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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è in carica solo da pochi giorni, ma il suo impatto sui mercati è già stato significativo. La scorsa settimana le azioni a stelle e strisce hanno registrato una nuova serie di rialzi e, sebbene il rally si sia interrotto venerdì, l’indice S&P 500 ha comunque toccato un nuovo record storico.
Ma come andranno i mercati ora? Gli investitori attendono le mosse del presidente Usa, soprattutto sui tanto annunciati dazi ma anche su potenziali tagli alle tasse e sulla deregolamentazione dell’economia.
E anche i big del settore si interrogano. Dal ceo di JPMorgan Jamie Dimon, al numero uno di BlackRock e Morgan Stanley, ecco cosa hanno indicato all’ultimo Forum di Davos, i nomi più importanti del settore.
Da Fink a Ermotti: le dichiarazioni dei big a Davos
Tra gli ottimisti troviamo Larry Fink, ceo di BlackRock che si dice “cautamente ottimista, ma ho anche degli scenari che potrebbero essere piuttosto negativi”, ha dichiarato alla CNBC.
“Credo che se dovessimo sbloccare tutto questo capitale privato avremo una crescita enorme, [ma], allo stesso tempo, una parte di questo sblocca nuove pressioni inflazionistiche”, ha spiegato. “E credo che questo sia il rischio che non viene considerato dal mercato”.
“C’è troppo pessimismo riguardo all’Europa” ha continuato Fink. “Credo che sia giunto il momento di tornare a investire in Europa”, ha detto, aggiungendo che ci sono ancora progressi da fare in aree come l’unione dei mercati dei capitali.
Ted Pick, ceo di Morgan Stanley invece ritiene che gli utili societari possano sostenere la crescita dei listini nei prossimi 12-24 mesi, in quanto “continuano ad essere forti”.
“Quante aziende in questo momento parlano di recessione e quante di inflazione? Mi sembra che la prospettiva degli utili sia piuttosto ottimistica”, ha affermato Pick. “Se siete un investitore e pensate all’allocazione nei prossimi 12-18 mesi, certo potrebbe esserci un calo a livello di indice, ma [volete] davvero pensare a un’esposizione settoriale?”.
Ha parlato dei mercati azionari anche Dimon. “Da qualsiasi punto di vista, sono tra il 10% e il 15%”, ha detto Dimon ad Andrew Ross Sorkin, riferendosi ai mercati azionari Usa. “Sono elevati ma servono risultati abbastanza buoni per giustificare quei prezzi”.
Brian Moynihan, ceo di Bank of America, invece ritiene che i mercati statunitensi abbiano spazio per salire nel 2025 e che la preoccupazione principale per le imprese e i servizi finanziari sia la politica normativa, piuttosto che l’inflazione.
“Il nostro team di ricerca pensa che quest’anno ci sia spazio per salire, e prevede che il mercato salga. Non tanto quanto l’anno scorso, e la cosa insolita è che ci sono stati un paio di anni consecutivi di crescita molto forte, ma questo veniva da un paio di anni di periodi molto insoliti”, ha detto Moynihan che ha aggiunto: “Credo che se si considera l’aspetto chiave per le imprese in generale, compresi i servizi finanziari e le attività bancarie, sia la questione della regolamentazione”.
I dazi proposti dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrebbero impedire la disinflazione e mantenere i tassi di interesse più alti, ha dichiarato Sergio Ermotti, ceo di Ubs e infine la presidente della Banca centrale europea ha sostenuto che oggi “siamo certamente interessati a vedere gli Stati Uniti crescere, perché la crescita degli Stati Uniti è sempre stata un fattore favorevole per il resto del mondo”.