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Decadenza Berlusconi, deciderà la Giunta

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ROMA (WSI) – Sarà la Giunta del Senato a decidere l’eventuale decadenza di Silvio Berlusconi da Senatore, in giudicato per una pena superiore ai due anni per un reato, frode fiscale, che prevede pena massima di sei anni. Il decreto anti corruzione 2012 prevede infatti l’incandidabilita’ sopravvenuta.

Lo ha detto a RaiNews 24 il presidente della Stessa Giunta Dario Stefano.

In Giunta in questo momento a Palazzo Madama c’è la questione della ineleggibilità per la regione Molise, dove Berlusconi risulta eletto. La posizione del senatore si aggrava con gli ultimi elementi che investono la sua capacità politica. Non appena la Corte Suprema notificherà al Senato il dispositivo, la Giunta si esprimerà entro il mese di settembre per arrivare al trasferimento della decisione all’Aula.

Per l’indulto Berlusconi deve scontare solo uno dei quattro anni di pena e potrà scontare la pena ai domiciliari o ai servizi sociali. Ma la condanna rimane.

Dopo avere ricevuto la notifica della sentenza, la Giunta si riunirà per decidere in merito alla decadenza del mandato al leader del Pdl, quindi sarà convocata l’Aula del Senato dove la votazione potrebbe avvenire a voto segreto, se ne facessero richiesta almeno 20 senatori.

Secondo le interviste ai rappresentanti della Giunta condotte da La Stampa 15 senatori su 23 sono a favore della decadenza. Il sondaggio è stato effettuato prima dello storico verdetto della Corte di Cassazione ieri.

Dopo la conferma della condanna per frode fiscale Berlusconi inoltre non potrà candidarsi per sei anni a nuove elezioni, quale che sia la nuova decisione della Corte d’Appello sugli anni di interdizione dai pubblici uffici.

Lo ha precisato sempre Stefano, interpellato questa volta da Reuters: “Il decreto legislativo del 2012 che dà attuazione alla legge anticorruzione è chiaro su questo punto. E’ ineleggibile in Parlamento per sei anni chi, come Berlusconi, abbia riportato condanne definitive e pene superiori a due anni di reclusione”, ha detto Stefano.

“Questa incandidabilità è indipendente dalla pena accessoria dell’interdizione ai pubblici uffici”, il cui calcolo la Cassazione ha rimandato a nuova corte d’Appello, mentre ha confermato la pena principale a 4 anni di reclusione, tre dei quali condonati da indulto.

“In applicazione dello stesso decreto legislativo la sentenza ha prodotto la sopravvenuta incandidabilità di Berlusconi da senatore”, ha aggiunto il presidente della Giunta.

Sulla decadenza da parlamentare del leader del Pdl ci sarà comunque bisogno di un voto di Palazzo Madama, dopo una “istruttoria” in Giunta, che potrebbe concludersi non prima di settembre.

“Non appena la Corte di Cassazione ci avrà notificato la sentenza, la Giunta esaminerà il caso, anche ascoltando Berlusconi, se lo richiedesse, e formulerà il suo parere per l’aula che voterà poi sulla decadenza”, ha detto Stefano.

Sul tavolo della Giunta, convocata per mercoledì prossimo, c’è già il caso Berlusconi, dopo che M5s ne aveva chiesto la decadenza per effetto di una legge del 1957, mai finora applicata verso l’ex premier, che gli chiuderebbe le porte del Parlamento come titolare di concessioni pubbliche attraverso Mediaset.

Qualche tempo fa Berlusconi diceva che gli evasori condannati devono farsi da parte. Ecco il video (grazie a Daniele Dallorto per la segnalazione):

GLI ALTRI FRONTI GIUDIZIARI DI BERLUSCONI

Dopo che oggi la Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione – di cui tre condonati dall’indulto – per frode fiscale al termine del processo Mediaset, questi sono i fronti giudiziari ancora aperti per Silvio Berlusconi.

LODO MONDADORI

Dopo l’udienza del 27 giugno è attesa la sentenza definitiva della terza sezione civile della Cassazione sul Lodo Mondadori, che fin qui, con la decisione della Corte d’Appello civile di Milano, ha imposto a Fininvest di risarcire la Cir di Carlo De Benedetti con 564 milioni di euro.

