Economia

Unicredit si difende dalle speculazioni: chiesti 90 milioni di danni al fondo Caius

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Dopo averla messa sotto pressione nei mesi scorsi, Unicredit va al contrattacco contro il fondo Caius con un atto di citazione con cui ha chiesto un risarcimento danni di circa 90 milioni di euro.

Il tutto è partito quando a inizio maggio il Financial Times ha dato notizia del fatto che Caius Capital – un fondo speculativo che lavora sui crediti in sofferenza – aveva all’Eba e alla banca stessa guidata da Jean Pierre Mustier, mettendo in discussione il CET1 dell’istituto, non corretto a suo dire in base alle regole europee a meno di convertire in titoli ordinari i quasi 3 miliardi di strumenti finanziari complessi emessi nel 2008 (i cosiddetti cashes). Operazione che potrebbe comportare significative perdite per alcuni investitori negli strumenti, calcolati in circa 2 miliardi dal FT:

La banca aveva risposto prontamente alle insinuazione di Caius sottolineando che “il trattamento regolatorio dei titoli cashes è stato pienamente illustrato al mercato e confermato e rivisto dalle autorità regolatorie competenti” e inoltre ha rimarcato che “l’attuale contributo dei cashes sulla posizione patrimoniale complessiva della banca non ha impatti significativi sui ratio regolatori del gruppo”.

Oggi la banca di Piazza Gae Aulenti mette a segno un nuovo affondo e fa sapere di aver iscritto a ruolo al tribunale di Milano un atto di citazione contro Caius capital e i fondi Caius, con cui ha chiesto il risarcimento di danni per circa 90 milioni di euro in conseguenza delle iniziative assunte nel corso degli ultimi mesi sul tema dei cashes.

“In conformità alla propria policy aziendale la banca non rilascia commenti sui procedimenti in corso (…). In un comunicato del 20 luglio scorso Unicredit aveva già informato di aver “notificato alle autorità competenti del mercato le azioni di Caius capital alla luce di possibili abusi di mercato” e di stare “inoltre valutando qualsiasi altro ricorso al fine di tutelare i propri stakeholder, azionisti e obbligazionisti”.