Economia

Asta shock: Germania non riesce a collocare il 35% dei bund

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New York – La Germania ha collocato €3.889 miliardi di bund a 10 anni ad un tasso inferiore al 2%, ma la vera notizia e’ che la domanda e’ stata la peggiore di sempre: solo il 65% dei titoli di stato hanno trovato un contraente. La parte alta dell’asticella era stata fissata a 6.000 miliardi.

Resta da sottolineare che Berlino e’ riuscita ad ottenere finanziamenti per 10 anni ad un tasso in ribasso di 11 punti base rispetto all’ultima asta. Il rendimento e’ stato pari all’1,8% in calo dall’1,9% della precedente asta. Ciononostante gli analisti lo considerano nel complesso un risultato negativo.

Il mercato ha reagito male, con i prezzi dei bund che subiscono un brusco calo. I futures sul bund con consegna a dicembre cedono 0,53 punti base a 136,72. I CDS a cinque anni, ovvero i contratti per assicurarsi per 5 anni contro il default del debito sovrano del paese, sono in rialzo di 9 punti base a quota 110. I contratti in Francia sono in aumento di 5 punti base in area 245, in Belgio di 8 punti base a 359. Ormai il contagio della crisi del debito si e’ propagato al cuore dell’Eurozona.

Tuttavia, un evento quanto mai raro di questi tempi, ovvero il rialzo dei rendimenti dei titoli tedeschi, considerati i piu’ sicuri dell’area euro, non sta sconvolgendo gli equilibri nei mercati dell’area euro. Lo spread con gli omologhi francesi e’ in ampiamento anche oggi e i rendimenti dei Btp italiani sono tornati sopra l’area del 6,9%.

Come ha fatto notare Morgan Stanley il 17 novembre, negli ultimi giorni mentre i rendimenti dell’area periferica balzavano, i tassi di interesse dei bund non scendevano, ma rimanevano fermi. A dimostrazione del fatto che gli investitori non stanno spostando i loro soldi all’interno dell’Europa, bensi’ direttamente via dal continente nella sua interezza.

Gli ordini alle fabbriche europee sono calati a un ritmo che non si vedeva da quasi tre anni in settembre. In particolare Germania e Francia hanno riscontrato un peggioramento di ampia portata, il che suggerisce che la crisi del debito sovrano sta incominciando a fare sentire la sua morsa sulla crescita economica reale dei paesi core.

Gli ordini dell’area a 17 sono diminuiti del 6,4% rispetto ad agosto, quando erano aumentati dell’1,4% su base mensile. Lo riferisce l’ufficio di Statistica dell’Unione Europea, con sede in Lussemburgo.