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Coscienza potrebbe sopravvivere dopo la morte

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NEW YORK (WSI) – Come Marie, la giornalista francese di Hereafter, il film di Clint Eastwood del 2010 sull’esperienza tra la vita e la morte, anche loro hanno visto il tunnel di luce, il flash, il sole grande e luminoso. O ancora, hanno sentito i paramedici mentre tentavano di rianimarli sulla barella. Si tratta di persone che hanno vissuto un’esperienza di pre-morte e che poi sono tornate a vivere. Racconti che oggi trovano conferma nel primo grande studio scientifico in materia, pubblicato su Resuscitation.

La ricerca, condotta dall’Università di Southampton su oltre 2 mila persone che hanno subito un arresto cardiaco in 15 ospedali britannici, americani e austriaci, rivela la possibilità di una ‘finestra’ di consapevolezza, una sorta di coscienza, di alcuni minuti dopo che il cuore ha smesso di battere.

Dopo 4 anni di ricerche, gli studiosi hanno constatato che il 40% dei sopravvissuti a un arresto cardiaco descrive un qualche tipo di consapevolezza nel periodo di tempo in cui erano clinicamente morti, prima che il cuore ripartisse. Un 57enne di Southampton, addirittura, ha ricordato di aver abbandonato il corpo e aver assistito alle manovre di rianimazione da un angolo della stanza. Nonostante sia rimasto ‘morto’ per 3 minuti, l’uomo – coinvolto nella ricerca – ha ricordato le azioni degli infermieri nel dettaglio, descrivendo persino il suono dei macchinari.

“Sappiamo che il cervello non può funzionare quando il cuore smette di battere”, spiega al Telegraph il coordinatore del lavoro, Sam Parnia, ricercatore un tempo alla Southampton University e oggi alla State University di New York.

“Ma in questo caso la consapevolezza cosciente è continuata per più di 3 minuti nel periodo in cui il cuore non batteva, nonostante il cervello si ‘disattivi’ 20-30 secondi dopo che il cuore si è fermato”. E non si tratta di immaginazione o autosuggestione.

“L’uomo – prosegue Parnia – ha descritto tutto quello che è accaduto nella stanza. Ma, cosa ancor più importante, ha udito due beep di un macchinario che fa un rumore a intervalli di 3 minuti. Così possiamo misurare la durata della sua esperienza. Ci è apparso molto credibile: tutto quello che ci ha detto gli era davvero accaduto”.

Dei 2.060 pazienti in arresto cardiaco studiati, 330 sono sopravvissuti e 140 hanno avuto esperienza di un qualche tipo di consapevolezza mentre venivano rianimati. I racconti, però, non sono tutti uguali. Alcuni pazienti infatti non ricordano dettagli specifici, ma sembrano emergere dei temi comuni. Un ‘resuscitato’ su cinque ha sentito un insolito senso di pace, e quasi un terzo ha avuto la sensazione che il tempo rallentasse o accelerasse.

Alcuni hanno ricordato una luce intensa, un flash dorato o un grande sole luminoso. Altri ricordano paura o una sensazione come di annegamento. Il 13% si è sentito separato dal corpo e altrettanti hanno percepito un affinarsi dei sensi.

Parnia crede che più persone possano aver esperienze simili quando sono vicine alla morte, ma i farmaci o i sedativi usati nel processo di rianimazione potrebbero ‘cancellarne’ il ricordo.

“Stime hanno suggerito che milioni di persone hanno avuto vivide esperienze in relazione alla morte, ma le prove scientifiche finora erano ambigue – nota Parnia – Molte persone hanno dato per scontato che queste fossero allucinazioni o illusioni, ma” i fatti descritti “sembrano corrispondere a eventi reali. Queste esperienze – conclude – necessitano di ulteriori indagini”.