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BOND DEL CRACK LEHMAN BROTHERS, PASSI AVANTI

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(WSI) – Il conto alla rovescia per la registrazione dei crediti presso Lehman Brothers Holdindgs (Lbhi), la casa madre americana che ha garantito la gran parte delle obbligazioni emesse in Europa, è cominciato. Le banche italiane, con il supporto dell’Abi e dello studio legale Allen&Overy, stanno cominciando a mettere a punto la strategia per agire in conto proprio e per conto dei loro clienti. Anche se non tutte intendono prendersi l’onere di registrare anche i crediti della clientela.

Una riunione tra i gli esponenti degli istituti bancari coinvolti nel crack Lehman potrebbe tenersi a inizio settembre per mettere nero su bianco le differenti linee di azione. Per ora di certo e irrevocabile c’è il termine, fissato al 2 novembre, per registrare i crediti degli obbligazionisti verso Lbhi: è un passaggio fondamentale perchè, seppure i bond italiani siano stati emessi dalla società olandese Lehman Brothers Treasury Co., quest’ultima è solo una società veicolo praticamente priva di asset che dovrà dipendere da eventuali accordi con gli Usa per poter liquidare i suoi creditori.

Il curatore olandese ha infatti dichiarato di volersi insinuare anch’esso nella procedura di Lbhi, verso la quale ha crediti per 32 miliardi di dollari (a fronte di altrettanti debiti verso gli obbligazionisti europei), e aspettare che questa si concluda prima di soddisfare i propri creditori. Ma se, in estrema ratio, Lbhi decidesse di accollarsi direttamente la liquidazione dei bond europei, che essa ha comunque garantito, senza la registrazione del credito negli Usa ogni speranza di rimborso svanirebbe.

Nei giorni scorsi sono state pubblicate da Lbhi le istruzioni per l’insinuazione al passivo, attraverso la proof of claim, ovvero prova del credito, chiarite e codificate in una recente circolare dell’Abi ma anche nelle informative ai clienti di uno degli studi più attivi in Italia su Lehman, lo Studio Giuridico Economico (Sge). La procedura semplificata decisa dall’amministratore Usa, Alvarez&Marsal, consente alle banche di non chiedere ai clienti un mandato e dunque di avvalersi del silenzio-assenso: gli istituti di credito che decideranno di iscrivere i propri clienti a settembre invieranno lettere in cui annunceranno l’intenzione di procedere in questo senso salvo decisione contraria, da mettere per iscritto, da parte del cliente. Da quel momento in poi per Lbhi la controparte da pagare non sarà più l’obbligazionista, ma la banca che poi procederà a rimborsare il titolare del bond.

Alcune banche (ai primi di settembre sapremo quali saranno), invece, si limiteranno a informare i clienti della scadenza per la registrazione del credito e a fornire tutto il supporto informativo per procedere all’operazione. Le informazioni per chi si vuole muovere in prima persona sono fornite all’indirizzo internet http://www.lehman-docket.com, alla voce Lehman Program Securities. In quella sezione va dapprima verificata la presenza del proprio titolo nella lista delle obbligazioni emesse in Europa (Euro Medium Term Note Program, German Note Issuance Program e Swiss Certificates Program) utilizzando l’Isin code del titolo.

Poi si può scaricare il documento per la proof of claim che va compilato in inglese e spedito via posta o corriere (non via mail) agli indirizzi indicati nella sezione “Notice of deadlines for filing proofs of claim”. Per compilare il modulo è indispensabile disporre di informazioni sul titolo obbligazionario. Innanzi tutto l’Isin code, in genere noto all’obbligazionista, e il valore dell’obbligazione che va espresso in dollari americani alla quotazione del 15 settembre 2008.

Ci sono poi due passaggi importanti per i quali è richiesta la collaborazione della banca che ha venduto il bond: la procedura richiede un blocking number, o numero di blocco, del titolo presso il depositario di ultima istanza (Clearstream o Euroclear). Questa procedura di blocco, che va richiesta alla banca, deve essere effettuata dall’istituto entro e non oltre il 23 ottobre 2009: quando la banca avrà eseguito la procedura, dovrà fornire il numero di blocco che va inserito nel modulo. È necessario, inoltre, il numero conto clienti che la banca ha accesso presso il depositario di ultima istanza: anche questo dato va richiesto al proprio istituto di credito.

«Già all’indomani del provvedimento del tribunale di New York del 2 luglio – spiegano Raffaele Romano e Angelo D’Alessandro dello studio Sge – ci siamo mossi, per i nostri clienti, chiedendo alle banche di attivarsi per fornire i blocking number dei titoli. Ancora prima, avevamo ottenuto i numeri dei conti clienti aperti dalle banche presso i depositari ultimi dei titoli».

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