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Elezioni Brasile, chi è Jair Bolsonaro e perché fa paura

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Jair Bolsonaro, il candidato di estrema destra alle imminenti elezioni presidenziali in Brasile è in testa ai sondaggi. La sua vittoria finale, in un eventuale ballottaggio con il socialista Fernando Haddad non può essere esclusa. L’appuntamento per il primo turno di votazioni è fissato a domenica 7 ottobre. Definito da alcuni osservatori come il “Trump brasiliano”, Bolsonaro rappresenta idee assai più estreme e, secondo le opinioni espresse dalla grande stampa internazionale, assai più pericolose.

Un editoriale pubblicato a firma comune dal Guardian definisce Bolsonaro come “un misogino e omofobo le cui opinioni sulle comunità indigene e sull’ambiente sono altrettanto preoccupanti. Elogia i torturatori e la dittatura militare che gestiva il Brasile dal 1964 al 1985. Recentemente ha chiesto la fucilazione di oppositori politici”.

L’Economist ritiene il leader della destra brasiliana come “l’ultima minaccia” per l’America latina, un uomo da inserire nella stessa “parata di populisti che va da Donald Trump negli Stati Uniti, a Rodrigo Duterte nelle Filippine, alla coalizione destra-sinistra che include Matteo Salvini in Italia”.

Il programma di Bolsonaro unisce elementi di conservatorismo sul piano sociale a un deciso liberismo in campo economico. E’ favorevole alla privatizzazione di tutte le partecipate statali e propugna un piano di tagli e semplificazioni fiscali. Conclude il piano economico un taglio ai costi della politica che porterebbe i ministeri da 29 a 15.

Il Brasile è stato colpito negli ultimi anni da una delle peggiori crisi economiche della sua storia, che ha eroso il 10% del reddito pro capite fra 2014 e 2016, e da una fase di scandali politici che prima ha colpito l’ex presidente Dilma Rousseff, poi il successore Michel Temer (salvato dall’impeachment grazie al sostegno del parlamento) e infine l’ex presidente socialista Lula da Silva, condannato a 12 anni (e già in carcere perché in Brasile ciò è possibile prima di aver esaurito tutti i gradi di giudizio).

A ciò si aggiunge la crisi della sicurezza, che ha visto crescere il numero degli omicidi a 63.880 lo scorso anno. Per tutte queste ragioni, gran parte del Paese non teme l’intervento dell’uomo “dell’ordine”. Bolsonaro, secondo gli ultimi sondaggi ha 10 punti di vantaggio sul secondo candidato, Haddad.

Questo supporto, contrariamente da quanto visto nei casi di Trump o del duo M5s-Lega, proviene soprattutto da ceti benestanti, altamente istruiti, giovani e dalle aree più industrializzate del Paese. Si tratta di un elettorato che, deluso dalle politiche del Partito dei lavoratori di Lula, è pronto a fare svolte radicali, pur di cambiare registro.