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Anticipo salato per redditi sopra 28mila euro: ecco come funziona il Tfr in busta paga

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ROMA (WSI) – Non è vero che l’operazione-Tfr sarà gratis per tutti. Di certo le imprese potranno utilizzare il paracadute delle banche e queste a loro volta verranno assistite da una doppia garanzia, dell’Inps e dello Stato. A rimetterci saranno invece in molti casi i lavoratori che per vedersi accreditare in busta paga il Tfr maturando dovranno pagare tasse più care. Mentre oggi infatti i fondi accantonati per la liquidazione o convogliati alla previdenza integrativa godono di aliquote privilegiate una volta monetizzata mensilmente la quota di tfr smobilizzata sarà sottoposta ad aliquota ordinaria. Di fatto farà cumulo con tutte le altre voci della busta paga ed in alcuni casi comporterà pure un salto di aliquota o la perdita dei requisiti per il bonus da 80 euro. «Norma scritta coi piedi» dice il presidente della Commissione bilancio della Camera Francecso Boccia (Pd). «In questo modo i lavoratori ci perdono» ha dichiarato ieri Susanna Camusso. Quanto?

In pratica, calcola la Fondazione consulenti del lavoro, sino ad un reddito lordo annuo di 15 mila euro al lavoratore farsi anticipare il Tfr non costerà un euro in più, ma dai 15mila euro a salire l’aggravio sarà progressivamente crescente. Sino al tetto di 28.650 euro si parla però di appena 50 euro in più all’anno, ma oltre questa soglia per effetto dell’aliquota del 38% il peso delle tasse da pagare in più diventa importante, nell’ordine dei 300 euro. Chi ha un reddito di circa 20mila euro l’anno il Tfr netto sarebbe pari a 1.008 euro (84 euro al mese) a fronte di 1.058 di Tfr netto accantonato in azienda, a 25mila se ne ricevono 1.261 (105 al mese) anziché 1.311, a 50 mila 2.488 (178/mese) invece di 2.448. In più bisogna mettere in conto che se si smette di conferire il Tfr ai fondi integrativi si perde anche il contributo del datore di lavoro pari all’1-1,8% della retribuzione.

Anche su questo fronte, comunque, anche chi continuerà a versare soldi subirà un aggravio: dal 2015 infatti è confermato l’aumento dal 12,5 al 20% dell’aliquota che viene applicata ai rendimenti di fondi integrativi. Mossa che ha fatto subito indispettito le casse previdenziali. Con quella del Commercialisti che minaccia di smobilizzare tutto il suo portafoglio di titoli pubblici italiani (800 milioni) se il governo non farà dietrofront.

Quanto alle imprese, se è vero che potranno beneficiare del canale bancario per compensare le somme anticipate ai dipendenti, a tassi identici a quelli riconosciuti per il Tfr, anche per loro è previsto un costo aggiuntivo. Il comma 7 dell’articolo che introduce il «Tfr in busta paga» dispone infatti che le imprese con meno di 50 dipendenti, che con le vecchie norme trattenevano in cassa il Tfr, debbano versare al Fondo di garanzia Inps «un contributo mensile pari allo 0,2% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali nella stessa percentuale della quota maturanda» liquidata ai dipendenti. Il fondo Inps parte con una dotazione di 100 milioni assicurata dalla legge di Stabilità ma poi verrà alimentato dal prelievo sulle imprese con meno di 50 dipendenti (quelle sopra i 50 dipendenti già versano tutto il Tfr inoptato all’Inps).

La legge prevede che l’anticipo del Tfr venga assicurato «in via sperimentale» dal 1 marzo 2015 sino a tutto il 30 giugno 2018. Interesserà solo i lavoratori del settore privato (e non i pubblici) assunti da almeno sei mesi con l’esclusione di quelli domestici e di quelli del settore agricolo. Lo smobilizzo, che una volta richiesto sarà irrevocabile sino a tutto il 2018, riguarderà sia la quota destinata al Tfr che quella investita nei fondi integrativi.

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