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BIPOP CARIRE: LE IPOTESI SU AZIMUT E OPA

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Bipop Carire capitalizza l’attenzione degli operatori di Piazza Affari che nella società bresciana trovano tutti gli elementi costitutivi per una sana speculazione. Voci, indiscrezioni, smentite e altro ancora interessano l’istituto di credito che grazie al valzer sulla vendita della controllata Azimut e delle ipotesi di Opa totale, amichevole o ostile, tutte le ipotesi sono buone, è balzato agli onori delle cronache.

Il fattore denaro pare essere l’elemento fondamentale per trovare il bandolo della matassa dell’intricata questione. “E’ solo una questione di soldi ma le mani si sono già strette” ci disse un operatore settimane fa. E ancora oggi pare che l’unico scoglio alla vendita della società di risparmio gestito sia la definizione esatta di quanto valga Azimut.

Credit Suisse First Boston ha deciso di mettere sul piatto 2.000 miliardi, secondo le ultime voci di mercato, e questa è forse la valutazione migliore che Bipop possa ottenere, sempre che non sia vero che Axa sia disposta a rialzare l’offerta di qualche centinaio di miliardi di lire ancora.

“Se Bipop riesce a vendere Azimut per 2.000 miliardi fa un buon affare – commenta a Wall Street Italia da Londra Marcello Zanardo, analista di Dresdner Kleinwort – perché verrebbe pagata con un multiplo di 15 che è abbastanza alto”.

Sul valore di Azimut e sul perché sia difficile da valutare interviene anche Antonio Ranieri, analista Uniprof: “Per tutta una serie di fattori è una società difficile da valutare. Oltre ai motivi esogeni che si ricollegano alla crisi del comparto del risparmio gestito, c’è anche il problema della rete dei promotori che non si sa se resta o meno in caso di vendita”.

Secondo Donatella Principe, analista della Banca Popolare di Vicenza, “Azimut presenta difficoltà di gestione e di vendita perché l’80% del capitale, delle sei società di cui è composta, è in mano agli intermediari”.

Ma nella saga Bipop da alcune settimane si specula anche sulle ipotesi di Offerta pubblica d’acquisto (Opa) sull’intera società, magari dopo aver venduto la stessa Azimut e aver messo un bel po’ di liquidità in cassa.

Il prezzo, secondo quelle che sono le consuetudini di mercato, potrebbe aggirarsi intorno ai €5,5-€6 con un premio rispetto ai valori attuali di circa il 20%. Secondo gli analisti, sentiti da Wall Street Italia, questo potrebbe essere un prezzo corretto, ma tutti sono scettici che i soci della società possano accettare un’offerta così lontana dai prezzi con cui lo stesso board e i soci di maggioranza hanno in carico i titoli Bipop Carire.

Tra i soci di riferimento ad esempio, “un azionista che detiene l’11,8% del capitale dell’istituto bresciano ha azioni in possesso a €8,5 e la Fondazione Mondadori (10,4% del capitale) a un prezzo simile” commenta un analista di una banca italiana che preferisce rimanere anonimo per politica aziendale.

In base al semplice paragone dei numeri, gli analisti dubitano apertamente che possa essere lanciata una scalata. Inoltre, gli interessati alla banca bresciana sono delle assicurazioni, Axa in testa, che per legge non si possono fondere con istituti di credito. “Poi c’è sempre il fattore BankItalia – aggiunge Principe – con il Governatore Fazio che dovrebbe dare il suo consenso a qualsiasi operazione di fusione”.