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Argentina: se perde causa cosa cambia per 53mila italiani

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Roma – Dopo la sentenza del giudice Usa sugli 1,3 miliardi di dollari che l’Argentina deve rimborsare a un gruppo di fondi hedge, Nicola Stock, Presidente della Task Force Argentina, dice in un intervento a Radio 24: “La sentenza Griesa per una volta sfavorevole all’Argentina”.

Sul ricorso Icsid, invece, “tocchera’ agli italiani pagare le spese di competenza argentina, altrimenti si bloccherebbe il procedimento”.

“I dati economici che espone L’Argentina (su Pil e inflazione, ndr) sono assolutamente distorti, al punto che il Fondo Monetario Internazionale ha dato tempo fino al 17 dicembre di fornire dati accettabili che possano essere esaminati come tutti gli altri stati che sono membri del Fondo. C’è stata anche una disputa tra la presidente Kirchner e il Direttore Generale del Fondo: se questi dati non dovessero arrivare ci sarà cartellino rosso”.

Lo ha denunciato, ai microfoni di Radio 24, nel corso della trasmissione Salvadanaio, Nicola Stock, presidente della TFA, la Task Force Argentina, organizzazione varata dall’Abi a seguito della bancarotta argentina del 2001 per tutelare i 450mila risparmiatori italiani detentori dei cosiddetti ‘tango bond’.

L’Argentina, negli ultimi 11 anni, ha proposto due piani di ristrutturazione del suo debito, ai quali hanno aderito, soprattutto nella seconda operazione, gran parte dei risparmiatori italiani. Ne sono rimasti fuori 53mila, attualmente ancora seguiti dalla Tfa che ha fatto ricorso ad un arbitrato internazionale presso l’Icsid di Washington, un organismo per la risoluzione delle controversie finanziarie internazionali.

“L’Argentina è il primo caso di un default che è ancora in essere ” – ha ricordato Stock intervenendo alla trasmissione Salvadanaio con Debora Rosciani – ” Ci sono stati negli ultimi 15 anni decine di stati, ma l’Argentina ha adottato una strada della ristrutturazione non negoziata e unilaterale. E’ vero, nel 2005 e nel 2010 gli italiani hanno aderito a queste offerte, ma non dobbiamo dimenticare che è stata fatta una legge Ferrolho perché in quel momento le entrate nell’offerta erano scarse, per cui questa legge diceva ‘chi non entra adesso non avrà altre offerte’ e quindi la carta, come dicevano poi i ministri argentini, era considerata carta straccia”.

“Questo bisogna dirlo, perché bisogna mettere chiarezza sulla bontà dell’Argentina, e vorrei ribadire, le battaglie sul recupero di questi importi si vedranno poi alla fine”.

Non ci sono solo questi Hedge Fund (oggetto della recente pronuncia favorevole del giudice federale Thomas Griesa, che ha condannato settimana scorsa l’Argentina alla restituzione di 1,3 miliardi di vecchi titoli, provvedimento ora sospeso), ma uno studio di avvocati sta rappresentando per 200mld di dollari circa 100 retailers, di cui una maggior parte italiana, e sta anche provvedendo a fare una ‘Amicus Curiae’ per la corte d’appello.

Vorrei anche chiarire che il giudice Griesa non è come lo si dimostra, perché ha anche dato diverse cause in favore dell’Argentina. Naturalmente, visto che questa non è a favore, l’Argentina si rivolta contro. E non è solo il giudice Griesa che ha stabilito questo, ma anche la Corte d’Appello, che ha accettato la sua sentenza, salvo volere poi delle precisazioni che Griesa ha dato, perché tra poco ci sarebbero stati questi pagamenti da fare per i dividendi, e la corte d’appello ha preferito dare ancora del tempo all’Argentina. Ora, questo significa che se dovessero perdere, l’Argentina si ritroverà allo stesso punto di oggi, perché ci saranno ulteriori pagamenti.”

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A che punto è il ricorso all’Icsid di Washington? “Il ricorso all’Icsid è adesso alla parte finale” – spiega ancora Nicola Stock”- perché noi nei nostri comunicati lo diciamo, ci sono state delle ostruzioni che l’Argentina ha fatto in tutti i modi, non ultimo il pagamento delle spese che questo processo arbitrale prevede. Le ultime spese l’Argentina non le ha pagate. Questo è forse anche un modo di bloccare eventualmente il procedimento, perché se non vengono pagate le spese gli arbitri non vanno avanti. Noi abbiamo pagato anche il 50% che avrebbero dovuto pagare gli argentini, sennò il procedimento si fermava”.

“Questo 50% che paghiamo ritengo che non sarà perso, perché gli argentini alla fine della vertenza li dovranno pagare, con le altre cose che ovviamente il collego arbitrale deciderà. Il ricorso va avanti perché l’ultima fase, la fase di merito, il 1° ottobre noi abbiamo fatto la nostra memoria come è stato convenuto, gli argentini devono dare una risposta il 15 dicembre di quest’anno, poi ci sarà una contromemoria nostra e quella argentina e verso luglio ci dovrebbe essere l’udienza finale e poi la sentenza”.

Ma chi sono i 53 mila risparmiatori che stanno perseguendo, con la TFA, l’arbitrato internazionale? “I 53mila sono cittadini italiani, che non hanno risieduto mai più di due anni in Argentina e che possono provarlo, questo è un presupposto”.

“Noi facciamo ricorso al tribunale Icsid che è un ricorso su un trattato bilaterale italo-argentino che protegge gli investitori nei loro investimenti nei reciproci paesi. La convenzione è stata firmata da 145 paesi e quindi la sentenza è poi come se fosse la sentenza del più alto tribunale di questi 145 paesi. Noi possiamo bloccare beni argentini in questi 145 paesi senza dover ricorrere ancora a una sentenza del paese”.

Ma esisterebbe anche un’altra istanza da fare qualora fosse favorevole la pronuncia icsid? Se l’Argentina si volesse opporre? “No, nessuna. Questa è una sentenza che noi possiamo subito cercare di liquidare. L’investitore italiano vuole vedere che questa sentenza porti la liquidità che lui attende. Lì dovremo poi ricorrere presso 145 paesi se l’Argentina non dovesse far fronte, bloccando tutti i beni che l’Argentina avrà in questi paesi. Questo significa che l’Argentina non può ricorrere a finanziamenti esteri, tanto è vero che dal 2002 l’Argentina non ha avuto più finanza che entra nel paese.

Il ministero del tesoro ha dovuto fare ricorso alla banca centrale, le riserve argentine sono circa 45 miliardi. Ecco perché il FMI vuole vedere le carte, perché bisogna vedere di questi 45 miliardi quanti sono pezzi di carta del ministero del tesoro che deve questi fondi poi alla banca centrale.

L’Argentina ha nazionalizzato il fondo pensioni, a cui ha rilevato poi liquidità. Bisogna vedere bene quando il FMI avrà i dati esatti, che cosa veramente rappresenta l’Argentina, perché l’inflazione dichiarata è il 10%, ma si sa da alcuni studi – conclude – che va oltre il 25%.”