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TV, EDITORIA E INTERNET: FERMENTI ITALIANI

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Indiscrezioni, voci, smentite, strategie, internet, cause e antitrust. Sono tutti gli ingredienti che stanno animando il mercato televisivo privato italiano.

Partiamo da Stream, la seconda – in ordine di abbonamenti, circa 450 mila – televisione digitale italiana.

Detenuta al 35% da Telecom e sempre al 35% dal magnate australiano Rupert Murdoch, ha ad oggi 540 miliardi di debiti.

Colaninno ne ha deciso la ricapitalizzazione perchè, come ha detto lui stesso, “i quattrini non ci sono e i soci sono chiamati a metterli.”.

Una scelta che aveva mandato su tutte le furie il terzo socio, Cecchi Gori, che, in difficoltà economiche, si era scagliato contro la decisione affermando che Telecom e Murdoch volevano farlo fuori. Ora però il dado è stato tratto e Colaninno ha annunciato: “Noi siamo disponibili alla ricapitalizzazione, quello che faranno gli altri soci (tra loro anche alcune società di club calcistiche) non lo sappiamo, e facciano quello che vogliono”.

Una scelta netta che farà ancora discutere forse anche nei tribunali. Ma Telecom, forte anche del recente accordo tra Tim e Monte dei Paschi di Siena, va avanti per rilanciare la Tv oggi diretta da Giovanni Minoli ex Rai2.

Ma per Stream c’e’ anche un esposto presentato all’antitrust contro Telepiù, Gruppo a maggioranza Canal Plus. L’autorità garante della concorrenza ha rimandato però la conclusione del procedimento al prossimo 15 giugno. In ballo gli abbonamenti ai pacchetti per la visione delle partite di calcio di serie A e B in violazione delle regole secondo gli articoli 81 e 82 del trattato UE.

Ma ci potrebbero essere anche nuovi protagonisti nel mondo della televisione.

Secondo indiscrezioni di stampa Carlo De Benedetti, che però ha già smentito, vorrebbe entrare nel mondo della tv generalista.

In che modo? Primo: creare una nuova web tv, dedicata alla musica, utilizzando gli uomini di Radio Deejay del gruppo Espresso. Secondo: impiantare un canale satellitare digitale – sempre in collaborazione con Radio Deejay – per un pubblico giovanile; un canale di contenuti pronto a lavorare anche per l’integrazione e le alleanze tra prodotti media e telecomunicazioni.

Terzo: creare una televisione generalista sulle frequenze di Rete4, Mediaset, che in base alla legge dovrà a breve o medio termine trasmettere solo via satellite.

Per ottenere quelle frequenze e la conseguente concessione De Benedetti si appoggerebbe alla syndacation di Europa 7, che già ha avuto una delle 12 concessioni nazionali, ma non ha le frequenze. E infatti l’emittente ha fatto ricorso al Tar per ottenere proprio quelle di ReteQuattro.

Un portavoce del gruppo De Benedetti ha smentito tutto riferendo che “si tratta di pure fantasie, forse interessate”. Infatti la prima notizia è apparsa su Panorama del gruppo Mondadori e quindi legata a Fininvest.

E in Mediaset e Mondadori fervono le novità.

Le televisioni berlusconiane stanno affrontando il problema digitalizzazione del prodotto. Un modo per far sì che programmi e notiziari possano essere utilizzabili non solo sui classici canali tv, ma anche via Internet sul portale di Mediasetonline e un domani su di una pay tv 24 ore al giorno con video on demand.

Mondadori ha invece illustrato un piano strategico di medio-lungo periodo per puntare al business on line, ma di seconda generazione.

Con un giro di affari previsto per il 2002 di 100 miliardi, con una parte dei ricavi proveniente dalla pubblicita’, ma la cifra aumenterà grazie alle attività di e-commerce.

Capofila del progetto la Webmond – la società che gestisce le attività on line della Mondadori.

Il gruppo ha infatti raggiunto un accordo con gli americani di Salon.com – il primo magazine interattivo USA – per poter utilizzare in esclusiva in Italia il contenuto di tutti i siti della company americana.

Secondo le previsioni della casa di Segrate, Mondadori.com realizzerà nel 2000 un fatturato di 10 miliardi di lire.

Secondo il CFO di Mondadori, Francesco Barbaro, Webmond potrebbe anche essere collocata in borsa entro l’anno.

Molte novità ci aspettano dunque sugli schermi, nella lotta per accaparrarsi pubblico televisivo e su Internet. E soprattutto per essere i primi soggetti multimediali italiani. La sfida, al momento, sembra essere aperta per tutti, ma il tempo in questo nuovo settore corre più veloce delle decisioni manageriali.