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Alberto Nagel: il piano strategico per il futuro di Mediobanca

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“Una storia di sviluppo e non di ristrutturazione”, questo il punto di partenza usato dall’AD di Mediobanca Alberto Nagel per raccontare il piano strategico quadriennale. Alla luce delle evoluzioni degli ultimi mesi riproponiamo alcune considerazioni sul piano che Alberto Nagel ha presentato al mercato, certi che offrano ancor oggi un’interessante chiave di lettura delle aspettative sul futuro di Mediobanca.

Un piano che accelera la traiettoria già impostata dal precedente piano, i cui target sono stati pienamente raggiunti e in molti casi superati con anticipo rispetto alla scadenza di giugno 2019. In particolare, Nagel prevede di accrescere i ricavi con una media del 4% annuo portandoli dagli attuali 2,5mld di euro a 3mld di euro nel 2023. Una spinta a questa crescita arriverà dal wealth management, che nell’arco di piano si prevede aumenterà i ricavi dell’8% su base organica, ma anche il CIB e il CB contribuiranno con una crescita rispettivamente del 6% e del 3%. Questa dinamica sarà accompagnata da una crescita della redditività per cui la divisione wealth management aumenterà il ritorno sul capitale allocato dall’attuale 16% al 25%, IL CIB dal 15% al 16%, mentre il CB si prevede possa mantenere gli attuali livelli di eccellenza con una redditività sul capitale allocato intorno al 28-30%.

La visione di Alberto Nagel per Mediobanca

Il piano di una banca che oggi opera nella zona euro è un piano in cui tendenzialmente si chiudono sportelli, si licenziano dipendenti e si ristruttura”.

Queste le parole usate dall’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel per introdurre il contesto nel quale si inserisce il piano strategico 2019-2023 nella presentazione agli operatori di mercato.

Mediobanca è una banca diversa, specialistica, che si sviluppa in tre business molto verticali come il corporate & investment banking (CIB), il wealth management (WM) e il consumer banking (CB)” ha continuato Nagel parlando agli analisti. “In questi settori vediamo grosse opportunità di crescita e per coglierle faremo importanti investimenti in capitale umano e in tecnologia: arriveranno 1000 persone a sviluppare le vendite di gruppo e investiremo 250 milioni per progetti di sviluppo IT e digital. Tutto questo permetterà una crescita dei ricavi molto superiore al mercato”.

 

Un piano di crescita per tutte le divisioni che l’AD Alberto Nagel prevede di poter realizzare nonostante “uno scenario macro più complicato rispetto a quello dell’ultimo piano perché si prevedono tassi molto più bassi, una crescita economica nettamente più bassa a livello europeo e un impatto della disruption tecnologica sul mondo bancario più forte”.

Nonostante questo, la banca guidata da Alberto Nagel prevede di continuare il percorso di crescita anche per via esterna tramite M&A, in coerenza con le operazioni concluse negli ultimi 4-5 anni; cioè acquisizioni di business a basso assorbimento di capitale e alto contenuto commissionale sia nel wealth management sia nel corporate & investment banking. Ma, ha risposto Nagel in conferenza stampa, “sono possibili anche operazioni di taglia più grande, per le quali possiamo fare ricorso a risorse interne che Mediobanca possiede e che ci permettono anche operazioni di taglia molto più rilevante”.

Un futuro roseo per gli azionisti

Sulla base di queste premesse, e vista l’ampia dotazione di capitale di partenza (oggi Mediobanca ha un Core Tier 1 del 14,2%), Nagel ha promesso di aumentare anche la remunerazione degli azionisti.

Il nostro ragionamento è partito da un livello ottimale di CT1, che abbiamo individuato nel 13.5%, e che ci permette di distribuire ogni anno quello che eccede questo livello. Abbiamo stabilito una dividend policy per cui il prossimo anno incrementeremo il dividendo del 10% e ogni anno continueremo ad aumentarlo del 5%. Questo porterà un incremento del totale del dividendo del 28% in quattro anni. A questo si somma anche la distribuzione sotto forma di buyback che andrà da un minimo di 300 milioni nel triennio a un massimo di 600 milioni in dipendenza del fatto se avremo fatto operazioni di M&A o meno. Quindi il totale della distribuzione potrà raggiungere i 2 miliardi e mezzo e questo è sicuramente un elemento di importante novità rispetto al piano precedente”.

