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Consulenti finanziari: ne servono almeno altri 30.000

Il senso del titolo di questo articolo, ovviamente provocatorio, deriva da un semplice ragionamento matematico. Anni fa, agli inizi degli anni 2000, il numero di consulenti finanziari iscritti all’Albo raggiunse il suo picco massimo (oltre 66.000 professionisti) per poi calare significativamente negli anni successivi fino ad arrivare ai poco meno di 52.000 alla fine del 2023 (dati Ocf).
Di questi ultimi, tuttavia, solo 35.265 professionisti sono operativi avendo un mandato per una banca, una Sim o una Sgr.
Questo numero si è stabilizzato a partire dal 2009.

Clienti e masse in forte crescita.

Guardando il numero dei clienti e delle masse gestite le cose sono però ben diverse. Giusto per avere un’idea, dalla relazione annuale di Assoreti del 2008 emerge che nel periodo 2004-2008 l’incidenza delle masse gestite dagli allora promotori finanziari sulla ricchezza delle famiglie italiane era passata dal 5,47% al 6,31 per cento. All’epoca si sosteneva che tali percentuali delimitassero lo spazio di mercato dei consulenti finanziari: bravi e competenti sì, ma oltre una certa fetta di mercato non riescono mica ad andare!
La situazione si è invece ribaltata a partire dal 2009 e poi negli anni seguenti: vuoi per il continuo arretramento delle banche tradizionali (chiusura sportelli), vuoi per le condizioni di mercato (tassi a zero o sotto zero), vuoi ovviamente per le capacità commerciali delle reti, la figura del consulente ha ampliato notevolmente la sua quota di mercato.

La crescita del settore della consulenza.

Nel 2023 Assoreti stima che le masse gestite dai consulenti ammontano a circa 785 miliardi di euro, cioè il 14,3% della ricchezza finanziaria delle famiglie italiane.
Tuttavia, a fronte di questa vistosa crescita, si è precedentemente osservato che il numero di consulenti attivi rimane pressoché identico nel corso del tempo.
I calcoli sono allora facile da fare: a fronte di masse più che raddoppiate (e lo stesso vale per il numero dei clienti), se i consulenti sono numericamente sempre gli stessi ciò vuol dire che il loro patrimonio è mediamente raddoppiato (con alti livelli di dispersione ovviamente. La famosa regola di Pareto, il 20% fa l’80%, vale anche qui). Ben per loro, verrebbe da dire.
La domanda da porsi, a questo, punto, è però la seguente: c’è ancora spazio di crescita per questa figura professionale?
La risposta è semplice: la materia prima di certo non manca. E in questo caso la materia prima è rappresentata dal risparmio accumulato dagli italiani. Il rapporto Abi Monthly Outlook di dicembre 2024 ci ricorda infatti che, a novembre, l’ammontare dei depositi della clientela privata residente (conti correnti, depositi rimborsabili con preavviso, depositi con durata prestabilita e pronti contro termine) si attesta al di sopra dei 1.800 miliardi di euro, cioè ben oltre il doppio delle masse oggi gestite dai consulenti finanziari (anche se parte di questa liquidità è presente negli stessi conti correnti delle reti).
Facciamo allora un esempio: il sito di Fideuram, il principale player in Italia, riporta che a giugno 2024 le loro masse gestite erano 376 miliardi di euro e il numero di consulenti pari a 6.790 unità. Ora, 1.800 miliardi diviso 376 miliardi fa 4,78; e 4,78 per 6.790 fa 32.456. Eccovi allora altri 30.000 consulenti…

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di febbraio 2025 del magazine Wall Street Italia. Clicca qui per abbonarti.