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Terremoti, come proteggersi. Dal Giappone l’airbag per la casa

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Il terremoto che ha devastato il Centro Italia e, in un certo senso, anche il commento della Cnn, poi bersagliato dalle critiche del web, hanno ricordato al Paese quella che è una sua antica vulnerabilità: il patrimonio di edifici storici che, però, non garantiscono la sicurezza in caso di eventi come quello di pochi giorni fa.

Se in un certo senso è vero, come ricordava l’emittente americana, “che sono gli edifici a uccidere le persone e non i terremoti ” qualcosa, per correre ai ripari può essere fatto; anche in un contesto che fa della sua storicità una ricchezza cui non si vuole rinunziare.

L’ingegneria modernaha elaborato anche soluzioni davvero raffinate. Fra le più curiose c’è quella lanciata dai giapponesi della Air Danshin Systems: si tratta di un dispositivo in grado di sollevare da terra l’edificio con un sistema ad aria compressa in grado di far levitare fino a tre centimetri in caso di scossa sismica; elaborato dopo il terremoto giapponese del 2011, sono già centinaia le case dotate di questo cuscinetto d’aria anti terremoto.

Nel parlarne, il quotidiano britannico Telegraph lo presentò in questo modo: “Japan unveils airbag earthquake protection for the home”: ovvero il Giappone svela una protezione airbag per la casa contro il terremoto”. E, di fatto, si tratta di un vero e proprio airbag.

Al costo di 3 milioni circa di yen (equivalente inferiore a 23.000 euro circa) – a seconda della dimensione dell’edificio – lo strumento che fa lievitare la casa è molto più conveniente rispetto ad altri sistemi, e richiede poca manutenzione. La garanzia dura 10 anni.

Racconta una serie di possibili soluzioni anche l’architetto Roberto Pirzio-Biroli, fra i coordinatori della ricostruzione in Friuli dopo il terremoto del 1976, intervistato da Donna Moderna:

“Per gli edifici storici, la soluzione più utilizzata è quella dei “tiranti”. Si tratta di tubi di metallo che collegano e fissano le pareti parallele di una casa, da una parte all’altra, rinforzando la struttura nel suo complesso, per cui i muri vengono bloccati e non c’è più la possibilità che uno si muova rispetto all’altro”, dice l’architetto, stimando i costi di una simile operazione tra 50 ai 100 euro al metro cubo; una soluzione però, non praticabile “per grandi strutture come chiese o fabbriche”. Altri interventi possibili includono il rafforzamento “delle pareti della casa con reti elettrosaldate e sostituire gli intonaci con quelli più moderni e resistenti, a base di calce”.