 

Infine, tra gli elementi di novità, merita di essere menzionato l’inserimento di target ESG all’interno degli obiettivi di piano. Mediobanca ha infatti selezionato sei indicatori all’interno di quelli ONU sui quali poter agire e prevede nel corso del quadriennio di valutare tutti i nuovi investimenti della propria SGR attraverso un framework ESG-compliant nonché di impegnarsi a ridurre del 15% le emissioni di CO2 derivanti dalle proprie attività di business. Una novità che è stata inserita anche nei piani di incentivazione di lungo periodo e che comporterà che il management sarà valutato all’interno del piano anche in relazione al raggiungimento di questi obiettivi ESG.

Il piano è stato accolto molto positivamente dagli analisti che già avevano sottolineato l’efficacia del modello di business di Mediobanca nel momento dell’ingresso nell’azionariato della Delfin di Leonardo Del Vecchio.

Abbiamo una visione positiva del nuovo piano al 2023 di Mediobanca che si focalizza su una crescita dei ricavi sostenibile attraverso la combinazione di diverse iniziative in tutte le divisioni. Mediobanca è unica perché l’ultima linea di conto economica è guidata dall’espansione dei ricavi piuttosto che dalla ristrutturazione.” hanno commentato gli analisti di BOFA Merrill Lynch. “L’elemento più positivo del piano è che Mediobanca dovrebbe essere in grado di aumentare la remunerazione degli azionisti mantenendo una traiettoria di crescita simile a quella dei piani precedenti e preservando un CT1al 13,5%.” hanno fatto eco gli analisti di Deutsche Bank.

Equita invece ha alzato il target price da €11.2 a €11.7 e confermato il rating “buy” sottolineando che la banca guidata da Alberto Nagelnon ha le debolezze strutturali delle banche commerciali e ha un business model estremamente resiliente agli shock esterni”.

 

Anche Leonardo Del Vecchio, entrato a sorpresa nel capitale di Mediobanca a settembre e autore di alcune dichiarazioni polemiche che sono state stigmatizzate da analisti e stampa internazionale, il giorno successivo la presentazione del piano ha voluto pubblicare un comunicato stampa in cui ha dichiarato che «Il piano di Mediobanca presentato dall’Amministratore Delegato Alberto Nagel presenta obiettivi sfidanti che vanno nella direzione auspicata da Delfin» aggiungendo di «apprezzare lo sforzo fatto dal management» e di essere «soddisfatto dei risultati economici raggiunti» dall’istituto.

Un’inversione di marcia che alcuni hanno attribuito alla volontà di Del Vecchio “normalizzare” il proprio profilo da investitore di lungo periodo al fine di chiedere alla BCE l’autorizzazione a salire sopra il 10% del capitale. Insomma, un’esigenza tattica slegata dai contenuti del piano e conseguente anche al vuoto che l’84enne imprenditore veneto ha registrato intorno a sè dopo le prese di posizione di analisti e azionisti a supporto del management di Piazzetta Cuccia.

Siamo soddisfatti sia della struttura di governance sia della dirigenza che c’è e del dott. Nagel. La banca va molto bene opera in un settore non semplice e c’è massima soddisfazione” ha dichiarato Ennio Doris (Sole24ore, 9ott), oggi tra i principali azionisti con il 3.28% del capitale (quota che sta incrementando con acquisti giornalieri proprio in questi giorni).

Anche Vincent Bolloré, socio forte di Mediobanca con il 6.5%, aveva preso le distanze da Leonardo Del Vecchio schierandosi a sostegno dell’AD Alberto Nagel:  “Siamo sempre stati, e siamo tuttora molto soddisfatti della sua gestione. Anche se siamo usciti dal patto di Mediobanca dopo vent’anni di presenza, siamo sempre stati, e siamo tuttora molto soddisfatti della gestione di Nagel e della sua equipe” (sole24, 12ott).

Ma gli endorsement più pesanti, Nagel li ha raccolti in modo inaspettato direttamente dai CEO di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Intervistato da Bloomberg TV Carlo Messina ha dichiarato che “Alberto Nagel sta portando ottimi risultati, la capitalizzazione sta crescendo e questa è la vera difesa per Mediobanca e indirettamente per Generali”. Anche Jean Pierre Mustier, che siede nel board della fondazione Del Vecchio, dopo aver venduto la quota in Mediobanca capitalizzando una performance del titolo nel 2019 di circa +30% ha dichiarato in conference call agli analisti che Mediobanca è una compagnia “estremamente ben gestita” e Unicredit è “contenta di ciò che loro hanno fatto in termini di management e performance”.