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BORSE: MERRILL LYNCH PESSIMISTA NEL BREVE

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Dopo la corsa al rialzo degli indici, partita dai minimi del 21 settembre, che ha portato lo scorso 5 dicembre il Nasdaq sopra quota 2.000 e il Dow Jones sopra 10.000, siamo tornati in una fase di incertezza, con i mercati che non sembrano voler prendere una direzione precisa.

E’ solo una pausa all’interno di un lungo rally o sara’ un ritracciamento lungo e profondo? Quando arrivera’ effettivamente la ripresa economica tanto attesa?

Abbiamo raccolto l’opinione di tre importanti banche americane.

Secondo Merrill Lynch la recessione si concludera’ con il primo trimestre 2002. Dal secondo sara’ gia’ ripresa. Nel seconda meta’ dell’anno, inoltre, i bassi tassi d’interesse e gli stimoli fiscali spingeranno l’economia intorno a tassi di crescita del 5%.

Merrill Lynch e’ ottimista anche sui mercati finanziari, ma non nel breve termine, dove intravede piu’ di un rischio. Innanzitutto l’indice che Merrill ha elaborato per analizzare il trend delle borse nel medio termine segna –2, valore minimo dallo scorso maggio/giugno. Il 21 settembre era arrivato a +5, segnalando l’alta possibilita’ di un rally, che di fatto si e’ verificato.

Inoltre altri indicatori denotano una situazione di ipercomprato, che rafforza la probabilita’ di un ritracciamento nelle prossime settimane. Lo scorso 21 settembre tali indicatori si trovavano in ipervenduto e inizio’ il recupero.

Infine una previsione sui tassi d’interesse: la Fed dovrebbe tagliare ancora di 25 punti base i Fed Funds nella prossima riunione di fine gennaio, portandoli all’1,50%.

Goldman Sachs e’ in linea con le previsioni di Merrill Lynch. Anche per l’altra grande banca d’affari, infatti, la ripresa arrivera’ nel secondo trimestre 2001, mentre nella seconda meta’ dell’anno i tassi di crescita’ saranno del 5,1%.

Nel complesso la crescita del Pil 2002 si dovrebbe attestare intorno all’1,6%.

Goldman e’ positivo, sia sul mercato azionario, soprattutto europeo, che su quello obbligazionario e ha recentemente ridotto il peso della liquidita’ nel proprio portafoglio.

Tra i maggiori rischi per il mercato e l’economia la banca individua la deflazione, il collasso del dollaro (che comunque dovrebbe indebolirsi rispetto all’euro nel corso del 2002) e l’eventualita’ di nuovi attentati.

Per quanto riguarda le banche centrali Goldman ritiene che la Fed tagliera’ ancora i tassi di un quarto di punto, mentre la Banca Centrale Europea dello 0,75%.

Citigroup, il primo gruppo bancario americano, prevede che la ripresa arrivera’ nel secondo semestre 2002, quando gli stimoli fiscali (che raggiungeranno l’1,5% del Pil nel 2002, valore piu’ alto dai primi anni 80) e i bassi tassi d’interesse spingeranno l’economia verso tassi di crescita del 5%.

I primi due trimestri saranno di transizione. Nel complesso il PIL americano dovrebbe crescere dell’1% nel 2001, dell’1,4% nel 2002 e addirittura del 4,2% nel 2003.

A livello globale saranno quindi ancora gli Stati Uniti a guidare la ripresa, dato che l’area Euro, che dovrebbe crescere dell’1,5% quest’anno, si attestera’ su tassi di crescita dell’1% e del 2,9%, rispettivamente nel 2002 e 2003.

Il Giappone invece uscira’ dalla recessione solo nel 2003, mentre il 2002 sara’ l’anno peggiore per l’economia nipponica, con un Pil negativo dell’1,6%.

Sui mercati, che si apprestano a chiudere per il secondo anno consecutivo in negativo (non accadeva della recessione 73-74), Citigroup e’ ottimista, ritenendo che il premio al rischio (utilizzato nella valutazione dei singoli titoli) si ridurra’, alzando il prezzo teorico (target price) di ciascun titolo.

I tassi d’interesse dovrebbero scendere negli Stati Uniti all’1,50% nei prossimi tre mesi, per poi risalire fino al 2,50% per la fine dell’anno.

In Europa il trend del tasso ufficiale di sconto continuera’ a essere decrescente fino a toccare un minimo al 2,75%, con una lieve risalita al 3% alla fine del 2002.

Sul mercato obbligazionario americano i rendimenti sono destinati a salire, con quello del bond a 10 anni che dovrebbe portarsi al 5,50%.

Infine, anche Citigroup, come Goldman, prevede un dollaro debole, che perdera’ terreno nel corso dell’anno nei confronti dell’euro. I rischi sono individuati ancora nel terrorismo e in un calo eccessivo della moneta americana.

Un altro rischio che solleviamo sono i “warnings”. Infatti molte societa’ chiuderanno l’esercizio 2001 il prossimo 31 dicembre (altre, la minoranza, concludono l’esercizio in date differenti. Cisco per esempio chiude il bilancio il 28 luglio) e, visto che il bilancio annuale viene certificato dalle societa’ di revisione, i manager non possono ricorrere a “particolari” interpretazioni contabili per far apparire i dati migliori di quello che sono in realta’.

Inoltre, dovrebbero venire alla luce tutte le strategie contabili utilizzate per migliorare i risultati trimestrali nel corso dell’anno.

Intanto il 13 dicembre hanno lanciato un allarme su vendite e/o profitti due big come Ciena e Lucent (infrastrutture per le comunicazioni), a cui si sono aggiunte Qwest Communications (servizi alle telecomunicazioni) e Macromedia (software).

Un’ondata di “warnings” come quella di dicembre 2000 potrebbe riportare gli indici assai piu’ in basso del livello attuale.

(*) Simone Pierucci e’ analista finanziario per Wall Street Italia.