Tempi duri per la Gran Bretagna nel post Brexit che passa da una crisi all’altra, senza apparente soluzione di continuità: appena rientrata (in parte) quella degli idrocarburi, ecco che un’altra emergenza si affaccia all’orizzonte, quella di una mattanza inutile di migliaia di maiali. Questo per via della penuria di manodopera nei mattatoi, che non riuscendo più a smaltire gli ordini, finiscono per inceppare la catena di macellazione. Così, nelle prossime settimane, oltre 120mila maiali rischiano l’abbattimento senza entrare nel ciclo alimentare.
Le cause della crisi
Dietro la crisi, come dicevamo, c’è sempre l’endemica carenza di lavoratori in alcuni settori chiave, tra cui l’agroalimentare, oltre che su quello dell’autotrasporto, causata dalle nuove norme sull’immigrazione del dopo-Brexit.
Rispetto ai livelli pre-pandemici, la National Pigs Association evidenzia una carenza di quasi il 20% di lavoratori specializzati. Il problema, rileva l’associazione di settore, è che i maiali che si accumulano negli allevamenti, non possono essere classificati come idonei al consumo umano poiché la legge nazionale prevede che vengano macellati in apposite strutture.
Senza contare poi, come spiegano alcuni operatori del comparto, che i maiali vanno al macello quando raggiungono circa i 105 chili, oltre quel peso diventano solo un costo e in più occupano spazio nelle stalle.
Verso inverno nero per consumi ed economia nel post Brexit
Insomma, quella che si delinea è “la tempesta perfetta” che secondo alcuni giornali potrebbe finire per generare addirittura un nuovo “inverno di scontento” come quello che si abbatté sull’economia e sui consumi della Gran Bretagna nel ’78-’79.
Non stupisce dunque che, in questo contesto, siano sempre più numerose le aziende che che invocano un maggiore sostegno da parte del governo Tory di Boris Johnson, accusato di essersi finora limitato a promesse vaghe e a rilasciare qualche migliaio di visti temporanei facilitati per lavoratori esteri di settori come quello avicolo.
Misura ritenuta insufficiente per fronteggiare l’attuale crisi, in un quadro in cui negozi e supermercati, di fronte al rallentamento delle forniture locali, hanno gia’ fatto incetta di carne d’importazione, meno costosa e proveniente principalmente dall’area Ue.