ANKARA (WSI) – Una situazione esplosiva quella che si sta creando tra Turchia e Stati Uniti per la Siria. Il premier turco Erdogan si dice pronto ad estendere la sua operazione militare nella città di Manbij, una mossa che potrebbe potenzialmente portare le forze turche a scontrarsi con gli Stati Uniti.
L’operazione aerea e terrestre della Turchia “Operation Olive Branch” nella regione di Afrin, nel nord-ovest della Siria, è rivolta contro i combattenti curdi dell’Unità di protezione popolare (YPG) ed è iniziata cinque giorni fa. Dal canto loto gli Stati Uniti hanno circa 2.000 truppe speciali in Siria, ufficialmente come parte di una coalizione internazionale guidata da Washington, che assiste i curdi nella battaglia contro l’ISIS (lo Stato islamico).
Le divergenze sulla politica siriana hanno già attentato alle relazioni della Turchia con Washington quasi fino ad arrivare ad un punto di rottura. Per gli Stati Uniti, l’YPG è un alleato chiave contro i jihadisti islamici e contro le forze del Presidente siriano Bashar al-Assad. Il governo turco ha così iniziato la sua offensiva dopo che gli Stati Uniti avevano annunciato di voler aiutare i curdi a dotarsi di una specie di guardia di frontiera per evitare l’infiltrazione dei terroristi nel loro territorio.
L’operazione turca a Manbij è piena di rischi a causa della presenza del personale militare statunitense all’interno e intorno alla città, schierato lo scorso marzo per dissuadere i ribelli turchi e statunitensi dall’attaccare gli uni contro gli altri. In un’intervista con Reuters, il portavoce del governo turco ha detto che vedeva una piccola possibilità che le forze turche potessero venire faccia a faccia con le truppe statunitensi a Manbij.
“Siamo pronti a rispondere a qualsiasi attacco”, ha detto il portavoce dei combattenti siriani Sharfan Darwish.
Fino a quanto durerà l’operazione turca in Siria non è dato saperlo. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che la Turchia non si fermerà finché il lavoro non sarà finito. I curdi avrebbero potuto bloccare l’avanzata turca ricorrendo alla via diplomatica. I ribelli curdi siriani erano stati avvertiti dalla Russia dell’offensiva turca nell’enclave di Afrin, area circondata da forze governative government e ribelli filo turchi. Il Cremlino in cambio di un intervento chiedeva però che i territori conquistati dai curdi tornassero in mano a Bashar al-Assad e la leadership YPG ha preferito la lotta sul campo.