Generali, dopo aver comunicato venerdì scorso che è salita al 3,04% del capitale di Intesa Sanpaolo in seguito all’acquisto di 510 milioni in azioni ordinarie della banca, è salita temporaneamente a una quota del 4,5% circa precisando che “l’1,0845% dei diritti di voto è detenuto tramite prestito titoli”.
Al termine della procedura di prestito con la quale Trieste si era protetta dai Intesa Generali deterrà il 3,4% di Intesa. Il Leone è è il quarto azionista di Intesa, dopo Compagnia Sanpaolo, Cariplo e Cariparo.
Secondo quanto risulta al Piccolo, il quotidiano triestino, “diverse fonti vicine al dossier che coinvolge il Leone e l’istituto di credito affermano che Ca’ de Sass abbia intenzione di cominciare a trattare quello che potrebbe essere una di quelle operazioni di mercato destinate a diventare storiche per la finanza italiana”. Dalle voci, insomma, Intesa e Generali sarebbero pronte a passare ai fatti anche perché ora “la presenza del Leone” nell’azionariato di “Intesa ora è stabile, non più attraverso un prestito titoli che può essere smantellato, ma una presa vera sulla banca”.
Un’apertura più o meno esplicita in tal senso è arrivata anche dal presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, il quale ha dichiarato venerdì in merito all’affare Intesa: “Non ho fatto preclusioni. In generale ho detto che se ci fossero ipotesi di collaborazioni industriali valide che riflettono anche un po’ le regole del gioco della governance in termini di chiarezza e trasparenza, evidentemente le valuteremo”.
Secondo il Corriere della Sera quella di Generali su Intesa è “una mossa in chiave anti-scalata che (nel caso) obbligherebbe Intesa a lanciare un’offerta su almeno il 60% delle azioni della compagnia di Trieste”;