Società

Americani più fuori di testa della Lega: ecco chi chiede la secessione

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New York – Anche il sogno americano va in frantumi. Sono passati solo pochi giorni, ma il clima dei festeggiamenti per la rielezione di Barack Obama si è fatto amaro. Adesso Oltreoceano il gioco si fa duro. Oggi alla Casa Bianca non si parla di come andrà a finire il dibattito del fiscal cliff, lo spauracchio dell’aumento delle tasse che farebbero piombare l’America in una nuova recessione. E’ la democrazia che traballa. Lo scorso sabato sono stati 15 gli Stati che hanno firmato lo strappo: hanno presentato una petizione, l’hanno firmata e sottoscritta punto per punto.

Cosa hanno proposto? Hanno chiesto all’amministrazione Obama di uscire dal perimetro del modello federalista su cui si basano gli Stati Uniti d’America; rivendicano in maniera pacifica l’indipendenza ossia dare vita a un loro governo. E’ una protesta silenziosa che serpeggia lungo il Paese, ma che la dice lunga su un sentimento che sta emergendo forte anche in America: quello della secessione.

Vede schierati Louisiana e Texas. E ancora il Montana, il North Dakota, l’Indiana, il Mississippi, il Kentucky, il North Carolina, l’Alabama, la Florida, la Georgia, il New Jersey, il Colorado, l’Oregon e anche New York. A una a una queste petizioni con in calce le firme di anonimi cittadini sono state depositate pochi giorni fa dopo le elezioni presidenziali. La Louisiana è stato il primo Stato a rompere il ghiaccio, poi è arrivato il Texas e a seguire tutti gli altri. Hanno raccolto in un battibaleno 25mila firme. E ci credono in quelle righe che hanno sottoscritto i cittadini.

“Gli Stati Uniti continuano a soffrire di difficoltà economiche derivanti dalla negligenza del governo federale di riformare la spesa pubblica”, si legge nella petizione del Texas. “I cittadini americani soffrono di sopprusi evidenti dei loro diritti. Dal momento che lo stato del Texas ha un bilancio in pareggio ed è la quindicesima più grande economia del mondo adesso vogliamo proteggere i diritti dei cittadini con quelle idee originali dei nostri padri fondatori. Idee sono state sconfessate dal governo federale”. Obama adesso siede ancora nello Studio Ovale, ma è alla rivoluzione che viene dal basso che dovrà guardarsi le spalle.

Per contattare l’autore Twitter @MicaelaOsella; micaela@wallstreetitalia.com