aiuta a proteggere il portafoglio dalle fluttuazioni del mercato e consente di sfruttare al meglio le diverse opportunità di crescita.
Al contrario di quanto pensano in molti, però, costruire un portafoglio diversificato non significa semplicemente acquistare diversi titoli. La diversificazione, per essere ben strutturata ed efficace, deve anche includere differenti tipologie di strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni e investimenti alternativi.
Se le azioni rappresentano, per loro natura, la componente più dinamica e le obbligazioni quella più difensiva di una strategia di investimento, allo stesso tempo potrebbe essere utile inserire in portafoglio anche una quota di certificati di investimento che, essendo strumenti finanziari derivati, permettono di puntare su vari settori, mercati o aree tematiche senza dover acquistare direttamente i titoli sottostanti. Questo consente di abbattere molte barriere all’ingresso, sia in termini di costo che di accesso a mercati altrimenti difficilmente raggiungibili. Non solo, un altro punto di forza dei certificati è il loro elevato grado di personalizzazione, caratteristica che li rende strumenti particolarmente versatili: si tratta di vere e proprie strategie “impacchettate”. Si possono avere così prodotti in grado di pagare un flusso cedolare periodico e al tempo stesso di proteggere il capitale a scadenza, come nei certificati a capitale protetto con cedola, oppure si può optare per prodotti più speculativi, in grado non soltanto di pagare premi periodici, ma anche di proteggere il capitale fino al raggiungimento di determinate barriere di protezione, come nei tradizionali Cash Collect o nei premi fissi Cash Collect. Si possono trovare anche strumenti in grado di offrire all’investitore un’esposizione più che proporzionale grazie alla leva finanziaria. Insomma, strutture diverse e personalizzabili, in grado di adattarsi a tutti i profili di rischio/rendimento, dagli investitori più avversi al rischio a quelli più esigenti e sofisticati. Diversificare, però, non significa solo investire in diverse asset class, ma anche incrociare gli strumenti finanziari in modo tale da rendere più efficiente il portafoglio. Pensiamo, ad esempio, ai vantaggi fiscali tipici dei certificati di investimento, le cui cedole e plusvalenze sono classificate come “redditi diversi”, consentendo la compensazione di eventuali minusvalenze pregresse – cosa non possibile, ad esempio, con i fondi o gli ETF. Questo rende i certificati strumenti utili non solo come fonte di rendimento e diversificazione, ma anche come strumento di ottimizzazione fiscale del portafoglio.
Caso studio: come diversificare il portafoglio con i certificati
I certificati offrono la possibilità di diversificare il proprio portafoglio accedendo, con capitali contenuti, a una notevole varietà di asset e strategie. La loro capacità di adattarsi a contesti di mercato variabili, unita alla loro flessibilità in termini di sottostanti e strutture, li rende strumenti preziosi per bilanciare il rischio e massimizzare le opportunità di rendimento. Ad esempio, visti i massimi dei mercati azionari, un investitore già esposto all’indice S&P 500 potrebbe pensare di diversificare il proprio portafoglio con un certificato a capitale protetto 100% sul medesimo listino. In tal modo, se l’indice delle mega cap Usa dovesse continuare a salire, l’investitore guadagnerebbe sia dal certificato che dal suo investimento diretto. Al contrario, se il listino azionario dovesse virare al ribasso, l’indice subirebbe una perdita, mentre, grazie al certificato in questione, si potrebbe beneficiare della protezione del capitale a scadenza, un vantaggio decisivo, difficilmente realizzabile con le forme di investimento più tradizionali.
Supponiamo ora che un investitore voglia accedere al mercato asiatico, ma ne tema l’elevata volatilità: ecco che un certificato a capitale protetto o un Cash Collect con barriera al 60% sull’indice MSCI Asia potrebbe essere un’ottima soluzione per esporvisi in modo non direzionale, beneficiando anche di una buona protezione parziale del capitale, premi periodici e vantaggi fiscali. Oppure si pensi ad un investitore che voglia puntare sul megatrend dell’Intelligenza Artificiale: in questo caso, invece di selezionare i singoli titoli sul mercato, si potrebbe valutare l’acquisto di un certificato a capitale condizionatamente protetto su un paniere di società leader in questo segmento. In tal modo, si avrebbe la possibilità di cavalcare il tema dell’Intelligenza Artificiale con minori rischi rispetto all’investimento diretto.