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BOND ITALIANI: 248 DEPENNATI

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(WSI) –
Sono 248 gli “angeli caduti” degli ultimi due anni e mezzo. Non si tratta di una rivisitazione dell’Inferno dantesco ma delle obbligazioni a basso rischio-rendimento (bond di emittenti privati ma anche di titoli di Stato) che, da marzo 2005 a oggi, hanno perso gli standard qualitativi per i quali erano state certificate dal Consorzio PattiChiari dell’Associazione bancaria italiana. Lo rivela un’analisi dell’Ufficio studi del «Sole-24 Ore» sui dati di PattiChiari.

Tutto l’elenco degli “angeli caduti”, quelli con il minor periodo di permanenza nella lista certificata, sono indicati nella tabella pubblicata nel link più sotto. La permanenza media tra l’ingresso e la (definitiva) uscita è stata di 60 giorni ma il record di “velocità in picchiata” appartiene al bond Air Liquide Fin/5,25 scadenza 28 dicembre 2011: un solo giorno da leoni. Perché scatta l'”espulsione”? Soprattutto, la lista è del tutto affidabile?

La lista. L’iniziativa “Obbligazioni basso rischio-rendimento” è stata lanciata dal Consorzio PattiChiari dell’Abi il 15 novembre 2003. A tutt’oggi la lista dei bond comprende 1.587 titoli emessi da 445 società e istituzioni di 27 tra Paesi ed enti sovranazionali. L’elenco dei bond di qualità non ha una lunghezza fissa e i singoli titoli possono tanto uscirne quanto rientrarvi, se tornano in possesso dei parametri richiesti.

I requisiti.I bond dell’elenco (titoli di Stato e corporate) non possono essere strutturati, sono denominati in euro (niente rischio cambio), quotati su mercati ufficiali, hanno bassa variabilità di prezzo (volatilità), devono avere rating elevati da Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. La selezione avviene in base a due parametri: basso rischio di mancato rimborso (possono restare nell’elenco solo titoli con rating medi elevati, da AAA ad A-) e basso rischio di ribasso sul mercato, misurato dal Valore a Rischio” o VaR (l’indice massimo giornaliero ammesso è dello 0,3125% con probabilità del 99%).

Valutazioni “terze”. Secondo Massimo Roccia, direttore di PattiChiari, «sono all’incirca sei milioni i risparmiatori italiani che hanno in portafoglio obbligazioni appartenenti a questa lista. L’iniziativa è interattiva: il cliente bancario che detiene questi bond viene avvisato entro 48 ore dal suo istituto se si verifica un forte aumento del rischio dell’obbligazione, mentre se il grado di rischio resta basso l’informazione gli arriva con l’estratto conto. Né PattiChiari né l’Abi esprimono un giudizio su questi bond o tantomeno li raccomandano, ma si rimettono alle valutazioni delle agenzie di rating combinate con l’indicatore sintetico espresso dal VaR», conclude Roccia.

Un caso limite. L’affermazione di Roccia vale come monito sui limiti di affidabilità del sistema. Una prova emerge dall’esame di due corporate bond emessi da Cit Group, grande finanziaria Usa (74 miliardi di dollari di masse amministrate) che offre una vasta gamma di servizi finanziari retail e ha rating A secondo S&P e Fitch, A2 per Moody’s, con outlook positivo. Cit Group ha due titoli nella lista di PattiChiari (Cit Group/4,25 scadenza 22 settembre 2011, cedola annua fissa del 4,25% e rendimento effettivo 8,45%, codice Isin XS0201605192, emissione da 750 milioni; Cit Group/3,8, scadenza 14 novembre 2012, cedola annua fissa del 3,8%, rendimento effettivo dell’8,15%, codice Isin XS0234935434, emissione da 500 milioni).

Il secondo bond fa parte della lista di Patti Chiari dal 30 settembre 2006 e non ne è mai uscito. Il primo, invece, ha una storia travagliata: entrato il 24 dicembre 2005, è uscito dall’elenco appena sette giorni dopo, il 31 dicembre, è rientrato il primo aprile 2006, uscito il primo luglio e rientrato definitivamente il 30 settembre, sempre perché aveva “registrato una variazione del livello di rischio oltre i parametri stabiliti”. Da inizio agosto, però i due bond hanno visto i corsi deteriorarsi velocemente (per il primo sono passati da 96,4 a 79,6, per il secondo da 91,63 a 76,6), perdendo rispettivamente il 16,25 e il 16,4%. Nello stesso periodo, invece, l’indice Citigroup Total Return Corporate Rating A ha guadagnato lo 0,26%. Nonostante la forbice degli spread si sia aperta notevolmente, indicando un chiaro aumento del rischio, al 23 agosto i due titoli facevano ancora saldamente parte della lista di PattiChiari.

Cosa non funziona? Qualcosa, dunque, non ha funzionato. Poiché PattiChiari svolge solo il ruolo di fornitore di contenuti che trasmette ai risparmiatori italiani le valutazioni di terzi indipendenti (le agenzie di rating), l’errore non può che stare a monte. Ma dove?

Tutti i bond usciti dalla lista di PattiChiari

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