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Apple e Amazon hanno chiuso il trimestre con risultati sopra le aspettative degli analisti, unendosi ai colleghi dei “Magnifici Sette” — Alphabet, Microsoft e Meta — tra i protagonisti della stagione delle trimestrali. Tuttavia, non mancano segnali di debolezza nei rispettivi business, mentre l’incertezza legata ai dazi continua a rappresentare un fattore di rischio per i prossimi mesi.
Apple: bene i conti, ma rallentano i Servizi
Apple ha diffuso i risultati del secondo trimestre fiscale, concluso a marzo, superando le attese di Wall Street. Tuttavia, la divisione Servizi — che include i ricavi da pubblicità, iCloud e Apple TV+ — non ha centrato le stime. Un dato rilevante, considerando che si tratta della seconda voce per importanza nei ricavi dell’azienda, subito dopo la divisione iPhone.
Dati alla mano, il colosso di Cupertino ha registrato un fatturato di 95,4 miliardi di dollari, in crescita del 5% su base annua, e un utile per azione di 1,65 dollari, in aumento dell’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
L’amministratore delegato Tim Cook ha ammesso che è “molto difficile” prevedere l’impatto delle tariffe oltre giugno. Intanto Apple farà ricorso contro una sentenza che l’ha riconosciuta colpevole di aver violato un’ingiunzione del 2021 relativa alla causa con Epic Games.
Amazon: cloud rallenta, bene pubblicità e ricavi
Anche Amazon ha chiuso il primo trimestre con risultati superiori alle previsioni. I ricavi totali sono saliti del 9% a 155,67 miliardi di dollari, contro un consensus fermo a 155,04 miliardi. Particolarmente brillante la performance della pubblicità online, cresciuta del 19% a 13,92 miliardi, oltre le stime di 13,74 miliardi.
I profitti sono aumentati del 62%, a 17,1 miliardi di dollari, mentre l’utile adjusted si è attestato a 1,59 dollari per azione, battendo le attese di 1,37 dollari.
Nonostante ciò, l’Amazon Web Services (AWS) ha segnato una crescita del 17% a 29,3 miliardi, ma a un ritmo più lento rispetto alle attese, rappresentando la terza trimestrale consecutiva sotto le previsioni per la divisione cloud. Nelle contrattazioni after-hours, il titolo ha perso il 2,8% a causa di una guidance debole sull’utile operativo. L’azienda ha citato tra i rischi le “tariffe e politiche commerciali” e i “timori di recessione”.
Il CEO Andy Jassy ha però espresso fiducia, definendosi “ottimista” sulla capacità dell’azienda di uscire rafforzata dal contesto di incertezza.
L’impatto delle tariffe: quasi 1 miliardo per Apple
Sia Cook che Jassy hanno sottolineato la difficoltà di prevedere gli effetti delle tariffe doganali, non solo per il trimestre in corso ma anche per l’intero anno. Secondo Apple, l’impatto dei dazi potrebbe portare a un incremento dei costi fino a 900 milioni di dollari, ipotizzando l’assenza di ulteriori tariffe.
Cook ha definito “limitato” l’effetto nel trimestre di marzo, grazie a un’efficiente gestione della catena di fornitura. Tuttavia, ha ribadito la necessità di prendere “decisioni ponderate e orientate al lungo termine, investendo in innovazione”.
Apple ha già trasferito circa la metà della produzione di iPhone destinati al mercato statunitense in India, mentre il Vietnam è divenuto il principale hub per la produzione di altri dispositivi destinati agli USA. La “stragrande maggioranza” della produzione per il resto del mondo resta localizzata in Cina.
Infine, Cook ha ricordato che l’iPhone contiene numerosi chip prodotti negli Stati Uniti e che nel 2025 Apple prevede di acquistare 19 miliardi di dollari in semiconduttori da fornitori americani.