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Beni rifugio per tutte le tasche con il collezionismo di nicchia

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di Lorenzo Raffo

Lontano dalle quotazioni record di quelli da super ricchi c’è un mondo che punta su oggetti minori alla portata di tutti

I prezzi dei gioielli di altissimo prestigio sono ormai inavvicinabili, cresce il mercato delle auto d’epoca, quelle da nababbi, le quotazioni delle opere d’arte tendono a ulteriori rialzi e le case da super ricchi non temono alcuna crisi. I beni rifugio – qualunque sia la loro natura – risentono molto meno del rallentamento economico e soprattutto della volatilità dei mercati rispetto agli asset finanziari. E’ cosa nota e che viene da lontano. Il piccolo e medio risparmiatore inevitabilmente si sente un po’ depresso da tali notizie: lui non può partecipare a un gioco riservato a un’élite di iperfortunati, cui sono riservate modalità di compravendita con tanto di consulenti e periti specializzati in stime che da sole costano un occhio della testa. Così sempre il piccolo e medio risparmiatore legge di questo mondo da Vip sui media ma non ha margini d’azione.

C’è spazio per tutti

Cerchiamo allora di smentire l’impressione che i beni rifugio non si prestino alla famiglia costretta a far quadrare i conti a fine mese. L’obiettivo della diversificazione può essere perseguito, sebbene con asset diversi, più popolari e alla portata di molto tasche. Vi conduciamo così in questo mondo, con un avviso però. Se gioielli, auto d’epoca, arte e case di altissimo prestigio richiedono l’intermediazione di specialisti, gli oggetti più “democratici” impongono una certa passione specifica, poiché inventarsi dal nulla un investimento in settori di nicchia – seppur avvicinabili da chiunque o quasi come quotazioni – può comportare rischi significativi, più che altro in termini di commerciabilità.

Un riferimento utile per capire questo mondo sta nell’accedere al sito Catawiki, marketplace per collezionisti in erba o affermati, adatto a entrare in contatto con una comunità di esperti e amatori di oggetti molto particolari, che possiamo definire appunto beni rifugio in scala ridotta.
Una ricerca realizzata di recente all’interno del sito ha evidenziato – a livello europeo – che le categorie con migliori prospettive di crescita sono varie ma ciò non è esaustivo rispetto a un universo in piena evoluzione. In particolare si tratterebbe di: giocattoli d’epoca, bottiglie di whisky rari, automobili d’epoca ma per il grande pubblico, quadri di giovani artisti sconosciuti e di monete rare, quasi sempre riferite a edizioni limitate. È evidente come siano settori specialistici, sintesi di un panorama estesissimo, che va dalle borse femminili ai cimeli militari, dagli orologi alle magliette dei calciatori e dai computer ai dischi. Qualcuno potrà dire: ma questi sono hobby e non devono essere investimenti! No, sono allo stesso tempo hobby e investimenti, abbinata perfetta per tradursi in business di lungo periodo.

Storie dal vivo

Le esperienze di chi ha puntato su così specifiche forme di investimento sono tante e dimostrano che spesso i beni rifugio a basso prezzo unitario rendono moltissimo. Lo raccontano due persone che hanno investito rispettivamente i propri risparmi in fotografie d’epoca di Enzo Ferrari e in baionette.

Renato Bindi è un “baby” pensionato, uscito dal mondo del lavoro a poco più di 50 anni di età. Erano tempi diversi rispetto agli attuali e subito si è posto una domanda: che faccio? Cercarsi un altro lavoro o smanettare con qualche business di nicchia? Ha scelto la seconda strada e si è messo a ricatalogare una serie di foto d’epoca di piloti degli anni ’50 e ’60 lasciate in eredità dal padre. Che le aveva scattate soprattutto in occasione dei G.P d’Italia di Formula 1, appuntamento per lui immancabile. Subito si è reso conto di avere un piccolo tesoro e ha cominciato a frequentare mercatini alla ricerca di immagini della stessa tipologia ma soprattutto riproducenti Enzo Ferrari. Ne ha acquistate non poche a prezzi da amatori e oggi si ritrova nelle mani una collezione valutata da un esperto americano in oltre 300 mila euro. L’investimento originale non ha superato l’equivalente di 10/15 mila euro. Altro che azioni e fondi!

