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Universitari a caccia della borsa di studio

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di Sandra Riccio

La laurea è un investimento che ripaga: a cinque anni dalla laurea solo un giovane su dieci è senza lavoro

La laurea per i propri figli è tra gli obiettivi cui guardano molti genitori. Del resto gli studi universitari sono una garanzia di occupazione. L’università continua infatti a rappresentare un investimento in prospettiva lavoro, specie in un Paese come l’Italia che soffre di una forte carenza di impiego, soprattutto tra i più giovani.
A dimostrare l’efficacia dei percorsi formativi universitari sono i numeri di AlmaLaurea, la più grande banca dati di laureati italiani che ha l’obiettivo di far incontrare domanda e offerta di lavoro: a distanza di cinque anni dal conseguimento del “pezzo di carta”, la quota di coloro che hanno un lavoro o sono impegnati in un’attività retribuita arriva quasi all’88%. Per i laureati di secondo livello (magistrali) la percentuale è simile: 87,3%.

Nella ventesima edizione di “Rapporti 2018 sul profilo e sulla condizione occupazionale” vengono presi in considerazione oltre 630 mila laureati di primo e secondo livello degli anni 2016, 2014 e 2012 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo. I numeri raccolti descrivono un aumento delle opportunità di ottenere un’occupazione dopo gli studi. Rispetto alla precedente analisi, infatti, è stata fotografata una crescita del numero di occupati dello 0,7% per i laureati di primo livello e del 3% per quelli di secondo livello.

Se a cinque anni dalla laurea quasi tutti hanno trovato lavoro, anche i dati sul breve termine sono incoraggianti: a un anno dal conseguimento del titolo, il 71,1% dei laureati di primo livello lavora, una percentuale che sale al 73,9% tra i magistrali biennali. Anche in questo caso il confronto con le precedenti rilevazioni evidenzia un tendenziale miglioramento del tasso di occupazione che, nell’ultimo quadriennio, è aumentato di 5,4 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 3,8 punti per i magistrali biennali.

Un investimento che ripaga

Studiare tuttavia ha un costo molto elevato che può arrivare a diverse decine di migliaia di euro l’anno. Molto dipende dal tipo di ateneo scelto e da dove si trova. Nel conto infatti occorre mettere le spese per l’alloggio, il vitto e gli spostamenti, nel caso di studenti fuori sede. C’è poi l’aspetto molto dispendioso delle tasse e delle rette universitarie. Queste variano, per ogni anno di iscrizione e vengono calcolate sulla base del reddito familiare, ma non sempre sono alla portata di tutti. Sono tante voci che sommate insieme portano a cifre importanti da sborsare.

Nonostante, le spese maxi, per molti genitori quello della laurea dei figli rimane comunque un traguardo irrinunciabile. Per arrivare a questo obiettivo ci sono diverse strade. Per esempio, quella di un gruzzolo messo da parte con pazienza e regolarità e investito opportunamente in maniera da riuscire, negli anni, ad arrivare a una cifra consistente. Si tratta di una lunga maratona ma permette di ridurre notevolmente lo sforzo economico da affrontare una volta arrivato il momento dell’iscrizione all’università. Naturalmente prima si inizia meglio è.

Ma quanto si spende?

Guardando alle cifre da sborsare, i conti li ha fatti Moneyfarm, società internazionale di gestione del risparmio. Ha analizzato tasse universitarie, vitto e alloggio dei più prestigiosi atenei del nostro Paese. Il risultato è che il costo da sostenere per un triennio varia dai 34 ai 45 mila euro a seconda della fascia di reddito e dell’università scelta. L’esborso aumenta se si opta per la soluzione privata. Sale alle stelle la cifra da pagare se si va a studiare all’estero e e per il top delle lauree: studiare all’università di Harvard comporta un investimento vicino ai 250.000 mila euro per un triennio/quadriennio.

Tornando all’Italia, il costo totale annuo (quindi tasse, vitto e alloggio) per studiare alla Bocconi di Milano va dai 17.700 euro ai 23.700 euro (in base all’Isee). L’intero triennio/quadriennio costa dai 53.300 euro ai 71.300 euro. A Roma, La Sapienza ha un costo complessivo annuo che va dagli 11.900 euro ai 13.700 euro. Per l’intero triennio/quadriennio si arriva a pagare dai 35.700 euro ai 41.300 (sempre in base all’Isee). Si tratta di cifre di rilievo. Da MoneyFarm chiariscono che il conto finale potrebbe però essere anche più salato.

