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Attacchi Parigi: Russia e Turchia accusano Cia e Mossad

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PARIGI (WSI) – Più emergono dettagli che non tornano dai drammatici fatti di Parigi e più si moltiplicano le teorie del complotto riguardanti gli attacchi alla redazione di Charlie Hebdo, a una poliziotta e al supermercato kosher che hanno provocato la morte di 17 persone.

Anche se i responsabili sono stati identificati, c’è chi parla di mercernari assoldati dai servizi segreti di grandi potenze mondiali come Usa e Israele, la cui intenzione è incolpare l’Islam e punire la Francia per le sue aperture verso Palestina e Russia.

Ad aver condotto gli attentati sono stati dei radicali islamici, uno dei quali è stato addestrato da Al-Qaida in Yemen: i fratelli Kouachi, nati a Parigi e di origini franco-algerine, e un 32enne Amedy Coulibaly.

In Russia e Turchia, nonostante i leader politici abbiano ufficialmente condannato gli attacchi del 7 gennaio, sono iniziate a circolare teorie del complotto che puntano il dito su servizi di intelligence israeliani e statunitensi.

Circa 24 ore dopo che il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, ha preso parte alla marcia di Parigi per omaggiare le vittime degli attentati, il presidente del paese ha fatto dichiarazioni meno concilianti.

“La duplicità dell’Occidente è ovvia”, ha dichiarato Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza stampa. “Noi musulmani non ci siamo mai schierati con il terrore e i massacri: razzismo, odio e islamofobia sono le ragioni del massacro”.

“I colpevoli sono chiari” per l’Occidente, ha aggiunto Erdogan. “I cittadini francesi sono le vittime del massacro e i musulmani sono i colpevoli”.

Un fenomeno simile si è visto anche in Russia. Mentre il ministro degli Esteri Sergei Lavrov partecipava alla manifestazione di domenica a Parigi, a Mosca diversi commentatori e media vicini al Cremlino hanno iniziato a puntare il dito contro gli Stati Uniti e la CIA.

Che le toerie cospirazioniste vengano da fonti filo governative russe fa riflettere in un momento di massima tensione in Ucraina e Medioriente.

“Per lo meno in Turchia è pericoloso come la gente stia conducendo un doppio gioco”, dice al Financial Times Aaron Stein del Royal United Services Institute, un think-tank britannico, sottolineando il comportamento sospetto di autorità che emettono “condanne sul piano internazionale, anche se poi tollerano i sotenitori di opinioni folli che fanno comodo alla base politica”.

In Russia il direttore dell’Istituto Internazionale per i Nuovi Stati, un think-tank di spicco nel paese, dice di essere certo che “supervisori statunitensi siano responsabili per gli attentati terroristici di Parigi, o per lo meno per i radicali islamici che li hanno condotti”. Lui è Alexei Martynov e le dichiarazioni sono state pubblicate da LifeNews, testata online vicina al Cremlino.

“LA FRANCIA ANDAVA PUNITA”

Due giorni prima degli attentati il governo Hollande ha votato a favore del riconoscimento della Palestina. Melih Gokcek, sindaco di Ankara e membro del partito AK, fazione al potere in Turchia dal 2002, ha detto che i servizi di intelligence israeliani del “Mossad sono senza dubbio dietro agli attacchi”.

L’obiettivo, secondo lui, è alimentare l’odio nei confronti dell’Islam. Gokcek ha fatto il collegamento esplicito tra gli attentati e la richiesta di riconoscimento della Palestina delle autorità francesi.
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Anche Ali Sahin, membro del parlamento turco e portavoce degli Affari Esteri dell’AKP, ha elencato otto ragioni valide per sospettare che gli attentati siano stati inscenati in modo da mettere sulla graticola musulmani e Islam.

A creare contrasti diplomatici tra Turchia e Francia è stato anche il caso della moglie di Coulibaly, uno degli attentatori. Hayat Boumeddiene, 26 anni, è riuscita a lasciare la Francia il 2 gennaio e rifugiarsi in Siria sei giorni dopo, passando dall’aeroporto di Istabul.

In un’intervista concessa ai media russi, Alexander Zhilin, alla testa del Centro pro-Cremlino di Mosca per gli Studi dei Problemi Applicati, ha detto che dietro agli attacchi c’è la mando degli Usa che non avrebbero visto di buon grado l’ipotesi ventilata in un’intervista radiofonica da Hollande di fare un passo indietro nelle sanzioni Ue contro la Russia.

Le manovre di Washington sono un “modo rapido per consolidare gli interessi Usa e Ue in Ucraina”, ha detto Zhilin.

Uno dei tabloid più letti in Russia, Komsomolskaya Pravda, ha pubblicato una serie di interviste in cui vengono presentate tutte le motivazioni che avrebbero spinto i servizi segreti degli Stati Uniti a condurre gli attacchi. Il titolo dell’articolo recitava “Gli americani hanno inscenato gli attacchi terroristici di Parigi?”.

TEORIE DEL COMPLOTTO ANCHE IN ITALIA

In Italia Aldo Giannuli, saggista esperto di servizi segreti, ha osservato come nella vicenda potrebbero “esserci altre ‘manine’ di ben altra qualità” perché i “conti non tornano”. L’attentato, dice Giannuli sulle pagine del blog di Beppe Grillo, è di matrice islamica, ma “c’è gran puzza di bruciato”.

Tra gli argomenti citati a sostegno della tesi del complotto vengono citati i documenti di identità dimenticati in auto, che ricordano altri casi sospetti del passato, i rilassati tempi di fuga dei terroristi, la protezione della redazione del settimanale scarsa (il direttore del settimanale era sotto scorta) e le armi da guerra degli attentatori, che erano muniti di kalashnikov.

“Come in tutti i ‘grandi casi’ (Kennedy, piazza Fontana, Palme, 11 settembre, morte di Osama bin Laden ecc), anche in questo di Parigi – scrive Giannuli – i conti non tornano e ci sono un sacco di cose da spiegare”. L’esperto di servizi segreti domanda, ad esempio, “come mai un obiettivo sensibile” come la redazione di Charlie Hebdo fosse “così debolmente protetto”. E, prosegue, “le armi, gli attentatori, dove se le sono procurate? Portate appresso dalla Siria? E i francesi – osserva – se le sono fatte passare sotto il naso?” Ma, soprattutto, “avete mai visto dei terroristi che vanno a fare un’azione portandosi appresso la carta di identità che, poi, dimenticano in auto?”.

E, ancora, quando mai si sono visti “terroristi che agiscono perdendo tanto tempo durante la fuga e dopo aver avuto ben due scontri a fuoco con auto della polizia: si attardano a dare il colpo di grazia ad un agente, raccattano scarpe, poi lasciano un guanto.” E come mai “non è scattato alcun blocco della zona? Nel pieno centro di Parigi, non devono essere state poche le auto della polizia in zona. E Parigi non ha un traffico scorrevolissimo”.

Fonti principali:

Financial Times

Blog di Beppe Grillo

(DaC)