E ora la seconda storia. Umberto Sibili non si era mai occupato in vita sua di armi, che guardava con un certo distacco. Casualmente, durante un viaggio in treno, ha conosciuto un appassionato del settore che l’ha invitato a un evento. Nel giro di pochi anni è diventato uno specialista di baionette sia lunghe sia corte, trasformandosi in esperto della materia, con un capitale salito da circa 30 mila a poco più di 195 mila euro nell’arco di un quinquennio. Compra e vende fra privati ma le migliori sono conservate in una grande vetrina della sua casa e le considera una specie di cassaforte contro le intemperie della vita.

Due vantaggi

Il ricorso al risparmio hobby si sta sviluppando molto più di quanto non si creda per due motivi: rivolgendosi solo a oggetti usati è esente da imposizioni fiscali, sempre che non si configuri un’attività commerciale, caso in cui i proventi conseguiti dovrebbero essere considerati redditi d’impresa, alla stregua di quanto previsto dall’articolo 55 del Tuir, il che renderebbe necessaria la partita Iva. In altre parole non bisogna diventare imprenditori dell’usato e mantenere invece il proprio “business” all’interno di una pura attività occasionale, il che non esclude comunque di rivolgersi a specialisti fiscali per valutarne tutti gli aspetti.
Inoltre gli scambi avvengono ormai attraverso “marketplace”, riducendo fortemente i costi di trasferimento. Logicamente ciò comporta rischi maggiori di truffe, contro cui solo l’esperienza e la conoscenza sono antidoti inevitabili.

Quanto investire

Quel tanto che consente di pianificare una forma di risparmio: è la scelta fondamentale per determinare gli importi da destinare ai beni rifugio in formato ridotto. Non ci si deve far prendere dalla passione ma occorre mantenere i freni inibitori, stabilendo importi massimi per l’investimento globale e per i singoli acquisti. Certamente rivolgersi a settori che non comportino costi di restauro e di manutenzione è meglio, così come operare in settori con beni di piccole dimensioni, più facilmente gestibili. Fra i giocattoli d’epoca le serie limitate o meglio conservate sono molto richieste e possono riservare veloci crescite delle quotazioni in base anche a eventi particolari. Nel settore degli alcolici si è registrato un vero e proprio boom delle bottiglie di whisky d’annata.

In Gran Bretagna questa forma di investimento ha raggiunto cifre da capogiro in poco tempo, riservando eccellenti plusvalenze, al punto tale che stanno nascendo molte iniziative che puntano a professionalizzare un così specifico asset, fino a poco tempo fa destinato solo agli appassionati. Fra le automobili d’epoca se le Ferrari e Porsche spopolano tra i ricchi, ai “piccoli” sono riservate soddisfazioni nel puntare per esempio sulle prime Ford Fiesta e Austin/Morris Mini così come sulle Alfa Romeo di vent’anni fa.

Da quando poi le Land Rover non sono più prodotte le loro quotazioni hanno cominciato a registrare forti incrementi. In dieci anni la performance delle auto d’epoca è sailta del 200%. L’arte moderna di piccolo taglio richiede conoscenze approfondite e non è certo riservata ai neofiti; tuttavia è un mercato in piena evoluzione e che riserva sorprese eccellenti.

La lista potrebbe estendersi a quelle che sono, per ammissione stessa dei collezionisti/investitori, considerate delle curiosità: per esempio lettere di personaggi storici, penne appartenute a politici o scrittori, oggetti utilizzati negli aerei, stampi per cioccolata o comunque dolci vari, scacchi, calcolatrici e computer, scatole per gioielli e stranezze varie, quali teschi, carte da gioco, barometri, ombrelli e tanto altro ancora. Il tutto regolarmente soggetto a quotazioni di mercato, che possono variare e di molto in rapporto a specifiche vicende. Nel 2021 ci sarà per esempio il duecentesimo anniversario della morte di Napoleone Bonaparte, deceduto all’Isola d’Elena il 5 maggio 1821. Già si prevede un boom per gli oggetti riferiti alla sua vita o al personaggio, con inevitabili sussulti delle quotazioni. All’evento c’è chi si prepara da anni. Altro che hobby!

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di febbraio del magazine Wall Street Italia.