Economia

Argentina sull’orlo di un nuovo default, dieci giorni per trovare un accordo con i creditori

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Ci risiamo. Come in un film già visto, l’Argentina torna sull’orlo del default. Dopo che lo scorso venerdì è scaduto nel silenzio l’ennesimo ultimatum che Buenos Aires aveva per convincere i creditori a un accordo per ristrutturare 67 miliardi di dollari di debito estero, l’amministrazione di Alberto Fernandez ha esteso ulteriormente a oggi il termine entro cui trovare un’intesa. Anche, se fonti riportate da Bloomberg, anticipano l’allungamento della deadline fino al 22 maggio.

È quello il giorno i cui arriva a scadenza il pagamento di una tranche del debito pari a 500 milioni di dollari. In assenza di un accordo, scatterebbe il terzo default argentino di questo millennio.

Le opzioni di Buenos Aires dopo il no dei creditori

Buenos Aires si trova ora di fronte ad un dilemma: migliorare l’offerta o optare per il default. La sua proposta di ristrutturazione del 17 aprile, infatti, non ha ottenuto il successo auspicato. Quest’ultima  prevedeva lo scambio di titoli per 66.238 milioni emessi in moneta straniera con altri di durata ventennale.

Inoltre, si proponeva un periodo di grazia triennale fino a tutto il 2022, cominciando il pagamento nel 2023 di interessi dello 0,5% che andranno crescendo, “fino a livelli sostenibili”. Questo, tuttavia, dopo aver realizzato un taglio del 5,4% del capitale iniziale in scadenza e del 64% degli interessi previsti dai vecchi titoli del debito.

Una proposta rispedita indietro al mittente dai grandi fondi di investimento, che detengono una parte sostanziosa dei titoli del debito hanno chiesto di più ed alcuni, “molto” di più.

Si tratta di di una decina di potenti creditori (tra questi Allianz, Fidelity, BlackRock, Northern Trust, AllianceBernstein, HSBC, Prudential Financial, Ivesco, Ashmore e Eaton Vance) che hanno in mano titoli per 8.380 milioni di dollari.

Non esistono numeri ufficiali del livello di accettazione ottenuto finora dal governo argentino, ma gli analisti concordano nel ritenere che non abbia superato il 20%. Da qui la necessità di continuare una trattativa ai tempi supplementari.

…per gli analisti il paese è già in default tecnico

Ricordiamo inoltre lo scorso 6 aprile il governo argentino ha pubblicato un decreto che ha sospeso, fino al 31 dicembre
2020, il pagamento del servizio degli interessi e degli ammortamenti del debito pubblico in dollari emesso sotto legislazione argentina, essenzialmente denominati Bonar e Discount.

L’ammontare del valore di questi titoli si aggira fra 8.000 e 10.000 milioni di dollari. Il decreto, che molti analisti considerano di fatto un default tecnico, non riguardava titoli del debito estero in dollari emessi sotto legislazione straniera che sono appunto oggetto di negoziato.