Investire ai tempi dell’inflazione

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di Mariano Rocchi, consulente patrimoniale e group manager di Sanpaolo Invest

L’argomento del momento è senza dubbio l’inflazione: ogni giorno tv e giornali non fanno altro che raccontarci dei rincari sempre più consistenti dei prezzi dei beni e delle bollette. L’inflazione ha un effetto diretto sul nostro patrimonio, che è destinato a diminuire se non facciamo delle scelte intelligenti.

L’inflazione mangia il potere d’acquisto

Gli aumenti dei prezzi sono dovuti alla guerra, ma anche ai rincari generali delle materie prime, e in particolare dei beni energetici. Per quest’anno e probabilmente anche per i prossimi avremo un’inflazione che potrebbe oscillare tra il 7%, l’8% o addirittura il 10%.

Ma anche se nei prossimi dieci anni l’inflazione dovesse attestarsi al 5%, cioè ben al di sotto di quella attuale, il nostro patrimonio risulterebbe più che dimezzato in termini di potere d’acquisto. Significa che con lo stesso patrimonio tra 10 anni potremo acquistare meno della metà dei beni che compreremmo adesso.

Puntare sulle soluzioni

Le cause che hanno scatenato l’inflazione, come dicevamo, sono molteplici: la guerra, l’aumento dei prezzi delle materie prime, e naturalmente la speculazione. Ma il nostro compito non è concentrarci sulle cause: dobbiamo invece puntare alle soluzioni. Cosa dobbiamo fare, quindi, per provare almeno ad arginare un problema di questa portata? Ecco tre semplici consigli.

Primo: attenzione alla liquiditĂ 

Già dai tempi della pandemia si è manifestato un fenomeno: sui conti correnti degli italiani è presente un eccesso di liquidità rispetto alle reali necessità delle famiglie e dei risparmiatori. I clienti dei consulenti finanziari dovrebbero concentrarsi non tanto sul momento di stress attuale, ma sui loro progetti di vita e sulle tempistiche di spesa di questo denaro. Ad esempio, se per il fabbisogno di un cliente è sufficiente avere 20 mila euro sul conto, non c’è alcuna necessità di tenerne 100 mila: gli 80 mila euro di differenza devono essere investiti in asset che genereranno reddito, altrimenti tra 10 anni il loro potere d’acquisto sarà più che dimezzato. Bisogna quindi fare un’analisi di come sono distribuiti i soldi del cliente, considerando i suoi progetti di vita a 5-10 anni e sulla base di questa duplice disamina allocare correttamente le risorse.

Secondo: fare scelte razionali

In altre parole, non cedere all’emotività. Se il cliente ha impostato i suoi investimenti su un orizzonte temporale corretto, non bisogna preoccuparsi se questi investimenti a oggi hanno subito deprezzamenti anche nell’ordine del 10-15%. Se le scelte d’investimento sono corrette, cioè se si sono concentrate su temi che a medio-lungo termine avranno valore – come energie rinnovabili, robotica, sicurezza o altre – sicuramente nel tempo saranno premiate. Non dobbiamo quindi cadere nel tranello dell’emotività, anzi è questo il momento giusto per aumentare l’esposizione ad alcuni investimenti di lungo periodo.

Terzo: affidarsi ai professionisti

Quest’ultimo consiglio vale sia per gli investimenti finanziari sia per la parte immobiliare: qualsiasi decisione si prenda è meglio ricorrere il supporto di professionisti del settore. I clienti devono confrontarsi con il proprio consulente finanziario e con il consulente immobiliare, per condividere o modificare i progetti e gli investimenti attuali.

Stare al fianco del cliente

Nei momenti di grande stress il compito del consulente è stare vicino al cliente, che viene inondato di continuo da informazioni a volte anche scorrette. Quindi bisogna sostenerlo e ricordargli il fatto che ha preso decisioni corrette e razionali in termini di investimenti: questo si fa attraverso comunicazioni e incontri più frequenti, in cui ribadire la bontà delle scelte fatte e la visione a medio-lungo termine (almeno 5-10 anni). Ciò che accade nel breve termine può servire solo a fare scelte di tipo tattico; ma quello che deve fare il consulente – e che ho provato a fare in questi mesi – è stare accanto ai suoi assistiti ribadendo gli impegni reciproci. E aiutandoli a focalizzarsi di nuovo sui propri bisogni e le proprie esigenze di vita.

Il nuovo mondo

L’insegnamento che ho tratto dalle crisi è che è questo il nuovo mondo: fino a 10-15 anni fa i cicli economici duravano 5-7 anni e in ognuno di essi c’era circa un anno di turbolenza, mentre nell’ultimo decennio ogni 2-3 anni c’è stata una ragione che ha generato shock di breve periodo. Si scende con l’ascensore, ma si sale con le scale: generalmente gli stress di mercato sono molto forti e di breve durata, e le risalite sono molto lunghe e graduali. In questi casi non dobbiamo farci prendere dalle emozioni, ma restare fermi sulle nostre strategie, perché i mercati riescono in ogni occasione a produrre gli anticorpi per venirne fuori. Negli ultimi dieci anni si sono susseguite la crisi del crollo di Lehman Brothers, quella del debito sovrano, quella dei mercati emergenti del 2015 e infine il Covid: tutte crisi superate in un decennio che ha visto comunque un’ottima crescita sui mercati finanziari.

Difendere il cliente da se stesso

Ciò che conta è essere molto selettivi negli investimenti e stringere con il cliente un patto di medio-lungo periodo, facendogli capire che deve investire solo il denaro di cui è certo che non avrà bisogno nell’immediato: altrimenti il rischio è di dover vendere nel momento sbagliato e realizzare perdite certe. Bisogna stare vicino ai clienti e in questo il Covid ci ha offerto un’enorme possibilità, che dieci anni fa non avevamo. Oggi possiamo incontrarci, parlare, guardarci negli occhi anche se fisicamente siamo a chilometri di distanza grazie al web.

I clienti hanno bisogno di riferimenti e noi dobbiamo essere la loro stella polare per quanto riguarda il loro patrimonio, essere consapevoli del ruolo che abbiamo per le loro famiglie e a volte anche imporci nelle scelte, “difendendoli” se serve anche da loro stessi.