Economia

Maxi piano per l’industria, ma si rischia buco da 11 miliardi

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Il piano per l’industria italiana da 13 miliardi di euro di risorse pubbliche presentato dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha l’obiettivo di attivare investimenti innovativi con incentivi fiscali”, ma con il Pil che fatica a crescere c’è il rischio che si crei un buco da 11 miliardi nelle casse statali.

Per rendere meno gravoso l’esborso dello Stato, l’impegno finanziario è spalmato nell’arco di sette anni, dal 2018 al 2024. Nel 2017 l’idea è sostenere gli investimenti con il supporto di superammortamento, iperammortamento, Nuova Sabatini, e investimenti supportati dal credito di imposta per la ricerca, come riporta Il Sole 24 Ore.

Il pericolo tuttavia è che con una crescita economica dello 0,8% quest’anno, contrariamente all’1,2% previsto dal governo, e dello 0,8% anche nel 2017 (previsioni decisamente ridimensionate anche in questo caso, visto che l’esecutivo contava su un +1,4% di Pil), venga a crearsi un buco da 11 miliardi di euro, stando i calcoli del Giornale.

Se le stime dell’Ocse sono corrette, verrà infatti a mancare un punto pieno di Pil rispetto alle attese su cui è fondata la legge di Stabilità. Vista la mancanza di produttività e il debito pubblico in continuo aumento, come terapia generale per aumentare la crescita, l’organizzazione di Parigi consiglia di togliere dal calcolo del deficit solo le spese di investimento.

“La coperta per la manovra finanziaria si restringe di 0,7 punti di Pil se si vuole far rimanere invariato il rapporto fra debito e Pil che nell’era renziana ha toccato la vetta, senza precedenti, di 132-133%”, scrive Il Giornale. “Infatti essendo il debito circa un terzo in più del Pil il rapporto fra i due rimane invariato se il debito scende di 0,7 quando il Pil scende di 1. Mancano dunque circa 11,5 miliardi nel 2017 e 4 nel 2106”.

Il governo spera di ottenere quella produttività che manca con un maxi piano per il settore secondario, con cui prevede di aumentare gli investimenti privati di 10 miliardi di euro l’anno, passando già l’anno prossimo da 80 a 90 miliardi. In totale l’impegno tra risorse pubbliche (13 miliardi) e private (11,3 miliardi per ricerca e sviluppo, 10 per incentivare gli investimenti in tecnologia e beni industriali, 2,6 per rafforzare la finanza a supporto di startup e venture capital) raggiungerà i 36,9 miliardi tra il 2017 e il 2020.

“Con i numeri che ha presentato Calenda, immagino abbiate voglia di tornare in fretta in azienda per creare Pil, cosa di cui peraltro abbiamo un certo bisogno“, ha ammesso Renzi rivolgendosi alla platea di imprenditori.

Il premier, concludendo la presentazione a Milano del piano Industria 4.0, parla di “una lettura positiva del Paese” e di “opportunità” in cui ora gli imprenditori “devono credere”. “Siamo pronti a correggere qualcosa, eventualmente, ma aiutateci“.

Le direttrici di accompagnamento per rafforzare gli investimenti privati sono: “il rafforzamento della detassazione del salario di produttività (1,3 miliardi tra il 2017 e il 2020), la diffusione della banda ultralarga tra le imprese (6,7 miliardi già stanziati), il rifinanziamento del Fondo di garanzia Pmi (900 milioni), le catene digitali e l’internazionalizzazione del made in Italy (100 milioni), i contratti di sviluppo con focus su Industria 4.0 (1 miliardo già stanziato)”.

Il piano per attuare una trasformazione digitale dell’industria italiana è più ambizioso del previsto e anche più ampio di quello varato in altri paesi europei.

“Dieci miliardi in Francia, 1 miliardo in Germania, 500 milioni in Usa, con modelli comunque molto diversi di coinvolgimento dei privati”, ha spiegato Marco Taisch del Politecnico di Milano, durante la presentazione del programma al Museo della scienza e della tecnologia.