Società

BOND: DI MODA
IL LUNGO, MA OCCHIO ALLA CURVA

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(WSI) – Le banche centrali asiatiche fanno la coda, virtuale, ai banchi del Tesoro Usa. E i T-Bond a breve finiscono per rendere più di quelli a lunga (è «l’inversione della curva» , in termini tecnici). In Italia, il retail si riaffaccia allo sportello dei Bot a 6 mesi che risalgono al 2,513 per cento. È un’inversione di tendenza?

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EUROLANDIA. Nuovo anno, vecchio obiettivo: allungare la duration del debito pubblico per ammortizzare l’eventuale rialzo dei tassi di mercato. Magari con un nuovo Btp a 15 anni o riaprendo, in più di un’occasione, la finestra del Btp a 30 anni. Questa la strategia più probabile del Tesoro sul fronte dei bond, per la verità piuttosto ermetica («si terrà conto – si legge – delle evoluzioni della domanda e della curva dei rendimenti») proprio quando sta prendendo corpo il rialzo, temuto da Tremonti, sospirato dagli affezionati ai titoli di Stato.

Il 2005, infatti, si è chiuso con i BoT e Ctz ai massimi, in quanto a rendimenti, dal gennaio del 2003. L’aumento generalizzato che ha distinto il finale d’anno per tutti i titoli di Stato di Eurolandia, se confermato, probabilmente costringerà gli strateghi dell’Europa monetaria a modificare le proprie scelte. Il ministero delle Finanze tedesco, ad esempio, potrebbe rinviare ancora il lancio del Bund indicizzato all’inflazione, un titolo parecchio atteso dai tesorieri del pianeta, anche perchè potrebbe dare spessore al comparto dei bond in euro anti-carovita.

Ma, tornando all’Italia, la vera incognita riguarda l’ammontare delle emissioni del 2006. Le linee guida “sulla gestione delle passività statali” offrono pochi lumi in materia: Banca Intesa, poche settimane fa, ipotizzava emissioni nette per 20 miliardi, destinate ad aggiungersi ai 202 miliardi di Btp, Bot, Ctz in scadenza e ai 201 miliardi i Cct in circolazione. Dopo il rialzo dei tassi di dicembre, l’aggravio di spesa per il ministero (o, di riflesso, i maggiori interessi intascati dai sottoscrittori) potrebbe aggirarsi attorno a 1,1 miliardi.

AREA DOLLARO. Negli Stati Uniti la novità è stata l’inversione della curva sul tratto 2-10 anni. La scelta del Tesoro americano di riaprire il Treasury trentennale si è così rivelata quanto mai azzeccata: potrà emettere titoli a lunghissima scadenza pagando una cedola quasi uguale a quelli a breve. Dati alla mano, il bond Usa a due anni offre 4,39%, il decennale 4,38% e quello a 30 anni 4,54 per cento. Una situazione quasi paradossale che, secondo alcuni economisti potrebbe annunciare l’inizio del rallentamento (se non della recessione) per l’economia americana. Ma su questo punto, sia il presidente uscente della Federal Reserve, Alan Greenspan, sia gli esperti di Goldman Sachs sono stati chiari: non c’è nessun rischio per la congiuntura Usa, che gode di ottima salute.

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