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WALL STREET ARRETRA L’AMERICA CONTINUA A LICENZIARE: ADDIO RIPRESA

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L’America continua a licenziare, i posti di lavoro persi sono 7.2 milioni dall’inizio della recessione e finalmente anche Wall Street ha un sussulto al ribasso. Il nervosismo lo si e’ visto con la forte volatilita’ al New York Stock Exchange: partenza negativa, indici azionari in recupero dai minimi, breve periodo in positivo, e chiusura in rosso, limitando le perdite. Il Dow Jones ha ceduto lo 0.23% a 9487, l’S&P500 lo 0.45% a 1025, il Nasdaq e’ arretrato dello 0.46% a 2048. La perdita settimanale e’ rispettivamente pari a -1.9%, -1.8% e -2.1%. Per l’indice industriale si tratta della peggiore settimana da luglio. E’ chiaro che lo “smart money” comincia adesso a cambiare strategia. Gli investitori istituzionali che hanno drogato al rialzo la borsa americana ai fini della ripresa e dell’ottimismo di facciata, con il famoso +60% dai minimi di marzo ad oggi (dalla diabolica quota 666 dello S&P500) ora potrebbero cominciare a mettere in scena la nota commedia borsistica dal titolo “Sindrome di Ottobre”.

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Ad innescare le vendite e’ stato il deludente rapporto mensile sull’occupazione, che ha evidenziato una condizione nel mercato del lavoro ancora debole. Dagli ultimi dati pubblicati dal governo e’ emerso che le societa’ statunitensi hanno tagliato piu’ posti del previsto a settembre e il tasso di disoccupazione e’ salito al 9.8%, sui massimi da 26 anni cioe’ dal giugno del 1983. Se puo’ interessarti, in borsa si puo’ guadagnare con titoli aggressivi in fase di continuazione del rialzo e difensivi in caso di volatilita’ e calo degli indici, basta accedere alla sezione INSIDER. Se non sei abbonato, fallo ora: costa solo 76 centesimi al giorno, provalo.

Cio’ significa che la peggior recessione degli ultimi 70 anni non ha intenzione di allentare la morsa sull’economia degli Stati Uniti. Si tratta del 21esimo mese consecutivo in cui le aziende americane – piccole, medie e grandi – licenziano. Da quando la recessione e’ formalmente iniziata nel dicembre del 2007, l’America ha bruciato in totale 7.2 milioni di posti di lavoro e il tasso di disoccupazione e’ piu’ che raddoppiato.

Dall’inizio di questa Grande Recessione, i disoccupati ufficiali sono di fatto raddoppiati, passando da 7.5 a 15.1 milioni, mentre gli effettivi, che includono quelli ormai espulsi dal mercato del lavoro perche’ hanno rinunciato a cercare, non sono nella lista dei sussidi e statisticamente quindi non contano piu’, si stanno avvicinando al tetto da Grande Depressione dei 30 milioni di disoccupati. A settembre il tasso effettivo e’ salito quindi al 17% rispetto al 16,8% di agosto. Siamo negli Stati Uniti e non in Zambia.

Il disastro sociale dei milioni di senza lavoro ha un impatto negativo terribile sui consumi delle famiglie, che rappresentano i circa due terzi del pil statunitense, con problemi che quindi finiscono per espandersi a macchia d’olio a quasi tutti gli altri settori dell’economia. La maggior parte degli economisti (il cosiddetto “consensus”) prevede adesso che il tasso di disoccupazione Usa superera’ il 10% all’inizio dell’anno prossimo.

“Circa il mercato azionario, sta comunque digerendo bene la notizia, in un certo senso era quasi attesa” ha affermato Linda Duessel, strategist di Federated Investors. “Non si e’ visto alcun ‘panic selling’ (vendite da panico) nell’ultimo calo dell’azionario, a dir la verita’ e’ stato piuttosto graduale ed ordinato” e’ il parere di Richard Gatto, trader di Meridian Equity Partners, che pero’ avverte che “se l’indice S&P500 dovesse riportarsi sui 930 punti, allora si potrebbe assistere ad una ritorno del nervosismo tra gli investitori”.

Ad aiutare i listini a limitare le perdite dell’avvio di seduta e’ stato anche un fattore prettamente tecnico. Il benchmark S&P500 e’ infatti rimbalzato ad un certo punto della seduta subito dopo aver toccato il livello della media mobile semplice a 50 giorni in area 1020, un evento che non si verificava dallo scorso luglio. Il recupero dei settori finanziario ed hi-tech hanno poi fatto il resto.

Tra i singoli titoli, CIT Group e’ rimbalzato +10% dopo che la disastrata azienda di prestiti commerciali ha annunciato un nuovo programma di ristrutturazione. Acquisti anche su First Solar, che entrera’ a far parte dello S&P500 prendendo il posto di Wyeth (acquisita da Pfizer).

I titoli tecnologici sono stati spinti dalla promozione di Apple a “Buy” da parte della banca svizzera Ubs, che ne ha anche alzato il target price. In modesto rialzo anche i finanziari dopo che KBW ha alzato la raccomandazione su BB&T Corp e US Bancorp a “Outperform” e migliorato il proprio giudizio sulle banche a piccola e media capitalizzazione. Una nota negativa e’ giunta invece da General Electric, peggior componente del Dow Jones con -3.82% dopo che il CEO ha confermato che il gruppo sta discutendo una partnership o la quotazione per la controllata NBC Universal.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico arretra il greggio. I futures con consegna novembre hanno ceduto $0.87 a quota $69.95 al barile. Sul valutario in recupero l’euro nei confrotni del dollaro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’ a New York il cambio e’ pari a 1.4578. In lieve ripresa l’oro, con i futures con scadenza dicembre avanzati di $3.60 a quota $1004.30 l’oncia. In calo infine i prezzi dei Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 3.2210% dal 3.1940% di giovedi’.