Quel che è certo è che una corretta pianificazione e degli investimenti mirati al lungo termine possono andare a coprire in toto o almeno in parte quella che è ormai una delle voci di spesa più rilevanti all’interno di quasi ogni famiglia italiana. Nel nostro Paese, in più, non è neanche diffusa l’idea del prestito d’onore. Occorre quindi fare da sé. Armandosi di tanta buona volontà e cercando tra le diverse strade che ci sono per arrivare all’obiettivo della laurea. Con la consapevolezza che studiare conviene.

Borse di studio per i meritevoli

Per affrontare la spesa della formazione universitaria ci sono poi le borse di studio e gli aiuti in diverse forme che sono messi a disposizione dei giovani dagli atenei. In alcuni casi coprono anche le spese per l’acquisto di un pc e per gli spostamenti internazionali.
Le opportunità in questo ambito sono davvero molte e impegnano investimenti per diversi milioni di euro l’anno. Oltre alle borse universitarie, ci sono anche i finanziamenti ad hoc offerti dalle regioni e retribuzioni per attività lavorative svolte in ateneo nonché diversi tipi di premi in denaro. Solo a livello di fondi statali, secondo i dati del Ministero della pubblica istruzione, nel 2017 sono stati erogati 217 milioni di euro (dai 149 del 2013). Lo scopo di queste iniziative è quello di sostenere gli studenti che provengono da contesti familiari meno solidi da un punto di vista economico. Per usufruirne conta però anche il merito dello studente.
Per conoscere tutte le opportunità disponibili occorre cercare bene e un buon punto di partenza può essere proprio il sito del Ministero della pubblica istruzione. È bene cominciare a informarsi ancora prima dell’inizio dell’anno accademico.
Occorre capire cosa fanno le singole università e regioni e quali sono i requisiti per poter fare domanda. In più bisogna tenersi bene informati sui bandi, dove si possono trovare e che scadenze prevedono, e sulle tasse universitarie, in maniera da non avere brutte sorprese al momento dell’iscrizione.

I sostegni da Milano a Roma

Per fare qualche esempio, l’università Bocconi di Milano ogni anno investe circa 29 milioni di euro in aiuti e servizi per gli studenti. Vengono erogati sia in base al merito, sia in base alle condizioni economiche della famiglia dello studente. Il sistema del sostegno è piuttosto articolato e prevede diversi livelli di esenzioni fino ad arrivare al progetto “Una scelta possibile” che, oltre all’esenzione totale dalle tasse e dalla retta universitaria, prevede anche una borsa di studio di 5mila euro, l’alloggio gratuito, il ticket ridotto per i pasti in mensa, fino ai contributi per spostamenti internazionali. Ci sono poi le borse di studio Isu, l’ente per il diritto allo studio, che vengono assegnate per merito e per requisiti economici.

Sempre a Milano, l’università Cattolica ha offerto 3.054 esoneri dal pagamento dei contributi per l’iscrizione nell’anno 2017. Hanno beneficiato di questa opportunità gli studenti meritevoli in condizioni economiche difficili che hanno ricevuto il contributo regionale integrato da quello dell’università Cattolica. Le fasce di reddito per accedervi sono fissate annualmente dalla regione Lombardia. Oltre a questa agevolazione, sempre nel 2017 altri 3.855 studenti hanno avuto accesso ad altre forme di sostegno economico (studente lavoratore, famigliare disabile, secondo iscritto in famiglia). L’università Cattolica prevede ogni anno anche ulteriori borse e premi di studio destinate a 100 diplomandi delle scuole superiori vincitori di un concorso nazionale e che si iscrivono al primo anno di una laurea triennale o magistrale a ciclo unico.
Infine si aggiungono altre 100 borse per studenti già iscritti a un anno successivo al primo di una laurea triennale o magistrale, selezionati in base alla media dei voti ottenuti.

Molto ricca è l’offerta di sostegni offerti dall’università di Roma, La Sapienza, insieme a Laziodisu, l’ente regionale per il diritto allo studio. Come le “Borse di collaborazione” che non prevedono limitazioni di reddito (ogni anno ne vengono assegnate circa 2.300). Tra le caratteristiche richieste per ottenrele c’è quella di essere iscritti almeno al secondo anno di un corso di laurea o al primo di un corso di laurea magistrale e aver conseguito almeno i 2/5 dei crediti del proprio piano di studio riferiti all’anno accademico precedente. Sono previste poi delle “Borse per la tesi all’estero” e per la frequenza della scuola di specializzazione.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di marzo del magazine Wall Street Italia