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Brexit: negoziati oltre il 31 dicembre? La Francia dice no

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Mentre proseguono senza sosta le trattative tra Bruxelles e Londra per raggiungere un accordo post-Brexit, arriva l’ultimatum francese.

“I negoziati sulla Brexit si concluderanno, con o senza accordo, entro il 31 dicembre” ha detto oggi il Segretario di Stato francese per gli affari europei, Clement Beaune, contraddicendo le dichiarazioni rese ieri dal negoziatore europeo Michel Barnier. “Non voglio che andiamo oltre la fine dell’anno. Dobbiamo essere in grado di concludere il negoziato nei giorni a venire” considerando che “questa trattativa doveva concludersi all’inizio di novembre”.

Barnier: “Ue pronta a negoziare oltre il 31 dicembre”

Ieri, Michel Barnier aveva spiegato invece che l’Ue era pronta a negoziare un accordo post-Brexit con il Regno Unito “fino alla fine dell’anno e oltre”, se necessario, per evitare un “no deal” sulla Brexit.

Riferendo agli ambasciatori dei 27, Barnier ha affermato che sono stati “compiuti progressi” e che la “maggior parte dei problemi è stata preliminarmente chiusa o è prossima all’accordo”.  Tuttavia – secondo quanto riferiscono fonti Ue -, Barnier ha ricordato che le “differenze in materia di pesca rimangono difficili da colmare”.

Il francese ha poi puntualizzato che “sfortunatamente, il Regno Unito non si sta ancora muovendo abbastanza per concludere un accordo equo sulla pesca”. Facendo il punto sui negoziati con i rappresentanti degli Stati membri, Barnier ha detto di avere rifiutato una recente offerta di Londra sul tema, che rimane il principale nodo da risolvere nei colloqui tra Regno Unito e Ue.

Il nodo della pesca

Il vero nodo dei negoziati per la Brexit continua a essere quello sui diritti di pesca. Per provare a sbloccare la situazione, il Regno Unito ha avanzato la proposta di diminuire del 30% il valore del pesce catturato dalle barche dell’UE nelle acque britanniche, un calo sostanziale dalla richiesta del 60% della scorsa settimana.

L’Unione europea ha, tuttavia, rifiutato qualsiasi riduzione superiore al 25%, spinta soprattutto dall’intransigenza di Francia e Danimarca. Oltre al valore percentuale delle catture, le due parti stanno negoziando su quanto tempo sarà concesso ai pescatori per adeguarsi alle regole.