Mercati

Banche a picco a Piazza Affari, i settori più penalizzati dai dazi

Continua il sell off sulle Borse europee, dopo la seduta in rosso di ieri. Piazza Affari si conferma maglia nera d’Europa con il Ftse Mib che lascia sul terreno il 4,2% intorno alle 11, scendendo anche sotto quota 36mila punti (ora a 35.510) ai minimi da metà gennaio. A trainare in basso il listino milanese, sono soprattutto le banche sul rischio di una recessione globale. Ma nel mirino delle vendite ci sono anche tutti i settori collegati al consumo. Nel resto d’Europa Francoforte perde l’1,99%, Parigi l’1,54%, Londra l’1,53%, Amsterdam l’1,02% e Madrid il 3,57%.

Banche sotto tiro

A Milano il sottoindice Ftse Italia Banks lascia sul terreno il 4,44%. Il mercato teme che la guerra dei dazi dichiarata dall’amministrazione Trump possa causare una recessione in molti Paesi, spingendo le banche centrali a tagliare ancora i tassi nonostante i rischi al rialzo sull’inflazione.

Sono così in coda al Ftse Mib milanese Mps (-5,54%), Bper (-5,24%), UniCredit (-4,83%), la Popolare di Sondrio (-4,78%) e Banco Bpm (-4,52%).

Non vanno meglio le cose per i competitor del Vecchio Continente. A livello europeo il sottoindice Stoxx del comparto perde il 4,03% e le vendite colpiscono Societé Generale (-4,25%) e Bnp Paribas (-3,51%) a Parigi, Deutsche Bank (-5,18%) e Commerzbank (-4,73%) a Francoforte, Ubs (-3,01%) a Zurigo, Bacrclays (-3,65%) e Hsbc (-3,06%) a Londra, Banco Sabadell (-5,21%), Santander (-4,07%) e Bbva (-3,99%) a Madrid.

Settori più a rischio

A livello settoriale – spiega  Luigi De Bellis, Head Research Team di EQUITA – i consumi sono chiaramente il segmento più impattato, a causa dei dazi elevati sui paesi asiatici e dell’introduzione del 20% sulle importazioni dall’Europa. Per Campari, tariffe al 20% da EU sono leggermente migliorative rispetto alle simulazioni iniziali.  Meglio va ai semiconduttori che sono stati esplicitamente esentati dai dazi reciproci più alti e dunque saranno soggetti solo al dazio base del 10%.  Al margine – continua De Bellis – si tratta di uno scenario meno negativo delle attese, che riflette la valenza strategica del settore e gli impegni di investimento di lungo termine presi da alcuni player di rilievo come TSMC.
Per il settore, resta comunque un impatto negativo indiretto sulla domanda finale, in particolare nei settori dell’elettronica di consumo (supply chain largamente integrata con forniture cinesi) e nei settori più esposti al ciclo economico (auto/industrial). Sulle auto, confermata da oggi l’applicazione di dazi del 25% su tutte le auto importate in US, ma resta da chiarire esenzioni USMCA per Messico e Canada. L’esenzione per componenti e auto prodotte in Messico e Canada che rispettino i criteri USMCA renderebbe l’impatto meno negativo per le società più esposte (Stellantis, Eurogroup, Brembo e Pirelli). Per il settore energy, l’impatto risulta marginalmente negativo per la combinazione di due effetti: 1.) l’esclusione dei prodotti energetici dal nuovo round di dazi e 2.) l’impatto negativo sul GDP globale dalle nuove misure che ridurrebbe la domanda di prodotti energetici. Tenaris è al margine quella meno impattata, grazie alla sua significativa produzione negli USA.  Il settore farmaceutico è stato per il momento escluso dalle tariffe e sarà oggetto di una negoziazione a parte. Tenuto conto dell’esperienza passata, riteniamo che il segmento della strumentalizzazione medica, sia stata inclusa nei settori oggetto di una negoziazione separata.