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Verso la guerra: Turchia autorizza operazioni militari in Siria

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New York – Il parlamento turco ha autorizzato l’esecutivo a ordinare nuove azioni militari in zone del territorio siriano a ridosso della frontiera comune. Lo riferiscono media locali.

Il governo di Erdogan ha tenuto una riunione di emergenza dopo il tiro di mortaio caduto dalla Siria in Turchia che ha fatto 5 morti e diversi feriti.

Un’invasione turca della Siria spingerebbe Assad a rispondere con la forza. A quel punto Russia e Iran sarebbero chiamate a intervenire. Idem per la Nato. Si va verso una guerra.

Il vice premier turco Besir Atalay ha cercato di gettare acqua sul fuoco, dicendo che il voto del parlamento turco non va interpretato come un mandato di guerra.

Il ministro ha poi rassicurato sul suo carattere “dissuasivo”: “Questa mozione del governo turco non è una mozione di guerra”, ha detto Atalay alla stampa al termine del voto dell’Assemblea.

Atalay ha inoltre rivelato che la Siria si è scusata per i tiri di mortaio sparati contro il villaggio di frontiera turco di Akcakale, che ieri hanno provocato la morte di cinque civili.

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New York – Venti di guerra fra Siria e Turchia: Ankara ha risposto questa sera bombardando ”obiettivi siriani” lungo il confine a un colpo di mortaio sparato dal territorio siriano – dove sono in corso combattimenti fra esercito e ribelli – caduto nel pomeriggio nella cittadina turca di Akcakale, con un bilancio di cinque morti e numerosi feriti.

La tensione si e’ fatta altissima fra i due vicini mediorientali dopo mesi di improvvise impennate e di periodi di relativa calma. Mai come ora i due Paesi sono vicini ad un conflitto dalle conseguenze imprevedibili per tutta la regione.

Una riunione urgente della Nato e’ stata convocata nella notte a Bruxelles su richiesta della Turchia dopo un colloquio telefonico fra il ministro degli Esteri di Ankara Ahmet Davutoglu e il segretario dell’Alleanza Anders Fogh Rasmussen.

La riunione del Consiglio Atlantico e’ stata convocata in base all’articolo 4 del Trattato (che prevede l’obbligo di consultazioni tra alleati su richiesta di uno Stato membro che si senta minacciato dall’esterno) ed e’ sfociata in una dichiarazione di piena solidarieta’ ad Ankara e in un duro avvertimento a Damasco: con la condanna delle azioni siriane e l’intimazione a un stop ”immediato” di quelli che vengono definiti ”atti aggressivi contro un alleato” compiuti in ”flagrante violazione del diritto internazionale”.

Da Washington, hanno fatto eco la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato, assicurando che gli Stati Uniti sono al fianco della Turchia e cogliendo la palla al balzo per sollecitare le altre potenze a spingere ora davvero per l’uscita di scena del regime di Bashar al-Assad. Nessuno ha tuttavia fatto riferimento a interventi militari internazionali, anche se il Pentagono ha usato toni pesantissimi, parlando degli ultimi incidenti come di un nuovo esempio del ”comportamento depravato” di Damasco.

ANCORA VITTIME AD ALEPPO – Una serie di autobomba scagliate contro i palazzi simbolo del regime. L’attacco kamikaze di stamane al cuore di Aleppo ha lasciato sul terreno 40 morti, la maggior parte dei quali, secondo le prime informazioni, militari. La prima autobomba ha infatti raso al suolo il circolo degli ufficiali dell’esercito ed è stata seguita da una raffica di esplosioni che ha colpito la centralissima piazza Saadallah Jabiri. Il bilancio provvisorio è di 40 morti e decine di feriti, secondo gli attivisti, 31 vittime, invece, secondo il governo siriano. Gli attentati sono stati seguiti da scontri a fuoco tra ribelli e forze governative e dal lancio di mortai da parte dei primi contro le postazioni dei secondi asserragliati nei locali del vicino Suq al Hal.

Tre, quattro o addirittura cinque, secondo le diverse fonti, sono le autobomba guidate da altrettanti attentatori suicidi, esplose in sequenza attorno alle 7:30 locali (le 6:30 in Italia) in piazza Saadallah Jabiri, che collega la zona degli antichi mercati con la parte moderna della più popolosa città della Siria. L’agenzia ufficiale Sana parla di tre autobomba, di cui solo due sono state letali, esplose tra il lato orientale della piazza e l’angolo con un noto albergo della città, ma non precisa dei 31 uccisi quanti siano civili e quanti militari. Fonti mediche, citate dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), riferiscono invece di 40 uccisi e di decine di feriti, ricoverati all’ospedale al Razi. Si tratta, affermano, di militari e miliziani governativi.

L’Ondus conferma la notizia del successivo attacco di mortai da parte dei ribelli contro le postazioni dell’esercito fedeli al presidente Bashar al Assad e contro la sede della Sicurezza politica, una delle quattro agenzie di repressione del regime. L’Ondus parla di una quarta autobomba esplosa poco lontano la piazza, vicino alla Camera di Commercio a Bab Janin, che avrebbe causato l’uccisione di almeno una persona. L’agenzia Sana e i residenti mostrano su Internet foto e video degli edifici di piazza Jabiri sventrati dalle esplosioni e affermano che è andato distrutto l’antico caffé Juha, all’angolo con via Shukri Quwatli.