Al centro della vicenda c’è la cosiddetta “battaglia di Segrate” per il controllo della Mondadori che, secondo una sentenza penale definitiva, vide soccombere De Benedetti all’inizio degli anni 90 in virtù di una sentenza frutto di corruzione giudiziaria.

Nell’udienza del giugno scorso il procuratore generale della Cassazione nel chiedere la conferma della sentenza della corte d’Appello, ha chiesto la riquantificazione di una limitata parte del danno, che comporterebbe una riduzione del risarcimento per Cir di circa il 15%.

RUBY

Il 24 giugno scorso il Tribunale di Milano ha condannato Berlusconi a sette anni di reclusione per concussione per costrizione e prostituzione minorile al termine del processo di primo grado del cosiddetto caso Ruby, dal nome d’arte di Karima El Marough, la giovane marocchina che i giudici hanno ritenuto avesse avuto rapporti sessuali da minorenne con l’ex premier.

Berlusconi è stato anche interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.

Nel processo l’accusa ha sostenuto che Berlusconi avesse avuto rapporti sessuali a pagamento con Ruby quando la giovane marocchina era ancora minorenne, e che la sera del 27 maggio 2010 avesse fatto pressioni illegittime sui funzionari della Questura di Milano, dove la giovane era stata fermata per furto, dicendo che si trattava della nipote dell’allora presidente egiziano Hosni Mubarak e facendola affidare alla allora consigliera regionale Pdl Nicole Minetti (fra i condannati in primo grado nel processo “gemello”).

Berlusconi ha sempre negato entrambe le accuse, e ha definito le serate nella sua villa “cene eleganti” citando diversi testimoni, e ha sempre dichiarato di aver aiutato economicamente Ruby solo per favorire la sua uscita da un momento di difficoltà.

I legali dell’ex premier hanno preannunciato che ricorreranno in appello.

PRESUNTA COMPRAVENDITA SENATORI

E’ attualmente in corso presso il Tribunale di Napoli l’udienza preliminare in cui Berlusconi è imputato di corruzione con l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola e l’ex senatore Sergio De Gregorio, con l’accusa di aver cercato, nel 2006, di “comprare” senatori dell’allora maggioranza di centrosinistra a cominciare dallo stesso De Gregorio, il quale avrebbe ricevuto – per sua stessa ammissione – circa 3 milioni di euro.

Berlusconi ha sempre respinto le accuse.

TELEFONATA CONSORTE-FASSINO

Il 7 marzo scorso il Tribunale di Milano ha condannato Berlusconi a un anno per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio nel processo per l’intercettazione telefonica pubblicata dal quotidiano “Il Giornale” sulla tentata scalata di Unipol a Bnl.

Al centro c’è la famosa telefonata fra l’allora presidente di Unipol Giovanni Consorte e l’allora segretario dei Ds Piero Fassino (“Abbiamo una banca”) che venne pubblicata prima ancora di essere depositata agli atti dell’inchiesta.

Nel giugno 2011 Roberto Raffaelli – amministratore di una società che nell’estate del 2005 effettuò intercettazioni per conto dell’autorità giudiziaria – ha patteggiato una pena a 1 anno e 8 mesi con l’accusa di aver trafugato l’audio della telefonata e averlo messo a disposizione di Berlusconi e del fratello Paolo, editore del “Giornale”.

Berlusconi ha respinto ogni ipotesi d’accusa.

L’inchiesta era stata inviata per competenza territoriale alla procura di Bari da quella di Napoli.

Nell’aprire il fascicolo, la procura partenopea aveva ipotizzato un’estorsione da circa 750.000 euro ai danni dell’ex premier da parte di Tarantini, della moglie e dell’ex direttore dell’Avanti Walter Lavitola per non rivelare dettagli sulla frequentazione di escort nelle dimore di Berlusconi.

Poi però il Riesame di Napoli – disponendo la scarcerazione di Tarantini – aveva ribaltato il quadro, avanzando l’ipotesi di reato su cui sta indagando Bari.