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Tra i mercati finanziari e l’economia reale nel medio-lungo termine c’è storicamente un nesso significativo, sebbene le dinamiche di breve termine possano in alcuni casi divergere in modo marcato. Così scrive il Centro Studi di Confindustria nella sua Congiuntura flash soffermandosi sulle quotazioni di Borsa attualmente ai massimi.
Borse al top: la situazione attuale
Negli USA, l’indice S&P-500 a febbraio 2025 è più alto del +132% rispetto ai livelli di inizio 2019, grazie soprattutto al forte incremento nel corso del 2024 (campagna elettorale per le presidenziali, news sulla guerra Russia-Ucraina); l’indice “tecnologico” Nasdaq registra un aumento ancora più ampio (+228%). In Europa, le Borse stanno salendo rapidamente: nel DAX tedesco +8,0% a febbraio su fine 2024, nel FTSE italiano +7,7%; con tale ulteriore balzo, le quotazioni sono al +98% in Germania e al +85% in Italia dai livelli di inizio 2019.
Particolarmente positivo l’andamento delle quotazioni del settore bancario scrive il CsC. In Italia +199% nel 2025 sul 2019, in Germania +170%, ma anche negli USA l’incremento per il settore è marcato. Ciò grazie al contesto di alti tassi in entrambe le aree, ai massimi fino a metà del 2024 e tutt’ora elevati, che insieme alle altre misure di politica monetaria (acquisto di titoli, prestiti alle banche) ha sostenuto la redditività degli istituti nell’Eurozona e negli USA.
Borsa ed economia reale: quale correlazione
La correlazione tra la dinamica dei prezzi di Borsa e quella del PIL (calcolata su dati trimestrali, grezzi, a prezzi correnti), in Italia è stata pari al 78% nel periodo 2019-2024, un valore molto elevato, nonostante che il mercato di Borsa in Italia conti meno rispetto ad altre economie come USA e UK.
I canali tramite cui la Borsa ha un impatto sull’economia reale sono molteplici scrive il Centro studi secondo cui un rialzo delle quotazioni, accrescendo la ricchezza finanziaria delle famiglie, può avere un effetto positivo sulla spesa per consumi, specie in beni durevoli. Similmente, quotazioni azionarie più alte possono consentire alle imprese di reperire più facilmente risorse di medio-lungo termine sui mercati, per finanziare nuovi investimenti e anche per sostenere un aumento dell’attività produttiva corrente.
I prezzi di Borsa tendono a salire quando si diffonde fiducia tra gli operatori finanziari sulle tendenze di singole imprese e dell’economia. L’andamento delle Borse, continua il Csc dell’associazione degli industriali italiani, perciò è spesso interpretato anche come indicatore di “fiducia”, sebbene solo di una parte degli operatori.
Tende a esserci, infatti, correlazione anche tra le Borse e gli indici di fiducia: in Italia, quella delle imprese è risalita a dicembre e gennaio, insieme ai prezzi azionari. E maggiore fiducia stimola sicuramente gli investimenti e i consumi, quindi il PIL. Dunque, la corsa dei prezzi di Borsa del 2024 e di inizio 2025 può essere un indicatore positivo: suggerisce, nel medio termine, una ripresa della crescita del PIL in Italia (e Germania), riconciliando le traiettorie di mercato finanziario ed economia reale. A meno che il tempo non dimostri che erano gli attuali rialzi di Borsa a essere eccessivi, slegati dalle difficili dinamiche di fondo.
Rimane alta l’incertezza
Tuttavia, sottolinea infine la Congiuntura flash, un avvertimento da non sottovalutare che il rialzo delle Borse non è mai lineare. “Procede con oscillazioni di breve periodo, anche ampie: l’indice VIX, che misura proprio tale volatilità azionaria, oggi è alto (15,2, da 13,8 a fine 2019). E tale volatilità dei mercati si associa spesso ad alta incertezza, come di recente è avvenuto sulla scia degli annunci di dazi USA: l’indice EPU globale è balzato a 375 a fine 2024, valore secondo solo al picco durante la pandemia. E l’incertezza è nemica delle scelte di investimento (imprese) e di consumo (famiglie). Perciò, un trend di Borsa positivo ma volatile non sempre si traduce in contemporanea accelerazione del PIL” concludono gli esperti.